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Diana si svegliò alle sei del mattino quella mattina, per prendere il treno diretto a Ravenna, località di mare dove il padre della ragazza aveva deciso di trasferirsi.

Dopo qualche ora era arrivata, decise di camminare dalla stazione fino a casa del padre, per godersi questi ultimi minuti di pace. Ammirò il mare, che era leggermente mosso. Le spiagge affollate e i bagnanti a prendere il sole. I negozi pieni di souvenir del posto e molti altri. Si rilassò per quei dieci minuti di camminata, ma poi la sua tranquillità finì non appena si avvicinò alla villetta.

Era una piccola casetta, tutta trasandata. Rispetto alle altre che vi erano, il giardino era completamente trascurato con erbacce e piante morte. Per non parlare della verniciatura esterna rovinata dal tempo - quella casa metteva i brividi solo a guardarla.

Suonò il campanello del cancello principale e si aprii dopo qualche secondo.

Si addentrò nel giardino stando attenta a non inciampare.

Sopirò sperando che questi giorni passino in fretta. Si fermò davanti alla porta e, in mente, fece una preghiera a Merlino che andasse tutto bene. Poi bussò.

Come si respira, mamma?

Un'uomo alto, dai capelli bruni e occhi marroni, proprio come quelli di Diana, aprii la porta con uno scatto. Sul volto non trapelava nessuna emozione - il fianco appoggiato allo stipite della sporta mentre le braccia erano incrociate.

Diana sussultò quando vise per la prima volta in cinque anni il padre, era esattamente come si ricordava.

Una volta che vedi il diavolo per la prima volta, non lo scordi facilmente.

I due rimasero li a guardarsi per parecchio tempo senza dire una singola parola.

Si mise dritto. <<Non saluti tuo padre?>> un sorriso malizioso li crebbe sul volto, mentre si avvicinava a lei.

Una scossa di brividi su tutto il suo copro la fece sussultare quando il padre le sfiorò una ciocca di capelli <Ciao, padre.>> il suo sguardo si abbassò, mentre si scansava da lui.

L'uomo fece spazio e alla figlia di entrare in casa. Non appena lei entrò un'orribile sensazione la pervase il corpo, ma cercò di non farlo notare.

Il padre la raggiunse e si posizionò di fronte a le. <<Sei bellissima.>> le toccò il viso, ma lei si scansò immediatamente. A passo svelto andò verso il corridoio e lo percorse velocemente.

Arrivata nella sua stanza si chiuse a chiave senza esitazione.

Fece un gran respiro mentre posava la borsa con le sue cosa sul letto. In quella stanza viaggiavano ricordi bellissimi riguardanti l'infanzia di Diana. Avevano sempre avuto due case, una in Puglia, che era la principale, e questa che originariamente era casa dei suoi nonni paterni, per questo aveva la sua camera personale, ma quando morirono, diventò del padre.

Si guardò in torno, la stanza era rimasta uguale a come se la ricordava. Le pareti di un lilla chiarissimo, il letto ad una piazza di legno bianco con sopra i suoi vecchi pupazzi, la piccola scrivania con ancora tutti i disegni di Diana non finiti, e la finestra che tanto amava dotata di graziose tende viola. Nonostante non ci abitava, aveva deciso di fare la sua cameretta pure li, così che quando veniva a trovare i nonni, aveva i suoi giochi.

Butterfly || Draco MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora