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Greta pov's:

Nicolò mi ha scritto un messaggio per raccontarmi della sua serata con suo padre, ed io sono così felice di sapere che si sono divertiti un po' insieme.
Pur non potendo vederlo, dal suo messaggio riesco a intravedere le sue iridi lucenti mentre delle lacrime gli rigano il volto. Lo immagino seduto sul suo letto a cercare di digitare qualcos'altro e ad ogni secondo che passa col volto posato sullo schermo il suo sorriso si allarga è tutto reale e non solo uno scherzo della sua perfida immaginazione.
È felice e se lo è meritato.

Guardare il suo messaggio mi ha trasmesso qualcosa.
Avverto come una strana sensazione nel petto. Come se mi avesse dato il coraggio di fare ciò che credevo non sarebbe mai accaduto.
La mia mente mi guida verso l'armadio, da cui prendo dei quaderni che pensavo non avrei aperto mai più.
Quelle pagine che risalgono a sei anni fa, le stesse di cui si può ancora sentire il dolore che grida e si propaga tra le righe, mentre giace persino ancora profondamente nel mio corpo.
Ormai lo porto con me.

Mi accascio contro la porta, che mi assicuro che sia chiusa a chiave e appoggio il quaderno davanti a me.
È una cosa che sono pronta a fare, ma ho bisogno di tempo.
Sospiro e con le mani tremanti afferro il quaderno e lo stringo al petto e poco dopo inizio a slacciare il laccetto della chiusura.
Deglutisco e avverto come se mi stesse venendo a mancare il respiro.
A volte è difficile farsi forza da soli quando tutto ciò che si vorrebbe è una spalla su cui appoggiarsi.
Vorrei urlare, fuggire lontano, ma si sa, non posso continuare a scappare da qualcosa che ormai è passato e che non potrà più farmi del male.

Apro il quaderno e leggo la data della prima pagina, mentre le lacrime non fanno altro che solcarmi le guance.
Inizio a leggere con un tono di voce quasi impercettibile, come se avessi paura che parlando più forte tutto potesse rianimarsi attorno a me.

12/2/2017

Sento le ragazze ridere dietro le mie spalle.
Sussurrano qualcosa tra loro e ogni tanto sento il mio nome fuoriuscire dalle loro labbra.
Guardo fuori dalla finestra, il mio unico contatto col mondo esterno: le foglie cadono dagli alberi e per un po' mi sembra di vederci i pezzi di me che volano via assieme a loro.
Sono così distrutta che ormai non ho più nemmeno il coraggio di girarmi per protestare.
La mia anima è un insieme di cocci rotti che a fatica combaciano ancora l'uno con l'altro. Però lei non dice niente, sta in silenzio e aspetta che tutto finisca tutta la sofferenza a cui è costantemente sottoposta.
Attende che il respiro ritorni regolare e che la sua mente la smetta di dirgli che non è abbastanza.
Inoltre, anziché gridare al mondo ciò che provo preferisco tenerlo dentro di me, mentre i demoni graffiano con le unghie la mia cassa toracica per uscire. Ma non posso liberare da me ciò che potrebbe spaventare qualcun altro. Io so come controllarli, per questo è meglio che li tenga io. Anche perché chi mai potrebbe comprendere un dolore che non è il suo?  Ma sopratutto, chi mai potrebbe capire il mio?
Mi guardo intorno e poco basta per farmi rendere conto che basterebbe solo guardare i miei occhi per capire che sono vuoti, privi di qualsiasi emozione e non sono più in grado di far trasparire niente.
Basterebbe solo ascoltarmi per un momento, ma a volte sembra come se per la gente sia estenuante.
Mi sento sola, persa in un meccanismo di crudeltà.
Fuori sorrido, mentre sento le parole tagliendi su di me alle mie spalle e spero solo di svegliarmi da un brutto sogno.
Sono seduta sul pavimento del cortile, perchè nessuno mi ha scelto come membro della sua squadra di pallacanestro.
Il mio sorriso è sempre sul mio volto, ma se qualcuno si avvicinasse un po' sarebbe in grado di vedere ciò che tra poco la mia apparente gioia non potrà più nascondere.
Ma nessuno potrà mai capire il senso di vuoto che regna costantemente nel mio petto, lo stesso che niente è in grado di colmare.
Vorrei piangere, ma non posso qui, non posso dimostrare alcuno stato di debolezza davanti a loro.
Devi essere forte, prima o poi questo finirà Greta, te l'hanno promesso.
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Scoppio in un fiume di lacrime.
Avverto le stesse sensazioni sulla mie pelle,nonostante il passare degli anni, e nel mentre penso che se potessi, andrei a sedermi accanto alla me di cinque anni fa sul pavimento dell'angolo della palestra mentre pensa se potrà mai essere una di loro che giocano sparpagliati per il campo.
Quella bambina sognava, era capace più di chiunque altro, ma quelle persone non sono state in grado di capirlo. Non li odio per questo però, ma spesso immagino chi sarei se le cose fossero andate diversamente e penso che forse non mi meritavo tutto ciò che è accaduto.
Questo perché, come ho detto a Nicolò, nessuno si merita mai il dolore che gli viene inflitto.
Ed io non meritavo il mio.
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Hey ciao a tutti come state?💜
So che non pubblico da un po', ma nelle ultime settimane l'unica cosa che ho fatto è studiare, quindi non ho avuto nemmeno un minuto per scrivere o leggere e devo dire che mi dispiace davvero tanto.
Ciò nonostante, in questo capitolo ho voluto portavi alla luce una nuova sfumatura sul passato di Greta e in cui un po' mi ci rivedo anche io🩷.
Se vi siete ritrovati anche in alcune delle frasi delle pagine di diario della protagonista, ricordate che non siete soli e che trovare il coraggio di parlarne è importante❤️‍🩹.
Grazie anche questa volta, vi voglio bene💛.
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