CAPITOLO 45

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LA REGINA BIANCA

Si dice che il sangue non mente.
In un certo senso è vero, è un dato di fatto. Il sangue è segno di appartenenza, di verità, di vita e morte.
È la parte più sincera degli umani, rinchiusa come un segreto, ma è lì, è una presenza ovvia e reale. Facile da liberare, eppure anche da contenere.
Il sangue è verità, una volta aperta una ferita, non si può evitare sgorghi.
Bellarys camminava rapida tra i corridoi, il suono dei suoi tacchi creava un eco inquietante ma teneva la testa alta, osservando qualsiasi punto ci fosse davanti a sé.
Alle sue spalle due guardie reali la scortavano, osservandole le spalle tese, agonizzanti come fosse lei stessa ad essere ferita.
Ella si teneva una mano sul petto, come per tappare un taglio, per frenare l'emorragia in corso nel suo cuore.
Era diretta alla sala del Tavolo dei Sette Regni, dove era attesa, quando si fermò di lato a quella del trono.
Le due guardie si arrestarono di botto e lei girò lo splendido volto, osservando quella seduta scavata nella roccia, la stessa in cui Aegon I si sedette prima di Conquistare i Sette Regni.
Sbatté gli occhi e vide, sentì, suo padre parlarle. Dirle che l'aveva scelta.

<<Sei l'unica degna, forse persino più di me, a sedere su quel trono>>le sfiorò le spalle<<Ma non è una battaglia ad armi pari quella che affronterai, non sarai sul dorso del tuo drago, sarai sul Trono di Spade, il più pericoloso seggio del reame.>>

<Sono il tuo erede>>aveva sussurrato<<È il mio destino?>>

Le aveva sorriso di nuovo, con tutto l'amore che aveva.<<Lo è>>

Fece un passo verso i portoni, come a cercare di afferrare quel ricordo<<Mia signora..>>

Erryk la chiamò così, come se non sapesse affatto come chiamarla. Non era più una principessa ma non si era neanche affermata come Regina, ella si sentì priva di ogni cosa, della sua identità. Si riprese, sospirando.

<<Sto bene>>rispose, come aveva fatto Viserys solo il giorno prima mentre saliva sul Trono.<<Piuttosto, la nave Velaryon ha attraccato?>>

<<Sì, la Principessa Rhaenys è al capezzale di Lord Corlys. Pare si sia stabilizzato>>

Era una buona notizia, aveva bisogno del suo appoggio e consiglio. Se fosse morto Laenor avrebbe ereditato tutto, è vero che sarebbe stato un alleato sicuro ma non lo trovava pronto, era un cavalcadraghi e un amico ma non gli avrebbe dato un seggio per deluderla.
Seggio, pensò, tutto quello per una sedia di metallo.
Aveva odiato e ammirato il Trono di Spade per tutta la sua vita, ma quella seduta davanti a lei? Quella era la sua casa, perché avrebbe dovuto scegliere un postaccio come Approdo del Re?
I suoi dubbi erano una minaccia per i Bianchi, che volevano il potere e un vantaggio per i Verdi, che volevano la sua dipartita.

<<Vogliono tutti qualcosa da me>>sussurrò in Valyriano, mirando la sala vuota.

Non sapeva con chi stesse parlando, era un'eco futuro. Come se sapesse che, indipendentemente dalle sue scelte, alla fine la sua famiglia sarebbe tornata lì. Al sicuro, pronta per un'altra conquista.
Pensò che il passato era destinato a ripetersi ma sempre e solo per i motivi sbagliati.
Alla fine distolse lo sguardo da quella porta sul futuro, tornando al suo tempo, ai suoi doveri e ai suoi dubbi.
Camminò ancora, il corridoio le apparve infinitamente lungo ma più si avvicinava e più le voci si alzavano. Non riconosceva tutte le voci, erano anni che non le udiva.
Poi varcò la porta e tutto cessò, la vita, i pensieri di coloro che ne sentirono la presenza.
Si sentì visibile, scoperta ma non mostrò nulla di ciò. Il suo viso era una maschera di forza, cercò di mostrarsi come suo padre le aveva insegnato in tutte quelle centinaia di riunioni col Concilio Ristretto.
Scese i gradini, sollevata di vedere che non tutti i suoi figli e nipoti fossero lì.
La piccola Aemma era già a letto, di lei si era occupato Viserys II che era stato in rigoroso silenzio per tutto il giorno, da quando aveva saputo della morte del suo omonimo nonno. Amarys aveva tirato Visenya e Beala nella propria stanza, chiedendole di dormire insieme piuttosto che sentire piani di guerra.
Lucerys avrebbe voluto andarsene ma Jace l'aveva obbligato a partecipare, dicendo che il tempo di giocare era finito e doveva fare la sua parte. Era stato rude, secondo Aramis.
Il medesimo notò che il calore della madre era scemato, colta alla sprovvista da un dolore che la terrorizzava dal giorno in cui era diventata Erede.
Non poteva aiutarla, nessuno poteva e Daemon si sorprese, perché si era sempre aspettato che accogliesse il suo futuro invece di sfuggirgli.
Tutti notarono che le guardie non parlano, non l'annunciarono come avrebbero dovuto e questo perché Bell si era assicurata il loro silenzio. Il caos era l'ultima cosa che voleva udire.
Quindi scese, osservando tanti volti dimenticati, che aveva scorso l'ultima volta quando aveva poco più di vent'anni e si erano inginocchiati alla sua ascese come erede.
Ma erano lì, fedeli al loro giuramento.
Aedus osservò la madre, così regale e perfetta nel suo abito Targaryen, come il giorno in cui l'aveva conosciuta, che fissava il tavolo con intensità.
Si domandò come si sentisse nel sapere che tutto quello che aveva aspettato, il motivo per cui vissuta, morta e rinata, era finalmente giunto.
La verità? Non provava nulla, perché c'era troppo da sentire.
Come si può essere Regine? Rhaenys le aveva detto di piangere, di lasciare andare il lutto per la morte di Viserys ma anche per la propria.
Perché la vera Bellarys, la Principessa era morta per sempre, tra quelle ceneri doveva sollevarsi colei per cui tutti erano lì. Melisandre le fece un cenno, perché sapeva a cosa stava pensando.

𝐓𝐡𝐞 𝐖𝐡𝐢𝐭𝐞 𝐓𝐚𝐦𝐞𝐫 - 𝐇𝐎𝐓𝐃Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora