Capitolo 75

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Tony pensava che si sarebbe abituato al suono del cinguettio degli uccelli che lo svegliava ogni mattina, ma ecco che era al ventisettesimo giorno e le sue dita ancora si contorcevano per cercare l'arma da fuoco che sapeva non essere lì. Sognare di ridurre le sveglie demoniache a nient'altro che un mucchio di piume era soddisfacente solo finché non apriva gli occhi e si rendeva conto che erano ancora lì.

Tony gemette, allungando le membra sull'ampio letto, con le dita che scavavano nelle lenzuola di seta. Gli occhi si aprirono di scatto, lanciando appena un'occhiata al soffitto alto sopra di lui prima di girare la testa, con lo sguardo rivolto all'altro lato del letto.

Vuoto. Come sempre.

Non era sicuro del perché lo facesse, controllare il letto ogni mattina. Tony si trovava nel suo rifugio da quasi un mese - Steve non si era fatto vedere nei giorni precedenti, non c'era motivo per cui dovesse essere a letto in quel momento.

Tony deglutì intorno al nodo che gli si era formato in gola, ignorando il dolore che pulsava dietro il reattore ad arco, optando per continuare la sua routine quotidiana.

Era in pilota automatico, entrava in bagno per fare i suoi bisogni, si lavava i denti e si spruzzava dell'acqua fredda sul viso, ignorando l'impulso di guardarsi allo specchio. Non sapeva esattamente cosa avrebbe visto, ma Tony sapeva che non gli sarebbe piaciuto. Non si era rasato, anzi, a malapena si era fatto la doccia. Ma Tony sapeva che le parti che non erano coperte di peli unti sarebbero state peggio; la pelle pallida che ogni giorno che passava mostrava una crescente quantità di rilievi ossei. Anche il cibo non era esattamente una priorità.

In effetti, la cucina era rimasta per lo più inutilizzata, Tony ci entrava solo per il caffè, usando la stessa tazza giorno dopo giorno. JARVIS avviava automaticamente il suo caffè al risveglio, in modo che fosse già pronto quando Tony scendeva le scale. Negli ultimi dieci giorni, JARVIS gli preparava del caffè decaffeinato, in segno di protesta silenziosa. Tony aveva finalmente messo a tacere la fastidiosa IA e JARVIS era stato lasciato libero di reagire nell'unico modo in cui poteva ancora farlo. A Tony non importava, tanto il caffè lo assaporava appena.

Scivolando giù per le scale, prese la tazza macchiata di caffè che aveva infilato sotto la macchina la sera precedente. Si godette il silenzio prima di bere un grosso sorso. Immediatamente le sue labbra si arricciarono per il disgusto. Tony sapeva che la sua macchina da caffè industriale - che aveva progettato lui stesso - poteva conservare mesi di caffè tostato. Abbassò lo sguardo sulla tazza, osservando l'acqua marrone ruggine. Sembrava che JARVIS avesse alzato il tiro, ricorrendo all'annacquamento della tazza di caffè mattutina. Tony fissò la telecamera più vicina alla sua IA, ma scelse di non rispondere. Avrebbe parlato solo a se stesso, in realtà.

Avvolgendo le mani intorno alla tazza fumante, Tony attraversò il resto della cucina e aprì la porta sul patio posteriore. Il primo passo all'aria aperta era sempre accompagnato da una folata di aria gelida - la sua seconda sveglia, come amava chiamarla. Non c'era neve al suolo - le possibilità erano poche e rare - ma anche il Sud non era immune dalla morsa fredda del pugno dell'inverno. E al mattino, prima che il sole cominciasse a fare capolino dietro i boschi, la brezza era spietata come a New York.


Ragioni come queste erano più che sufficienti per richiedere più strati, forse anche scarpe, ma Tony non se ne preoccupava. Ogni mattina usciva con la maglia logora con cui era crollato a letto, i pantaloni sudici e i calzini consumati che cominciavano a presentare strappi e buchi a causa delle passeggiate all'aperto dei giorni precedenti.

Accoglieva il freddo, respirandolo profondamente ogni mattina come un vecchio amico. I brividi che gli attraversavano il corpo lo spingevano a fare un passo alla volta, mentre l'erba coperta di brina macchiava il fondo dei calzini. Non ci volle molto perché l'intorpidimento lo inghiottisse, e rimase come un guscio di se stesso, uno zombie che incespicava nel campo erboso. Gli ricordava una delle storie di fantasmi che Jarvis gli raccontava da bambino - un'anima intrappolata a camminare nella brughiera per l'eternità, bloccata in un ciclo infinito di ricerca di un amante perduto.

Go Ugly Early - Traduzione Italiana (Stony)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora