- Intermezzo I -

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Il vento estivo spazza via le nuvole che hanno portato la pioggia, lasciando che il sole del tramonto proietti nel cielo l'arcobaleno.

Knej, il clan del tramonto, era originario della zona litorale meridionale della Valle Verde, dove non vi erano guerre tra clan, e i rari villaggi costieri erano abitati da gente ospitale e gentile

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Knej, il clan del tramonto, era originario della zona litorale meridionale della Valle Verde, dove non vi erano guerre tra clan, e i rari villaggi costieri erano abitati da gente ospitale e gentile.

Gli uomini erano pescatori, e le donne lavoravano nei campi, che venivano abbandonati alla fine di ogni raccolto per spostarsi in una nuova zona costiera, più fertile e più ricca di pesce.

Ogni anno, nel pieno dell'estate, quando il vento soffiava troppo forte, le onde erano troppo alte per poter navigare, i temporali e la grandine rovinavano i raccolti, il clan risaliva uno degli emissari del fiume Reemti, si spostava nell'entroterra, e si fermava sulla sponda destra del fiume, dove vi era un vecchissimo albero di Wass.

Il Bosco delle Frecce era come delimitato dal fiume Reemti e il suo emissario, e nessun albero di Wass poteva crescere a ovest di quel confine. Quello presso il quale il clan Knej si accampava nei mesi più caldi era l'unico.

Forniva ombra, frescura, cibo, cure mediche... Vita. E, accanto a esso, vi era il fiume.

Ikaon, il capo del clan, vi conduceva i suoi ventotto compagni non solo per sfuggire all'intollerabile afa o perché la caccia fosse più fruttuosa mentre si abbandonava la pesca. Alle radici dell'albero di Wass erano sepolti i suoi genitori, suo fratello e sua sorella, morti tempo addietro di una malattia che l'albero della vita non era riuscito a curare.

E, il giorno in cui era nato, trentanove giorni dopo il solstizio estivo, veniva a lasciare una preghiera per loro. Il mese successivo il clan ripartiva verso la costa meridionale.

Ikaon si occupava del suo clan, tra uomini, donne e bambini, come se fossero tutti membri della famiglia che non aveva più. Ikaon, solo, era il padre, l'amico e il compagno, affidabile, saggio e giusto.

Otto giorni dopo il solstizio invernale, il giorno del primo compleanno della principessa di Lanth, un soldato del Re porse a Ikaon un fagottino, una bella bambina, dicendo: «Alle vostre cure affido, per ordine di Re Divro e della Regina Looty, la loro unica figlia, Aera, perché rimanga al sicuro, nascosta e ignara della sua identità, con una preghiera – che mai le venga tolto o strappato, per gioco o per ripicca, il Ciondolo dell'Aquila che porta al collo, simbolo di Lanth e della famiglia reale. E vi prego, che non sappia.»

I membri del clan guardarono il loro capo, che cosciente del peso della responsabilità che gli era stata affidata, tese le mani e annuì.

Il soldato gli consegnò il fagotto, che scoppiò in lacrime e strilli. Ikaon lo strinse a sé e lo calmò guardando nel profondo di quegli occhi grandi e blu, ancora luccicanti dal pianto.

«Questa è Aera,» la presentò, voltandosi verso il suo clan, «Vostra sorella, vostra figlia e vostra nipote.»

Si voltò di nuovo verso il soldato, ma questi era già sparito nel Bosco delle Frecce, diretto nella terra oltre le Montagne.

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