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Sono appena rientrata a casa.
Tutta la mia famiglia è ancora sul luogo della partita, ma io sono talmente stanca che ho deciso di tornare a casa prima.
Christian era così felice per la vittoria, che alla fine è venuto vicino a me e mi ha stritolato in un abbraccio.
Mi dirigo verso la cucina, per prepararmi qualcosa da mangiare, ma il frigo è vuoto. L'unica cosa che trovo è un hamburger con dell'insalata, perciò credo che dovrò mangiare solo questo. 

Scarto l'hamburger dal suo involucro e inizio a cuocerlo in una padella e nel mentre che aspetto, decido di prepararmi l'insalata.

Una volta finito inizio ad impiattare il tutto, finchè non sento qualcuno bussare in maniera insistente alla mia porta.
Sbuffo, probabilmente Christian e i miei genitori sono già arrivati.
Prendo un attimo il mio cellulare e inizio a scorrere i vari post su Instagram, mentre mi dirigo ad aprire.
Spalanco la porta ed esclamo:
<<ciao>> non è la voce dei miei genitori. So di chi è, la riconoscerei ovunque.
Sollievo istantaneamente lo sguardo e lo vedo davanti a me: Nicolò.
Non dovrebbe essere qui, ma i suoi occhi gonfi e rossi mi fanno intuire che qualcosa non va.
I suoi cappelli sono un po' arruffati è chiaramente è del tutto sensibile a questo freddo di pieno inverno.
Prova ad esclamare qualcosa, ma le parole gli si bloccano in gola senza che riesca a dire niente.
<<s-scusa... posso... posso restare solo un po' qui?>> La sua voce è strozzata e il suo corpo trema per il freddo.
Senza esitare nemmeno un attimo lo lascio entrare.
Si dirige istantaneamente in cucina ed io lo guardo preoccupata.
È evidente che qualcosa non va.
Lo seguo. È seduto su una sedia sulla penisola della mia cucina.
Ha lo sguado fisso sul piatto che ho preparato.
Mi dirigo verso un cassetto e prendo due forchette porgendogliene una.
L'afferra senza nemmeno guardarmi e addenta un primo pezzo di carne.
Mi siedo di fronte a lui e lo squadro, cercando di intuire che cosa gli prende.
<<scusa... forse non dovrei essere qui>> esclama con lo sgaurdo basso.
Non posso vederlo in queste condizioni.
Gli sollevo il mento con due dita e lo guardo negli occhi.
<<hey... no va bene>> gli sorrido e lui ricambia forzatamente, allontanando il piatto da sè.
Vorrei solo abbracciarlo eppure sento come se non lo volesse.
<<che è successo?>>
Non dice niente.
"Ti prego Nicolò, vederti così male mi distrugge, tu che invece meriti di splendere come solo il sole sa fare in una giornata di piena estate. Una di quelle di luglio dove ci si trova a riva di una spiaggia sparsa in giro per il mondo.
Uno di quei giorni in cui il mare è completamente calmo e tu non puoi fare a meno di osservarlo, paragonandolo a te stesso."

Una volta finito di mangiare inizio a lavare il piatto, mentre aspetto una sua qualunque affermazione che possa sostituire questo silenzio che si è creato.

Gli faccio cenno di seguirmi in camera mia e lui obbedisce senza nemmeno battere ciglio. Sembra del tutto assente, il suo volto è del tutto inespressivo.
È così preoccupato che l'unica cosa che fa è guardarsi intorno.
Spalanco la porta della mia stanza e lui si precipita dentro richiudendola dietro le nostre spalle.
<<dove sono i tuoi?>>
<<alla partita di basket di Christian... io sono tornata un po' prima>>
Si limita ad annuire sedendosi sul mio letto, mentre io sistemo alcune cose nell'armadio.
Percepisco il suo sguardo su di me.
Non appena chiudo le ante del mio guardaroba, mi dirigo verso di lui sedendogli di fronte.
Ci separano pochi centimetri.
Inizia a giocherellare con le dita delle mie mani abbassando di nuovo lo sguardo.
<<sono un casino vero? Voglio dire... piombo così in casa tua senza nemmeno dirti il motivo... ma tu...>> Si ferma guardandomi di nuovo negli occhi.
<<tu sei ancora qui con me>>
Cala il silenzio tra noi. Mi avvicino a lui abbracciandolo forte tra le mie braccia.
Sento tutta l'esigenza di una dichiarazione d'affetto che teneva dentro e che non aveva il coraggio di ammettere.
Gli accarezzo delicatamente i capelli.
Non lo lascerò andare via, l'ho promesso.

Non appena ci allontaniamo torniamo al piano di sotto, dove Nicolò nota alcuni scatoloni impilati al centro del soggiorno.
<<cosa sono quelli?>> indica con l'indice tutto il mucchio di roba racchiusa negli scatoloni che riesce ad individuare.
<<oh...>> mi interrompo per qualche secondo per poi continuare << sono gli scatoloni delle decorazioni natalizie>> si limita ad annuire confuso. Sicuramente starà pensando che è fin troppo presto per addobbare la casa, ma non sa che nella mia famiglia si programma il colore delle palline già durante l'estate.
Di solito stabiliamo dei turni per decidere, ma per qualche strana ragione finisce sempre che utilizziamo i colori scelti da Christian e devo ammettere che la cosa mi da particolarmente fastidio.

Non appena prende il suo cappotto se lo poggia sulle spalle senza distogliere lo sguardo da me.
Il suo viso non è più del tutto inespressivo eppure sento che c'è qualcosa di rotto dentro lui, che sta tentando di nascondere.
<<grazie>> sorride. Cazzo credo di essere completamente dipendente dal suo sorriso, è assolutamente perfetto.
Mi getto tra le sue braccia, dove potrei restare per ore senza stancarmi mai.
Voglio che si confidi con me. Perché non vuole dirmi quello che gli succede?
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Ciao a tutti come state?❤️‍🩹
Devo dire che il mese di maggio si sta dimostrando molto più sfiancante di quanto mi aspettassi. E a io invece come procede la scuola?💛.
Spero che il capitolo vi piaccia<3
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