- Capitolo Ventuno -

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Il mattino seguente, Aera si svegliò nel suo letto vuoto, consapevole che Reyns doveva già essere salpato per Lanth

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Il mattino seguente, Aera si svegliò nel suo letto vuoto, consapevole che Reyns doveva già essere salpato per Lanth.

Si infilò di malavoglia nel primo vestito che riuscì a trovare, uno lilla con le maniche a sbuffo, e catturò la maggior parte dei ciuffi ribelli con una molletta, lasciando cadere due ciocche ai lati del volto, pregando che fossero simmetriche.

Contemplò la propria figura allo specchio – i boccoli che le contornavano il viso davano un senso di ordine al complicato groviglio di ciuffi che la molletta sembrava rendere volontario, e i nodi sarebbero potuti apparire come trecce di complicata fattura, con un po' di fantasia.

«Ogni acconciatura è bella, sulla testa della Regina.» le riecheggiarono nella mente le parole di sua madre, ciò che le aveva detto quando Aera aveva ammesso di essere completamente incapace di raccogliere e intrecciare le ciocche della sua indomabile chioma.

Con una leggera sicurezza in se stessa – che era comunque meglio di nulla – la ragazza aprì la porta della sua camera, percorse il corridoio e scese le scale, avviandosi verso la sala da pranzo.

La stanza era stata, in teoria, allestita solo per i quattro ospiti dell'Imperatore, quindi Aera si aspettava di essere sola, o di trovare soltanto Elmer o Iansa – dalla quale si aspettava una ramanzina per come si era conciata.

Con sua grande sorpresa, invece, Aera trovò il dottor Tizho seduto a un tavolo accanto alla finestra. Il medico non diede segno di averla vista, ma alla ragazza sembrò comunque scortese non salutare, così gli si avvicinò.

«Buongiorno, dottore.» disse, gentile, sorridendo.

Tizho parve cadere dalle nuvole, risvegliarsi da un sonno profondo. Era immerso nei suoi pensieri.

«Principessa,» ricambiò il saluto, «Siete tanto raggiante di primo mattino da fare invidia al sole.» cominciò con lusinghe ed elogi ai quali Aera si limitò a sorridere e arrossire. «Sedete pure,» le fece segno, poi, e la ragazza non se la sentì di rifiutare.

E con che scusa? Non c'era nessun altro.

Con un'ansia crescente, si rese conto che era appena stata costretta a sedersi al tavolo con Tizho.

Il giovane medico le versò una tazza di tè, con l'intento di sorprenderla con una bevanda di cui non aveva mai nemmeno sentito parlare, ma non ottenne pienamente il risultato sperato.

«Anche qui nelle Isole è diffuso il tè?» domandò la ragazza.

«Non esattamente,» rispose il giovane medico, «Lo si può avere, ma è molto ricercato, e costa parecchio. Essendo importato dal nord, deve attraversare l'intero regno di Lanth per arrivare fin qui.»

«Questo tè proviene dalle terre oltre il Tempestoso Mare Settentrionale?» domandò Aera, «Non ne avevo idea.»

«Sì, be', il mondo è vasto.» disse Tizho, cercando gli occhi della principessa, e intrappolandoli nella profondità del suo sguardo, «E nonostante questo, ho avuto modo di conoscere proprio Voi. Mi ritengo un uomo molto fortunato.»

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