- Capitolo Trentuno -

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Ceala stava camminando per le strade di Evol, tentando in ogni modo di non dare nell'occhio, strisciando nell'ombra, ma sentendo comunque gli occhi di tutti puntati su di sé

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Ceala stava camminando per le strade di Evol, tentando in ogni modo di non dare nell'occhio, strisciando nell'ombra, ma sentendo comunque gli occhi di tutti puntati su di sé.

Era sicuramente dovuto al suo aspetto - il vestito elegante che indossava era rovinato, e anche se non aveva avuto modo di guardarsi allo specchio, sapeva che lo stato dei suoi capelli e del suo viso doveva essere oltremodo pietoso.

Ogni persona che incontrasse la squadrava dalla testa ai piedi, e questo la preoccupava oltre ogni dire - e se tra tutti ci fossero state delle guardie Imperiali? Sarebbe stata la fine.

Il suo obiettivo era raggiungere il porto, e ricongiungersi con Kael.

Clood le aveva indicato la via più veloce e sicura, che prevedeva di svoltare poco prima della piazza principale e infilarsi in una stradina. Avrebbe riconosciuto le case dei più poveri, e di certo non avrebbe potuto non notare la grande statua al centro della piazza, quando sarebbe stata a pochi passi da essa.

Oh, ma quanto doveva a Clood!

Ceala non ricordava esattamente che cosa fosse successo, e si sentiva ancora stordita.

Clood aveva allarmato Tizho, dicendogli che una delle ragazze era deceduta subito dopo aver bevuto il veleno. Il medico, svogliato, vista l'ora molto tarda - quasi l'alba, in effetti - e non avendo mai mostrato particolare interesse per quella giovane fin dal principio, aveva rapidamente controllato il polso, e non avvertendo battito, aveva ordinato alla guardia di occuparsi del cadavere, dopodiché si era ritirato nel suo studio.

Clood si era allora munito del carretto usato per trasportare fuori dalle segrete coloro sui quali la Lefsan aveva avuto la meglio, vi aveva fatto sdraiare Ceala, l'aveva coperta con un telo, e si era sbrigato a raggiungere l'uscita delle segrete, mentre la ragazza era ancora incosciente.

Giunto alla fossa comune, appena fuori dalle mura, si era adoperato per svegliarla nel modo più gentile possibile, sorridendo quando ricevette da lei i primi cenni di vita. Le aveva allora somministrato una foglia di Cisas e si era accertato che Ceala fosse realmente vigile, spiegandole da che parte andare per raggiungere il porto e facendole ripetere frase per frase.

Il sole era sorto, e ormai nemmeno le zone d'ombra sembravano offrire abbastanza oscurità. Ceala camminò lungo la via indicatale da Clood, quella che precedeva la piazza principale, ma svoltato l'angolo ecco apparire il pericolo - delle guardie Imperiali, con quel bracciale d'argento al polso, ben evidente e brillante alla luce del sole del mattino. Erano Amter.

La ragazza si voltò, sperando di non essere notata, e tornò sui suoi passi, infilandosi nella via precedente; probabilmente intersecava la strada che avrebbe dovuto percorrere, o almeno così sperava.

Sentì i passi dei soldati dietro di sé, e quando si fermò, giunta alla fine di quello che aveva scoperto essere un vicolo cieco, trattenne il fiato, attendendo il peggio.

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