~e che ne sanno gli altri~
Non sei tu, GazzelleNicolò pov's:
Spingo verso il basso la maniglia e apro la porta, varcando l'ingresso di casa mia.
Stranamente le luci sono ancora accese.
Mi sfilo il cappotto mettendolo sull'attaccapanni e chiudo a chiave la porta alle mie spalle abbandonandomi ad un sospiro frustrato.Passo attraverso il corridoio, l'unico rumore che si sente è quello del mio respiro affannato, quando scorgo mio padre intento a leggere un libro in cucina.
Si è sfilato la sua cravatta che giace attentanente sistemata sulla penisola della cucina a cui siede vicino.
Indossa una camicia bianca della quale ha sbottonato i primi due bottoni.
La sua posizione è molto rilassata, mentre tamburella con le dita un bicchiere di vetro, che stringe con la mano destra.
I capelli sono leggermente scompigliati, ma nonostante ciò sembra completamente preso dalla sua lettura, come se leggendo potesse zittire tutte le cose che lo circondano.
Chissà perchè i libri sono così importanti per noi.
A giudicare dalla sua espressione, sembra quasi rapito da tutte quelle parole a cui la maggior parte della gente non attribuisce un significato.
Le osservano senza riuscire a scovare il mondo che si cela all'interno delle pagine bianche piene di inchiostro.
Loro non vedono colori, non eroi, dolore e nemmeno persone, ma solo colore nero stampato su fogli.Mi perdo un po' ad osservarlo senza fiatare e quando noto il titolo del libro rimango piuttosto sorpreso: il libro dei Baltimore.
Non sapevo amasse leggere.
A dire il vero non so quasi niente di lui e la cosa mi sta distruggendo man mano.
Quando si accorge della mia presenza si ferma un attimo a guardarmi e le sue labbra si incurvano in un sorriso che non gli ho mai visto.
<<hey Nico, ti stavo aspettando...>>
Per poco non perdo l'equilibrio.
Erano anni che non mi aspettava a casa. Erano anni che non venivo accolto qui da qualcosa che non fosse un pauroso silenzio assordante.E pensare che di solito sono io quello che aspetta tutti coloro che probabimente non torneranno più.
Si ferma un attimo e si sofferma a cercare nel mio volto dei lineamenti che gli indichino di non proseguire.<<potremmo guardare un film, ti va?>>
Le parole di questa frase così normale per quasi tutte le persone rimbomba nella mia mente e il mio cuore inizia a battere sempre più veloce.
Non me lo chiedeva da tanto, forse anche troppo tempo, e non riesco nemmeno a ricordare l'ultima volta in cui abbiano fatto qualcosa insieme senza finire per gridarci addosso l'un l'altro.Mi limito ad annuire cercando di nascondere il mio più sincero stupore che però è comunque in grado di notare.
Avverto gli occhi inumidirsi, ma non sono disposto a lasciarmi andare.
Apre un mobile tirandone fuori una confezione di popcorn che mette nel microonde, impostando il timer indicato sulla busta.I suoi movimenti sono insicuri e intravedo un leggero tremolio provenire dalle sue mani che sembra però voler nascondere dietro al suo sorriso smagliante. Sarà reale o soltanto la millesima illusione?
Tuttavia adesso capisco perchè ci assomigliamo tanto: entrambi nascondiamo le nostre emozioni al mondo esterno dietro le nostre parole, spesso vuote e i nostri gesti.
Abbiamo entrambi paura di qualcosa che lacera e tortura nostri indifesi animi feriti, che insistentemente si chiedono cosa abbiano fatto per essere sottoposti ad una tale tortura.
Domanda a cui però, nessuno dei due avrà mai risposta.Entrambi ci stiamo prendendo cura dei nostri tagli che appaiono inesistenti alla luce del sole. Solamente che siamo così impegnati a nasconderli che non riusciamo nemmeno a prendercene cura nel modo giusto.
Un rumore mi risveglia dai miei pensieri: il microonde sta suonando, i pop corn sono pronti.
Gli tira fuori dal microonde versandoli in una ciotola.
Ci avviamo nel soggiorno senza fiatare, limitandoci a sorridere quando i nostri sguardi si incorociano, come se fossimo consapevoli che ad entrambi manca qualcosa dentro il proprio corpo.Scegliamo una commedia e non appena partono le prime battute l'atmofera inizia ad alleggeririsi almeno un po'.
Mi alzo poco dopo l'inizio del film per andare a prendere qualcosa dal frigo, una birra per lui e una coca cola per me, per poi tornare nel soggiorno.I minuti passano e l'unica cosa che facciamo è ridere a crepapelle mentre commentiamo ciò che sta succedendo nelle varie scene.
Era da tanto che in questa casa si sentiva qualcos'altro che non fossero pianti o grida, ma soprattutto era da tanto che non ridevamo insieme come una vera famiglia.
Come un tempo, quando tutti i problemi non esistevano e noi eravamo esattamente come gli altri.
Quando giocavamo insieme a calcio in giardino.
Quando non avevamo testato il dolore sulla nostra pelle.
Prima di essere spezzati da qualcosa di molto più grande di noi.
Prima che ci iniziassimo a sentirci soli ed incompresi.Nella stanza continuano a rieccheggiare i suoni delle nostre risate e sembra come se il mio cuore iniziasse di nuovo a battere.
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Ciao a tutti come state?
Spero bene. Scusate l'attesa davvero lunga, ma ho davvero avuto poco tempo a disposizione per scrivere negli ultimi tempi.
Mancano davvero poche parti alla fine della storia e nonostante l'attesa, spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Vi voglio bene<33
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What do you think about me?
RomanceGreta, ragazza nata e cresciuta a Milano, si trasferisce a Cagliari per via del lavoro di suo padre assieme alla sua famiglia. Abituata a ricevere amore incondizionato dai suoi genitori cercherà di trovare il suo equilibrio nella sua nuova città cir...