- Capitolo Quarantaquattro -

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Tizho girovagava ansioso per i corridoi delle segrete Imperiali, stringendo in una mano il Ciondolo dell'Aquila e nell'altra il libro che lo riguardava

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Tizho girovagava ansioso per i corridoi delle segrete Imperiali, stringendo in una mano il Ciondolo dell'Aquila e nell'altra il libro che lo riguardava. Sobbalzava appena udiva dei passi, e tirava un sospiro di sollievo quando aveva la certezza che si trattasse dei suoi Amter, eppure non riusciva ad accantonare completamente l'idea che si trattasse di spie mandate dall'Imperatore.

Se era vero che Reyns aveva parlato con Owan, presto le segrete sarebbero state perquisite dalle guardie Imperiali, e se avessero confermato che quei due oggetti – le uniche prove a carico del medico – erano ancora nelle sue mani, Tizho sarebbe stato processato e di conseguenza giustiziato.

Doveva farli sparire, ma erano oggetti troppo preziosi per distruggerli. Voleva ancora continuare le sue ricerche, e l'invenzione di un siero che rendesse immortali lo avrebbe scagionato, o almeno sarebbe stata presa in considerazione come attenuante. Il fine avrebbe giustificato i mezzi.

La sua unica speranza era lasciare libro e gioiello nelle mani di un Amter che sarebbe stato in grado di nasconderli.

Tizho raggiunse la cella di Jylan, in fondo al corridoio, sulla sinistra; il soldato si trovava seduto in un angolo, probabilmente sonnecchiava, ma appena si udì il cigolio della porta che venne aperta dalla guardia per ordine di Tizho, Jylan scattò sull'attenti.

«Comandante!» salutò, «Siete qui perché mi è concessa la libertà, oppure perché oggi è la data della mia esecuzione?»

Nonostante la prima fosse la più viva speranza di ogni prigioniero e la seconda la più terribile paura, Jylan formulò la domanda senza evidenti variazioni di tono, come se stesse semplicemente chiedendo che ore fossero. Non aveva importanza, per lui.

«Nessuna delle due, Jylan,» lo rassicurò Tizho, «Ma ho bisogno del tuo aiuto.»

«Sono ai Vostri ordini, Comandante.» garantì il soldato, fedele.

«Presto le guardie Imperiali arriveranno qui, cercando me, gli Amter, e questi due oggetti,» così dicendo gli porse il libro e la collana, «Ed è estremamente importante che non vengano trovati. Solo questi due dannatissimi oggetti mi collegano all'omicidio della ragazza. Ma ne ho bisogno. Jylan, ti ordino di nasconderli.»

«Li terrò nell'angolo che è sempre in ombra, Comandante.» il soldato fece cenno all'angolino nel quale prima era seduto.

«Presto ci sarà un processo, probabilmente.» disse fra sé il medico, annuendo, «In quel caso, manderò qualcuno per distruggere le prove.»

«Capisco, Comandante. Attenderò eventuali ordini.» accennò a un inchino.

Tizho si congedò, ma per un attimo sentì quasi il bisogno di voltarsi verso Jylan, il suo Amter più fedele, e ringraziarlo.

Tizho si congedò, ma per un attimo sentì quasi il bisogno di voltarsi verso Jylan, il suo Amter più fedele, e ringraziarlo

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