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Le dita di Nicolò si passano delicatamente tra i miei capelli, accarezandomeli.
Le sue mani scorrono lentamente, come se avessero timore di ferirmi.
La sua schiena è saldamente appoggiata contro il tronco di uno degli alberi più alti di questo parco.
Le sue gambe sono divaricate ed io sono nel loro mezzo con la testa appoggiata sul suo torace.
Siamo qui da almeno due ore.
Fa freddo, nonostante Natale ormai sia passato da qualche giorno.
<<quindi giochi a calcio>> rivolgo il mio  sgaurdo verso il cielo.
Il sole risplende, ma comunque riesco ad intravedere qualche nuvola.
<<esatto...la prima partita dell'anno 2023 sarà poco dopo l'inizio di gennaio.
Potresti venirci no?>> immagino le sue iridi sognanti mentre mi propone di andare a guardare la sua partita.
<<Va bene. Quando hai giocato la tua prima partita?>>
Avverto che sta sorridendo.
È solo un intuizione, ma sentirla sulla mia pelle fa sorridere anche me.
<<bè ero piuttosto piccolo, ma ho ricordi piuttosto nitidi di quel giorno.
Era ancora estate. La scuola era  iniziata da poco e quel giorno era uno dei primi sabati dell'anno.
Avevo iniziato da poche settimane a giocare a calcio e il sole mi cuoceva la pelle.
Indossavo il numero 5 all'epoca.
Ricordo che non appena entrai in campo, l'adrenalina iniziò a scorrermi nelle vene.
Non segnai però. In effetti non feci granchè, eppure una volta uscito dal campo ero felice. Mi sentivo libero,
più di quanto fossi mai stato. >>
I miei occhi diventano lucidi e gli sento inumidirsi, mentre mi focalizzo sull'immaginare questi suoi ricordi nella mia mente.
Mi piace ricordare episodi legati all'infanzia, anche se so che spesso può essere doloroso.

Inoltre sa che domani sarà il mio compleanno ed è anche a conoscienza della festa che ho organizzato.
Per quanto poco io ami i miei cosidetti "raduni di compleanno", devo ammettere che sono molto emozionata.
<<ad ogni modo...a quanti anni hai iniziato a giocare?>>
La mia domanda sembra stupirlo, eppure non smette di accarezzare delicatamente i miei capelli.
<<da quando ero piccolo. È nato tutto come un semplice passatempo, ma oggi mi piacerebbe davvero arrivare a giocare ad un livello alto, sai?>>
Sorrido e nel mentre penso se porre o meno la domanda che mi è appena venuta in mente, consapevole del fatto che potrebbe essere fin troppo azzardata.
<<tuo padre è mai venuto a vedere una tua partita?>> subito mi pento di averglielo chiesto.

Sento subito i suoi muscoli irrigidirsi e le sue dita allontanarsi titubanti dai miei capelli.
Rimaniamo qualche secondo di silenzio, tempo in cui provo a pensare ad un altro argomento di conversazione, finchè non lo sento sussurrare:
<<solo a poche... da bambino era straziante non vedere mio padre sulle tribune a fare il tifo per me come tutti gli altri.
Credo però, che crescendo e andando avanti a giocare, abbia iniziato sempre più a concentrarmi solo su me stesso e sul pallone, senza  badare a chi ci fosse sugli spalti>>

Non dico niente.
Non trovo parole per descrivere come mi facciano sentire i suoi racconti di tutto il dolore che ha vissuto.
Se c'è una cosa che ho imparato col tempo e osservando sempre coloro che mi circondano infatti, è che ognuno ha una propria storia alle spalle.
Ognuno ha la sua dose di dolore che abbia o meno accettato.
Credo infatti che il dolore vada semplicemente capito, e negli ultimi tempi Nicolò mi sta facendo notare tutti i suoi sforzi per cercare di andare avanti.
Accettare però ho capito anche che non significa dimenticare e, anche quando il ragazzo, il mio, si renderà conto di aver capito il suo dolore, non potrà mai fare a meno di ricordarlo.
Certo, col tempo farà meno male, ma sarà sempre una parte importante di lui.
Nessuno dimentica, in effetti.
Siamo fin troppo concentrati a nascondere agli altri il nostro dolore, seppellendolo dentro di noi, così da renderlo il meno visibile possibile.
Eppure Nicolò oggi è qui, a parlare con me, riaprendo tutte quelle sue ferite che forse non si sono mai del tutto chiuse.

<<non sono bellissimi?>> mi guardo intorno pensando per qualche secondo che si riferisca a dei fiori colorati piantati poco distanti da noi.
<<I fiori?>> Gli chiedo confusa.
Lo sento soffocare una risatina.
<<ehm... no>> ride.
<<Loro>> gli indica con un dito e così capisco tutto.

Ci sono dei bambini a giocare davanti noi e Nicolò non fa altro che osservarli, cercando di capirne le emozioni, disegnate sui loro bellissimi e ingenui volti.

<<sembrano tutti così felici>>  dopo questa sua affermazione il mio sguardo passa da lui alla decina di bambini che giocano a calcio sul prato e anch'io inizio ad osservarli.
In effetti è così.
Ognuno di loro ha un sorriso smagliante dipinto sul volto, che nemmeno un pittore col suo pennello intinto nel colore sarebbe in grado di far scomparire.

<<Senti...>> continua <<tu credi che per me arriverà mai la Primavera?>> questa sua domanda mi stupisce più del dovuto.

Voglio dire, siamo a dicembre, in pieno inverno, come può pensare già all'arrivo della primavera?
Mi volto verso di lui ed è solo guardandolo dritto negli occhi che capisco che non è la stagione ciò di cui sta parlando.
<<sì arriverà, promesso>> esclamo convinta: riuscirà a riavere la sua immensa Primavera.
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Ciao a tutti come state? Spero tutti bene. ❤️‍🩹
Scusate per l'attesa. In effetti avevo finito di scrivere questo capitolo  già qualche giorno fa, ma non ho mai avuto tempo di rileggerlo così da sistemarlo.
Cosa ne pensate? Io finalmente ho finito la scuola,anche se per me, ma sicuramente non solo inizierà presto un'altra salita faticosa, che segnerà la fine di un lungo e tumultuoso percorso.💖
Voi invece siete già in vacanza?  Qualunque sia la vostra risposta, ci tengo a ringraziarvi per le 3100 letture, significano davvero molto per me.
Vi voglio bene e ricordatevi che se fosse ancora arrivata, anche la vostra primavera arriverà presto❤️.
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