Io e Christian entriamo in macchina.
Mi siedo sul posto del passeggero, mentre Christian tiene le sue dita saldamente sul volante. Abbiamo già messo tutti e regali nel bagagliaio e non appena imbocchiamo l'autostrada non faccio altro che pensare a quello che mi ha detto Nicolò.
Il dolore che gli è stato dato è fin troppo ingiusto e nemmeno lui sa come riuscire ad andare avanti.
È come se sentisse un peso costante in gola che quasi gli impedisce di respirare, ma di cui nessuno se ne accorge.
Se solo avessi saputo prima di tutto ciò credo che le cose sarebbero andate diversamente.
Ora che ci penso però, avrei dovuto capirlo poiché Nicolò mi aveva dato decine di segnali.
La sua apparente freddezza, oppure il modo in cui è sgusciato fuori da casa mia non appena ha visto la foto di me e mio padre.
È scappato non per paura di me, bensì perché tutto ciò che lo circondava gli ricordava tutto quello che lui non ha mai avuto, ma che non ha mai smesso di cercare.
Voleva solo sentirsi importante per qualcuno e devo ammettere che vorrei tanto essere coraggiosa come lui. Cazzo, ne ha passate davvero tante, eppure è ancora qui, pronto ad ammirare il mondo e mi fa male pensare che probabilmente io al suo posto avrei già mollato da un pezzo.
<<Nicolò sembra... carino>> esclama Christian interrompendomi dai miei pensieri.
<<sì, è davvero una bella persona>> è tutto ciò che riesco a dire. Non mi è mai capitato di avere una conversazione del genere con lui e ad essere sincera, spero finisca al più presto.
<<state insieme?>> deglutisco, per nulla preparata alla sua domanda. Sì, stiamo insieme, ma io e Nicolò non abbiamo ancora pensato a tutto questo.
Notando il mio silenzio, Christian si limita a cambiare completamente discorso sorridendo maliziosamente: << okay... te l'ho detto che mamma vuole che lasci la squadra di basket?>>
<< cosa?! Perché>>> rispondo allarmata. Non può abbandonare ciò che ama. È stato proprio lui a spronarmi pur di continuare quel fottutissimo corso di fotografia che mi ha aperto al mondo quando ancora eravamo a Milano, ed ora lui vorrebbe mollare? Non se ne parla.
Si limita a rispondere alla mia domanda con un'alzata di spalle, ignorando qualunque mio tentativo di contatto visivo.
———
Sono le due del mattino.
Dopo una doccia di acqua bollente mi sdraio sul mio letto affondando la faccia sul mio cuscino preferito.
Mi chiedo perché non faccia altro che pensare a quello che mi ha detto Nico.
Sollevo il viso soltanto quando sento il mio telefono vibrare: è un suo messaggio.
"affacciati alla tua finestra" è tutto ciò che dice. Sorrido istantaneamente e mi precipito ad ammirare il panorama, finchè non lo vedo fuori dal mio giardino con un fiore in mano. Un girasole, sa quanto io gli adori ed infatti più volte gli ho confessato di quanto ami ammirarli ancora nei campi, quando il sole gli accarezza delicatamente i petali con i suoi raggi ultravioletti.
Corro silenziosamente al piano di sotto e lo faccio entrare, raccomandandoli di non dire niente.
Lo conduco in camera mia, chiudendo a chiave la porta. Spero non ci senta nessuno.
Osservo per un po' il girasole che ha tra le mani, sorridendo.
Me lo porge esitante ed io mi affretto a metterlo in un vaso colmo d'acqua prima che appassisca.
<< non ti avevo dato il mio regalo... aprilo quando sarai sola>> afferro la scatola impacchettata a mano che tiene tra le sue mani tremanti e l'appoggio sul mio comodino trattandola con estrema cura.
Mi volto e il suo sguardo sembra malinconico. Sto per chiedergli cos'ha che non va, quando esclama:
<<hai mai l'impressione di essere rinchiuso dentro una fottutissima sfera di cristallo che ti rende invisibile agli occhi degli altri? E tu soffri, ma nessuno si accorge di te. Eppure il dolore ti divora ogni giorno di più e tu aspetti soltanto che qualcuno ti aiuti e invece non arriva mai nessuno>>
una lacrima cola dalla sua guancia e mi affretto ad asciugargliela con il palmo della mia mano. Vorrei consolarlo, ma non so cosa potrei dirgli.
<<sono anni che sono in una nave che sta affondando cazzo e tutti coloro attorno a me mi lasciano nel mare a naufragare>>
Anche una lacrima cola giù dalla mia guancia. Lo stringo forte, sussurrando: <<Io sono qui, pronta a salvarti>>
Sento le sue braccia stringersi attorno a me attirandomi verso il suo corpo. Ci sdraiamo entrambi sul mio letto ed io osservo il suo petto alzarsi e abbassarsi regolarmente.
Non diciamo niente per svariati minuti, finchè i nostri sguardi si incrociano e mentre io distolgo il mio, il suo rimane costantemente puntato su di me.
<<a cosa pensi?>> gli chiedo confusa ignorando la sua ricerca di contatto visivo.
Solleva il mio mento con un dito e guardandomi coi suoi occhi brillanti esclama<< a quanto cazzo sto morendo dalla voglia di baciarti>> poggia la sua mano calda sul mio collo tirandomi più vicino a lui.
Le nostre labbra sono ad un soffio le une dalle altre.
Nicolò pov's
L'attiro a me, rubandole un bacio.
Le sue labbra morbide sfiorano le mie con una delicatezza disarmante.
Le mie mani accarezzano la sua pelle, mentre l'attiro più vicino a me.
È un po' di tempo che mi rendo conto che ogni volta che avverto la sua vicinanza sento come se il dolore smettesse per qualche secondo di opprimermi. Come l'apparizione nel sole dopo una giornata in un mare di tempesta.
Lei è il mio sole che mi guida fuori dalla deriva ed io non ho intenzione di lasciarla andare via troppo presto.
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Ciao a tutti, come state? Spero bene❤️🩹.
Come procedono le vacanze estive? Ci tengo ad avvisarvi che, dato che tra 3 giorni avrò un esame, non credo che usciranno altri capitoli prima della settimana prossima. Mi spiace tanto, spero possiate capire💜.
Vi voglio bene, grazie per esserci sempre💚.
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What do you think about me?
RomanceGreta, ragazza nata e cresciuta a Milano, si trasferisce a Cagliari per via del lavoro di suo padre assieme alla sua famiglia. Abituata a ricevere amore incondizionato dai suoi genitori cercherà di trovare il suo equilibrio nella sua nuova città cir...