CAPITOLO 27

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MILLE CATENE

Tutti abbiamo dei limiti, una linea che non ci è permesso oltrepassare.
Ma cosa ci trattiene dal farlo? Delle catene.
Ogni anello tiene l'altro, ragione dopo ragione, regola dopo regola. 
È una presa tanto forte da lasciare un segno, lividi di dolore sulla pelle, sul cuore. E tu corri, lo facciamo tutti, tiriamo per spezzare quel metallo, urliamo per la fatica e la frustrazione.
Fa male, fa un male insopportabile.
Però tutti paiono sordi e cechi, apatici dinanzi a tanta sofferenza.
Arriva un momento, chissà quando, in cui siamo così impegnati a volerci liberare di quel segno di schiavitù che ci dimentichiamo cosa o chi vogliamo raggiungere.
Cosa c'è oltre la linea? 
Bellarys non riusciva a vedere cosa potesse esserci dopo, si sentiva imprigionata, ammanettata ad un Trono che la strascinava a sé. Quello che aveva sempre voluto era incerto, tutto il suo futuro le sembrava una pagina scritta in una lingua che non aveva mai udito.
Pensava di sapere di chi fidarsi, chi amare, contro cui lottare persino. Si  era sbagliata.
Ora quelle catene che le stringevano si erano accorciate, allontanandola dalla libertà.
Era tutta un illusione, l'idea di poter volare, perché dove sarebbe potuta andare ora che non aveva sacrificato ciò che più amava?
Alicent Hightower l'aveva costretta a stringere quel patto, per salvare la vita di Criston aveva sacrificato il figlio e sé stessa.
Era stata umiliata, tradita ma adesso era stata anche risvegliata dalla furia.
Non le importava delle precisazioni dell'accaduto, non le importa di nulla.
Se non poteva avere suo figlio o Criston, bene, avrebbe avuto il potere.
Il suo destino almeno non l'avrebbe tradita.
Nelle sue vene c'era lava fumante, era più di indomabile di quanto fosse mai stata.
Melisandre aveva discutibili modi di fare, ma non aveva cattive intenzioni, aveva desiderato vederla forte per la profezia ma le dispiaceva vederla soffrire tanto. 
Per quanto non potesse ammetterlo, alla fine, le era davvero amica.
Con l'immortalità che aveva un giorno avrebbe capito di non poter amare chi serviva, ma ora non era così.
Come amica della Principessa desiderava vedere Alicent Hightower umiliata, non importa quanto quello che avesse fatto le avesse consegnato quello che voleva.
Quel potere aveva un costo alto.
Perché, per risvegliare il drago, ella aveva dovuto perdere qualcosa.
Ed ora che la rabbia folle era tornata, nulla avrebbe fermato Bellarys Targaryen dal mostrare la sua onnipotenza.
Il matrimonio di Rhaenyra e Laenor era l'occasione di riscattarsi e la sorella lo aveva capito quando si era presentata alla sua porta.
Avevano parlato per ore e Bell non si era messa a piangere per un solo istante, al contrario, si era occupata di far vestire la minore.
Nonostante quello che era successo, l'Erede aveva trovato la forza per supportarla.
Non si sarebbe più nascosta, non avrebbe posto domande retoriche.
Volevano dirle come essere, cosa provare, ebbene, ora avrebbe fatto provare agli altri qualcosa.
Qualcosa che mai avrebbero dimenticato.
Rhaenyra si sentì sollevata, preferiva vederla arrabbiata che a pezzi o lontana.
Non aveva mai voluto partire per Dorne.
In effetti, alla fine, il dolore che Bellarys patì fece un favore a tutti.
Ma non tutti provavano sollievo, il Re era nervoso e scalpitante.
Si aspettava una tempesta infuocata.
Il matrimonio reale sarebbe avvenuto quella stessa sera e aveva la sensazione che sarebbe successo qualcosa di travolgente.

<<Sei un raro gioiello>>mormorò Bellarys.

Rhaenyra sorrise, toccando il proprio abito bianco<<Non sembro una Targaryen. Mi sarebbe piaciuto avere un matrimonio valyriano>>

<<In questo castello solo la religione dei Sette Dei è praticabile e non è quella a cui eri più affezionata?>>

<<Era prima, prima di te.>>confessò<<Non ha importanza, non mi sposo per piacere. È mio dovere e so che lo farai lo stesso>>

<<Lo farò. Il matrimonio è un contratto, Piccolo Drago. Ci ho solo messo molto a capirlo>>

<<È una visione molto cinica del mondo>>

𝐓𝐡𝐞 𝐖𝐡𝐢𝐭𝐞 𝐓𝐚𝐦𝐞𝐫 - 𝐇𝐎𝐓𝐃Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora