CAPITOLO 32

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L'AMORE DI UNA MADRE

Spesso si sente parlare dell'innato amore materno, come qualcosa di genetico, di obbligatorio. Diamo per scontato che l'amore sia naturale.
Ma amare un figlio può diventare una scelta per alcuni, un'opzione dovuta a ciò che si prova verso sé stessi. Perché cos'è un bambino se una parte di sé stessi che viene al mondo?
Ci vuole coraggio, desiderio e amore, non per concepire, ma per crescere una piccola persona.
Bellarys aveva dormito poco quella notte, i festeggiamenti erano stati lunghi ma non terribili come aveva predetto.
Alla fine Daemon aveva reso tutto sopportabile, concedendole un ballo e facendola ridere, i due erano complici in ogni cosa, anche a prendere in giro le pecore intorno a loro.
Non erano i soli, anche i loro figli erano stati una bella distrazione dal dovere, Amarys aveva danzato tutta la sera e i cugini non aveva combinato grandi guai.
Tutto sommato era stato piacevole.
Si era svegliata alla ricerca del marito, ma aveva trovato solo un messaggio sul cuscino dove diceva di essere andato a scegliere l'uovo per il nascituro.
Questa volta toccava a lui.
Dunque si era alzata e aveva tentato di sopportare la terribile nausea mattutina, fallendo e Melisandre l'aveva beccata in piedi.
Dopo un bel bagno bollente si era ripresa, quella gravidanza era la peggiore mai avuta, e poteva ben dirlo dopo cinque figli.
La Strega l'aiutò a vestirsi e, dato che erano giorni di festa, scelse di nuovo il rosso. A causa del suo stato non poteva più permettersi di vestire scollata, ma non rinunciava mai a vestire con i tessuti di Dorne.
L'abito aveva un corpetto, affatto stretto, con una fantasia dorata, dove vi erano disegnati draghi e soli fino alle lunghe maniche.
La gonna partiva alta, così da coprire il rigonfiamento e ai piedi indossava delle ballerine degli stessi colori.
Melisandre le pettinò i capelli e glieli legò all'indietro, con due trecce nel mezzo e unite da un fermaglio di brillanti.
La collana di Daemon era in vista sul petto, mentre l'anello di Criston rimaneva attaccato alla sua pelle.
Aveva tentato di toglierlo così tante volte, ma senza si sentiva nuda.
Non lo teneva per colui che glielo aveva donato ma per Aedus, che portava lo stesso ciondolo dall'altra parte del mondo.
Dopo essersi preparata, per apparire impeccabile, era andata nella stanza dei suoi figli.
Trovò solo Viserys, ancora a dormire, poiché gli altri erano alla Fossa del Drago.
Dunque lo svegliò, a suon di baci, e gli fece indossare un completo celeste.
I suoi figli e nipoti avevano il divieto di vestire di verde, è giusto dirlo.
In quel momento ella seduta nel chiostro quadrato della Fortezza, su un rialzo, le gambe erano distese sul medesimo mentre Viserys era sdraiato accanto a lei.
Egli aveva la testa sopra il suo pancione e gli occhi porpora rivolti al grande libro che ella teneva sulle gambe, con una mano sfogliava le pagine mentre con l'altra gli accarezzava i capelli.

<<Buongiorno, mia Principessa>>

Ella sollevò gli occhi e vide Harwin, vestito di blu, che le sorrideva coi capelli sciolti.
Si inginocchiò e le prese la mano che era posata sul libro, ne baciò il dorso.

<<Di buon umore?>>Sorrise.

Era una frecciatina, che poterono intendere solo loro due, su Rhaenyra.
I due avevano trascorso una notte intera da soli, mentre Laenor era insieme al suo nuovo amante in città.

<<Molto>>

<<Siedi con noi, forza.>>tolse la mano.

Obbedì, mentre ella piegò le gambe per farlo avvicinare ai suoi piedi<<Cosa fate con tanto interesse?>>

<<Leggevamo di mio nonno>>disse con voce dolce il bambino.

<<Re Viserys?>>

A Bellarys scappò un sorriso<<Oh Deì, l'albero geologico dei Targaryen prenderà fuoco con tutta questa confusione.>>

𝐓𝐡𝐞 𝐖𝐡𝐢𝐭𝐞 𝐓𝐚𝐦𝐞𝐫 - 𝐇𝐎𝐓𝐃Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora