- Capitolo Diciannove -

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«Prego, entrate

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«Prego, entrate.»

Il giovane medico, sulla soglia del suo studio, invitava Reyns e Aera con un sorriso cordiale. Un ciuffo di capelli scuri e lisci cascava sul lato destro del suo volto, accentuando i contorni dell'ovale. Gli occhi erano di un grigio tanto chiaro che l'iride pareva vuoto, o appena velato d'azzurro, così come appare il ghiaccio.

Era di fisico esile, la magrezza nascosta da una larga tunica bianca le cui maniche erano ricamate con un filo d'argento, a formare motivi di serpenti alati che si rincorrevano, simili a quello raffigurato sullo stemma Imperiale.

Era la divisa indossata da tutti i medici, prima che Tizho rimanesse il solo.

I due ragazzi varcarono la soglia, e il dottor Tizho chiuse la porta alle loro spalle.

Reyns si guardò attorno. La stanza odorava di cera, di polvere, e di legno, ed era spoglia, se non fosse stato per l'immensa libreria che occupava un'intera parete, e la scrivania dalla parte opposta. Era ricoperta da fogli di pergamena, papiro, e carta – appunti e informazioni provenienti da ogni angolo di Refas, probabilmente. A un lato del tavolo si trovava una singola candela, che di certo non poteva essere abbastanza per illuminare l'intero studio.

Al di sopra della scrivania si trovava una mensola, dove stavano, in una fila più ordinata, una serie di boccette di vetro contenenti dei liquidi di differenti colori.

Il ragazzo riportò la propria attenzione sulla libreria, e fece scivolare lo sguardo sui numerosi volumi impolverati, e ne lesse alcuni titoli. Uno sulle piante, uno sugli animali, uno sugli insetti, uno sull'alchimia, uno addirittura sulla magia...

Su uno di essi lesse Ilgo'es Kaeclenc'es Kelvidi, ossia Il Mistero del Ciondolo dell'Aquila. Tizho doveva dunque sapere molto sulla collana indossata dalla principessa.

Trattenne il respiro, quando il suo sguardo scivolò sull'ultimo libro di quello scaffale. Era impossibile che si trattasse di una coincidenza.

Muiro hessei tentou Felbererio.

L'ultima frase della lettera di Vyde.

Il ragazzo riportò la sua attenzione sul dottore, giusto in tempo per scorgere una fugace occhiata che questi rivolse ad Aera, e che fece trasalire entrambi i ragazzi.

«Qualcosa non va?» domandò Reyns, ricomponendosi abbastanza in fretta perché Tizho non potesse sviare e dire di non capire a che cosa si stesse riferendo.

«Oh, nulla...» sminuì il tutto il giovane medico, alzando le spalle.

«No, Vi prego,» insistette Reyns, con cortesia, «Se qualcosa Vi turba al punto da guardare la principessa in quel modo, non ce ne faccia un segreto.»

Tizho si ritrovò costretto a inventare una scusa. «Il fatto è che mi ricorda una persona che ho incontrato di recente, una mia vecchia conoscenza... Ma non perdiamoci ora in ricordi nostalgici!» nascose il suo nervosismo con un sorriso.

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