Dopo la seconda giornata di scuola finalmente torno a casa.
Ieri ho un po' visionato il profilo di Nicolò, per poi decidere di iniziarlo a seguire.Oggi non ho nulla da studiare perciò decido di andare a fare una passeggiata così da conoscere meglio questa città.
Dopotutto sono qua da ormai tre giorni e ancora non conosco nessun posto sennon la via di casa mia.
Non appena esco di casa sento una sensazione di leggerezza che mi avvolge.
Mi infilo una cuffietta nell'orecchio mentre l'altra non l'indosso per non rischiare di non sentire il rumore delle macchine.
Inizio a sentire varie canzoni mentre giro varie vie di Cagliari finché non arrivo davanti ad una scuola di calcio.
Non so come si chiami visto che non vedo il nome da nessuna parte.Guardandomi intorno però mi rendo conto che non so dove sono.
Inizio ad agitarmi e per di più al mio telefono si è scaricata la batteria.
Direi che è perfetto. Sono in un posto sconosciuto e non c'è nessuno in giro.Sento una voce molto sicura di sè chiamarmi alle mie spalle mentre un brivido mi percorre il corpo. È Nicolò e stranamente sono felice di vederlo. Sta uscendo proprio dal campo da calcio che avevo notato prima.
<<tutto bene?>> Esclama tenendo sulla spalla un borsone nero.
Indossa una maglietta da calcio con dei pantaloncini tutti sporchi di verde. Deve aver giocato e in più tutti I suoi capelli sono bagnati.
<<sì, cioè no... mi sono persa ecco tutto. Non conosco bene Cagliari quindi...>>
<<dove devi andare?>> Esclama appoggiando il suo borsone per terra.
Io, ormai priva di altre idee gli riferisco il mio indirizzo.
<<non è molto lontano. Se vuoi devo passarci anche io quindi possiamo fare la strada insieme>>
Annuisco malgrado l'idea non mi intusiasmi più di tanto.
Iniziamo a camminare senza dire nulla e la situazione non mi piace.
Prendo coraggio e decido di avviare una conversazione.
<<Giochi a calcio?>>
<<cosa te lo fa pensare?>> Esclama in maniera del tutto ironica. Non potevo iniziare peggio una conversazione.
<<bè sì, gioco in quella scuola da ormai tantissimo. Conosco la mia squadra più di me stesso>>
<<quindi vivi a Cagliari da un po'...>>
<<non da troppo, da quando ho iniziato le scuole elementari, vivo con mio padre da ormai un bel po', anche se è come vivere da solo...prima vivevo in una città sarda molto più piccola di Cagliari>>
Non vorrei fargli parlare di qualcosa che non lo fa sentire a suo agio, ma la mia curiosità o forse semplicemente il bisogno di non restare in silenzio mi spinge a chiedere:<< e perchè dici che è come se vivessi da solo?>>
Mi pento subito di averglielo detto quando vedo la sua reazione. Se potessi rimangiarmi la frase che ho appena detto, probabilmente lo farei.
<<siamo arrivati a casa tua, è un po' più avanti... io adesso è meglio se vado>>I suoi occhi sono lucidi e si vede che sta trattenendo a stento le lacrime. Mi sento malissimo per quella domanda.
<<sì, certo. Grazie e scusa...>>
Esclamo andandomene a casa. Ci si può pentire così tanto di qualcosa che si dice?Sento come un vuoto dentro al petto, non che avessi mai parlato più di tanto con lui visto che a scuola non mi ha quasi mai rivolto la parola.
Non appena entro in casa noto che non c'è nessuno sennon mio fratello con un altro ragazzo sul divano.
Costui è alto, indossa una camicia con dei jeans. È girato verso la TV perciò non riesco a vederlo in volto.Non appena mio fratello sente I miei passi e mi vede entrare nella cucina si alza dal divano e mi raggiunge.
Io apro il frigorifero ancora con il senso di colpa addosso tirando fuori da esso una lattina di cocacola.
La apro inziando a berla a sorsi.
<<hey Gre>> esclama mio fratello.
Squadro per qualche secondo sia lui che il suo amico prima di rispondere:
<<hey>>
<<dove sei stata?>> mi chiede mentre tira fuori due lattine dal frigo.
<<a fare un giro qui nella zona>>
<<va bene. Mamma e papà stasera non ci saranno qui a cena. Comunque... lui è Jeremiah>> esclama indicando il ragazzo alto con gli occhi azzurri accanto a lui.
Io gli sorrido prima di iniziare a salire le scale che portano al piano di sopra.
<<ti va una pizza per cena?>> Esclama mio fratello urlando dal piano di sotto.
Gli rispondo con un semplice "sì" inesistente prima di chiudermi in camera mia.La mia camera è per me un posto speciale. Inizialmente la condividevo con mio fratello, ma quando abbiamo iniziato le superiori i nostri genitori ci hanno dato una stanza ciascuno.
Spesso sto nella mia stanza a scrivere storie o più semplicemente a guardare le partite della Serie A sul mio abbonanento DAZN visto che il calcio è una mia grandissima passione.
Sono interista e anche adesso che vivo a Cagliari non ho intenzione di cambiare squadra.Continuo a sentirmi in colpa per la conversazione che ho avuto con Nicolò.
Fa male sapere che probabilmente hai ferita qualcuno quando in realtà non era tua intenzione.--------------------------------------------------------------
Hey! Benvenuti nel secondo capitolo.
Come state? Spero bene.
Ci vediamo al prossimo capitolo<3
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RomansaGreta, ragazza nata e cresciuta a Milano, si trasferisce a Cagliari per via del lavoro di suo padre assieme alla sua famiglia. Abituata a ricevere amore incondizionato dai suoi genitori cercherà di trovare il suo equilibrio nella sua nuova città cir...