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~però ti guardo e siamo simili, simili, simili entrambi col sorriso e i lividi, lividi, lividi~
                                      Solo, Ultimo<3

Nicolò pov's:
Non appena abbandono le chiavi di casa sul mobile accanto all'entrata vengo come al solito accolto dal silenzio.
Fa così paura e mi ricorda che qui non c'è nessuno, ed è frustrante cercare di capire almeno un cazzo motivo per cui credere di non meritare amore, quello di mio padre, ma la verità è che non mi viene in mente niente.

Salgo le scale a passi pesanti, stanco dalla festa, trascinando i miei piedi fino alla porta della mia stanza chiusa.
Non appena la apro è come se venissi investito in pieno da uno tsunami, non di acqua, ma di parole.

Mio padre è seduto sul mio letto, con le gambe leggermente divaricate mentre mi osserva. I suoi occhi non tramutano alcuna emozione, ma vorrei tanto sapere a cosa sta pensando.
Sembra aspettare qui da un po' a giudicare dalla sua espressione stanca.

Il mio battito accelera, mentre sbatto ripetutamente gli occhi per capire se tutto questo.
Mai avuto l'impressione di vivere dentro qualcosa di pura finzione?
Come se fossi solamente un burattino comandato da qualcun'altro che pensa solo ad un modo per riprendersi la propria vita.

Sono ancora davanti allo stipite della porta, quando mio padre mi prega di sedermi con lui.
Lo faccio, senza protestare, stanco ormai di fare parte di questo gioco.
Forse è il caso di iniziare una nuova partita.
D'altronde come si può continuare a giocare su un campo ormai distrutto?

Riporto la mia attenzione su mio padre, che sta cercando un modo per iniziare questa conversazione di cui vorrei capire lo scopo.

<<mi dispiace>> sento il mio cuore fermarsi per qualche secondo.
Non mi ha mai chiesto scusa.
Nessuno lo ha mai fatto in effetti.
Nessuno si è mai scusato per tutto il male che mi è stato causato,mai qualcuno ha avuto il coraggio di chiedermi scusa per il mio dolore, le persone hanno solo provato una grande compassione per me ed io non voglio questo, non l'ho mai voluto.

<<mi dispiace tanto.
Non so se sia tardi ormai, ma le tue parole mi hanno fatto riflettere.
Non ho pensato ad altro da ormai ieri sera>> il suo sguardo è puntato su di me, ma è perso nel vuoto, come se riuscisse a visionare di nuovo ciò che è successo. Non ci vediamo da allora.
Stamattina è andato a lavorare presto, perciò i nostri sgaurdi non si sono incrociati nemmeno una volta.

Continua, con la sua voce ormai indebolita
<<Non ci sono mai stato per te quando ne avevi bisogno e non ho mai notato i tuoi occhi che cercavano solo aiuto, e non hai idea di quanto questo mi faccia male>> Si interrompe e la sua voce è ormai tremante, mentre si tortura le dita delle mani in preda all'agitazione.
Capisco da chi ho preso questa relazione adesso.
Siamo più simili di quanto crediamo.
I lineamenti marcati, gli occhi, in tanti ci dicono che siamo uno la copia dell'altro. Perché allora mi tiene sempre così lontano?

<<dicono che non sia mai troppo tardi per fare la cosa giusta, ma ho paura che non sia così.
Non mi aspetto che tu mi perdoni e hai tutto il diritto di essere arrabbiato con me.
Non è facile credere a queste mie parole, ma non posso, anzi non voglio perderti>>

Non mi sono neanche reso conto che si è alzato in piedi e sta camminando avanti e indietro per la stanza.
Adesso anche io sono in piedi, ma non riesco più a dire niente.

<<mi sono perso tanto, probabilmente troppo, ma non voglio più che sia così.
Io ti voglio bene Nicolò>>

Il mio cuore salta di un battito.
Ti voglio bene Nicolò.
Da quanto tempo era che me lo diceva? Ma la vera domanda, ho mai sentito queste parole fuoriuscire dalle sue labbra?

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