Capitolo 64

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"Non dovresti essere a letto?"

Tony distolse a malincuore lo sguardo dalla gara di sguardi che stava avendo con la macchina del caffè, osservando Barnes che scivolava in cucina.

“E tu non dovresti essere,” Tony si interruppe, dando un'occhiata all'altro uomo. "A dipingere un Jackson Pollock?"

Barnes si limitò a sbuffare, abbassando lo sguardo sugli schizzi rossi che gli ricoprivano il torso e le braccia, senza riuscire a vedere le poche spolverate di sangue che gli solcavano anche il viso. "Diciamo così", rispose, aggirando Tony per aprire il rubinetto, infilando le mani sotto il getto d'acqua e osservando i rivoli scuri che gocciolavano nella vasca e giù per lo scarico.

"Dov'è Steve?" Chiese Tony. Sapeva a chi apparteneva quel sangue. Una parte di lui si ostinava ancora a provare un leggero disagio per la violenza, ma era a malapena presente. Dopo tutto quello che era successo nel corso della sua relazione con i Commandos, la tolleranza di Tony per il coinvolgimento diretto nella brutalità quotidiana delle gang era aumentata a dismisura. Tanto che l'esile parte di lui che non era offuscata da questi dubbi, si stava rallegrando del fatto che ciò che stava accadendo nel seminterrato era dovuto a lui, era per lui. Sapere che erano lì sotto, che cercavano disperatamente di rivendicare una parvenza di vendetta, che si vendicavano del dolore di Tony un pugno alla volta, faceva pompare il sangue e cantare il cuore di Tony con un orgoglio viscerale appena scoperto.

“Sta ancora dipingendo.”

Tony si accigliò. "Sei sicuro che-"

"Lo tengo d'occhio, non preoccuparti", lo interruppe Barnes. "È solo che... ne ha bisogno in questo momento. Non è stato facile per lui, né per nessuno di noi, quando non c'eri. E non farlo", continuò, bloccando il tentativo di Tony di parlare. "Non scusarti. Quello che ti è successo è colpa di tutti noi."

Tony sbuffò, preparandosi a una discussione familiare. “Non poteva sapere cosa sarebbe successo. Se ricordo bene, vi stavate già occupando del disordine nei miei magazzini.”

Barnes sospirò, passandosi una mano tra i capelli unti. "Non avrebbe dovuto avere importanza. Avremmo dovuto tenerti più vicino. Avrei dovuto tenerti più vicino."

Tony sbuffò. "Da quando sei la mia guardia del corpo personale?"

"Il mio compito è quello di rendere felice Steve. Che tu ci creda o no, sembra che tu ci riesca", scrollò le spalle Bucky, chiudendo il rubinetto e asciugandosi le mani ormai pulite sul retro dei pantaloni. "Ergo, far felice Steve significa tenerti al sicuro."

"È questo il tuo modo di dirmi che ti piaccio?" Tony sorrise dolcemente.

Barnes gli rivolse uno sguardo vuoto. "Qualsiasi cosa ti aiuti a dormire la notte."

Tony rise di nuovo mentre estraeva la tazza finalmente piena da sotto la macchina del caffè, canticchiando leggermente mentre si accoccolava intorno al suo calore come un gatto. Questo fino a quando non gli fu strappata dalle mani.

"Come osi?", sibilò Tony, osservando con orrore Barnes che si scolava l'intera tazza in un colpo solo.

Barnes emise un gemito di apprezzamento, sbattendo la tazza ormai vuota contro il bancone. "Dovresti essere a riposo a letto", disse compiaciuto. "Niente caffè per te."

"Mi prendi in giro?".

"E poi", Barnes alzò le spalle. "Ho avuto una giornata difficile. Avere a che fare con quegli stronzi del piano di sotto mi ha davvero tolto molto. Avevo bisogno di un po' di carica."

Go Ugly Early - Traduzione Italiana (Stony)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora