- Capitolo Quarantasette -

14 4 36
                                    

«Tizho

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

«Tizho...» lo chiamava Reyns, ogni volta che udiva i suoi passi nel corridoio.

L'unico modo che gli era rimasto per non perdere completamente il senso del tempo era contare le visite del giovane medico. Ne aveva contate quattro, fino ad ora, ma forse alcune le aveva perse, dormendo, o altre addirittura sognate.

Ogni giorno Tizho compariva davanti alla cella di Reyns quando i raggi del sole, grazie a chissà quali giochi e rimbalzi, arrivavano oltre le sbarre di ferro, quanto bastava perché la luce gli accarezzasse il viso.

Il ragazzo sentiva solo un lieve calore, e notava il fascio di luce, sfocata, rossa, come se fosse il tramonto, o l'alba, oppure notte fonda e si trattasse di una torcia. Non lo avrebbe saputo dire per certo, ma era la quarta volta che Tizho compariva, in quelle esatte circostanze.

«Allora, quando arrivano i cento uomini dell'Imperatore?» si prese gioco di lui il giovane medico.

Reyns non rispondeva nemmeno. Aveva cominciato a dubitare della fedeltà di Owan, ma al contempo sapeva di non poterlo giudicare, non avendo idea di che giorno fosse.

Forse non era passato poi così tanto tempo? Oppure Tizho aveva fatto in modo di disfarsi di lui, ordinando a uno dei suoi Amter di ucciderlo prima che potesse ordinare alle guardie di perlustrare le segrete?

In ogni caso, a Reyns non importava più.

«Clood, forse tu hai idea degli affari di Owan?» domandò il medico.

L'Amter mantenne lo sguardo fisso, perso nel vuoto.

«Insomma, ora non ti degni nemmeno di rispondere al tuo Comandante?» Tizho era indispettito dal suo silenzio.

Non sei il mio Comandante, pensò Clood.

«Clood era stato incaricato di recarsi nello studio dell'Imperatore Owan.» parlò allora il soldato, con voce grave.

«Bene, e chi sarebbe questo Clood?» lo esortò a rispondere il medico.

Odiava quei momenti, quando Clood era così perso da parlare di se stesso in terza persona, come se volesse prendersi gioco di lui. Evidentemente, Tizho ignorava quanto avanzato fosse lo stato della sua follia.

«Clood?» ripeté il soldato, come se il nome gli suonasse vagamente familiare, «Qui non c'è nessun Clood.» disse poi, guardandosi attorno.

Tizho sapeva che cosa fare, in quei casi. Era come se qualcosa si fosse incastrato, tra le ruote dei suoi pensieri, e avesse bisogno di essere smosso.

Il medico gli mollò un energico schiaffo sulla guancia, prima di ripetere la sua domanda. «Che ne è dell'Imperatore Owan?»

Clood scosse lievemente la testa e sbatté le palpebre un paio di volte, come a risvegliarsi da un sogno. «L'ultima volta che l'ho visto era nel suo studio, signore.» rispose, poi, massaggiandosi lo zigomo sinistro.

Il Viaggio per la PaceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora