CAPITOLO 11

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UN SILENZIO DI PAROLE

Parlare e tacere sono ovvi opposti, nemici ma per entrambi ci vuole una dose di coraggio.
È arduo aprire la bocca quando non si è pronti e chiuderla quando lo si é.
È come un dolore fisico quello di non potersi esprimere, inibisce il carattere e la percezione del mondo.
Non si tratta di diritto o doveri ma di una scelta. Scegliere di alzare la voce o non farlo dipende dalle ragioni che si posseggono. Lo si fa per altri o per sé stessi?
In effetti è la domanda che dovrebbe essere posta per ogni cosa, cambia la prospettiva delle cose. L'imparzialità è un'illusione, perché la propria opinione soccombe sempre sulla scelta delle parole da usare.
Dunque, la voce è un'arma e solo un vero guerriero sa quando e come usarla.
Erano passate due settimane dalla incoronazione come legittimo erede e Bellarys continuava a mantenere un ferreo controllo su sé stessa.
Essere all' altezza di questo ruolo era pressante, la sviava dalla sua vera natura ma aveva imparato così tanto su quanto fosse difficile quel compito.
Non capiva il perché, credeva fermamente che un buon sovrano dovesse anche seguire la propria morale e le proprie idee, ma il Concilio fermava entrambe, in effetti la stava limitando.
Aveva impegni talmente portentosi da essere uscita per andare da Albalux solo un paio di volte e le mancava terribilmente. Le mancano un sacco di cose da quando era a Dorne ma non mollava.
In quei giorni aveva a malapena visto Criston e non avevano parlato di quello che era successo, di cosa significasse la notte passata insieme e questo la confortava, perché non avrebbe saputo cosa dire.
Tutto quello che ella riusciva a sentire erano i consigli di Melisandre, la voce del padre, di Rhaenyra e del Concilio. Infatti, era seduta a quel tavolo al posto dello zio, ad apprendere le strategie e le etichette da seguire.
Quel seggio sembrava avere un certo ascendente su di lei, quasi Daemon fosse con lei.

<<Ser Ryan è stato un valoroso Lord Comandante, però era malato da tempo>>mormorò il Re.<<Spero si sia spento in pace>>

Viserys sembrava stare meglio da quanto aveva eletto la figlia, ma aveva ancora parecchie difficoltà a relazionarsi con la minore.
Rhaenyra versava da bere a tutti, in silenzio e quando si sporse verso Bell le guardò l'abito.

<<Anche oggi vesti di nero?>>sussurrò.

Guardò in giù<<Cosa significa anche oggi?>>

<<Significa che hai indossato solo abiti neri nelle ultime settimane. So che siamo in lutto ma inizia a mancarmi vederti con abiti dorniani stravaganti e colorati.>>le disse<<Sei certa di essere te stessa?>>

<<Non preoccuparti per me, Piccolo Drago>>sibilò, sfiorandole una mano.

Rhaenyra aveva completamente ragione.

Il suo essere l'erede aveva cambiato la mentalità di molti e forse anche un po' la sua, vedere il rispetto che gli uomini le avevano riservato allora l'aveva ammaliata. Le piaceva come si piegassero, solo non voleva ammetterlo ad alta voce.
Nello stesso momento non riusciva a dimenticare che loro madre fosse morta e visto che gli abiti erano l'unica cosa che potesse farla esprimere, sceglieva sempre qualcosa di nero e che potesse far atterrire chi la guardava.
Vestiva, dunque, con un lungo indumento scuro, le spalle erano completamente nude e il corpetto stringeva i seni e la vita.
Aveva una vistosa scollatura a V, da cui partiva una fantasia floreale dorata, che veniva riprese nella gonna con un poco di strascico.
Il collo era nudo e questo permetteva al ciondolo di gemma nera di mostrarsi. Ai piedi portava delle ballerine del medesimo colore, intrecciate ai lati. Rispetto agli altri Targaryen ella amava veramente i suoi capelli argentati, cercava di metterli in risalto con diverse acconciature e in quel momento li aveva mossi con delle grosse trecce legate da un fermaglio a forma di luna.

 Rispetto agli altri Targaryen ella amava veramente i suoi capelli argentati, cercava di metterli in risalto con diverse acconciature e in quel momento li aveva mossi con delle grosse trecce legate da un fermaglio a forma di luna

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𝐓𝐡𝐞 𝐖𝐡𝐢𝐭𝐞 𝐓𝐚𝐦𝐞𝐫 - 𝐇𝐎𝐓𝐃Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora