- Capitolo Trentadue -

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L'Imperatore accompagnò Reyns per i corridoi di Palazzo

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L'Imperatore accompagnò Reyns per i corridoi di Palazzo. Non lo faceva per ostentare la propria ricchezza – non ne aveva bisogno – ma forse più per distrarre il ragazzo da ciò che aveva appena passato.

E lo stava conducendo verso l'unica zona del Palazzo Imperiale dove avrebbero potuto parlare in tranquillità, e senza essere uditi – la scalinata che conduceva al mare.

La parte alta di Evol era costruita su una scogliera a strapiombo sul mare. Per questo dal Palazzo Imperiale partivano strade e scalinate che permettevano di raggiungere il porto appena sottostante, dove salpavano le navi per Wekeon e Wenn, le due isole a ovest della principale, Hil.

Vi era anche un sentiero che conduceva direttamente alla scogliera. Era sicuramente un punto panoramico, ma anche molto pericoloso. Una meta per chi avesse preso in odio la vita.

Scesero gli ultimi gradini, fino ad arrivare a una sorta di terrazza sul mare. L'Imperatore si appoggiò per primo al parapetto, copiato da Reyns.

Il giovane inspirò l'odore salmastro, e lasciò che il suono delle onde calmasse il suo spirito. Era lo stesso suono che c'era a Fyorg, a casa. Eppure, quelle onde erano diverse. Quel mare era più caldo, e non sembrava così feroce.

L'Imperatore Owan diede al ragazzo l'opportunità di esporre i fatti dal suo punto di vista. Non si trattava più dell'omicidio della principessa Aera, ma la sua rimaneva comunque una sparizione, e quello commesso un crimine.

Tuttavia, Owan non poteva privarsi del suo unico medico, in un momento così critico. E, soprattutto, anche se aleggiavano diversi sospetti sul suo conto, non vi era nessuna prova.

Reyns non aveva ormai più alcun dubbio sulla dinamica dell'omicidio, anche se ne ignorava il movente.

«Il dottor Tizho è l'unico, eccezion fatta per me, a conoscere le proprietà magiche del Ciondolo dell'Aquila, e ho ragione di credere che volesse incolparmi dell'omicidio. Ha creato le prove con cui ha tentato di incastrarmi.» disse Reyns, «I fiori di Lefs sotto il cuscino, il ciondolo rovinato, il fatto di aver trasgredito il divieto del Re ed essere entrato nella stanza...»

Si fermò. In effetti, quest'ultima non era una bugia, ma era molto più conveniente far credere che lo fosse.

«Non ho idea dei suoi motivi, ma è chiaro che voglia disfarsi di me prima di continuare.» riprese Reyns, «Mi ritiene un pericolo per qualsiasi siano i suoi piani, e sta cercando di guadagnare tempo. Facendo sparire Aera, anche senza riuscire a incolparmi del suo omicidio, mi costringe ad andare a cercarla. E, dopo il mio fallimento, potrà dire che il motivo delle mie ricerche sia stato di tener fede alle mie bugie. Ma, Vostra Eccellenza, Vi prego di credermi quando Vi dico...»

«Ti credo, Reyns.» lo interruppe Owan, sincero. Lo guardò con quei suoi occhi blu, calmi e pieni di saggezza. «E ti correggo solamente in un punto. Non ci sarà un tuo fallimento dopo il quale Tizho potrà raccontare qualche frottola sui tuoi motivi. Non sospettavo minimamente della sua infedeltà, ma ormai mi sembra palese che il mio unico medico abbia secondi fini alquanto loschi. Non posso arrestarlo non avendo prove consistenti a suo carico, eccetto la tua testimonianza che però, capirai, da sola non basta.»

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