Capitolo 8-Non è facile ingannare il cuore

67 9 4
                                    

Narra Karol

Siamo nel van. Martín ci ha appena consegnato i testi delle canzoni, del primo disco di Soy Luna. Mi concentro leggendo i testi delle canzoni che canterò io, cercando di memorizzare alla bene in meglio ogni singola parola: è il mio primo lavoro importante voglio essere perfetta, non voglio fare nessun errore, non... non voglio fallire.

Passano una ventina di minuti quando vedo un grande condominio, moderno e con tanti piani. Le pareti esterne sono dipinte di un nero grafite e le finestre sono coperte da lunghe tende bianche, pulitissime. Guardo quasi incantata fuori dai finestrini quando vengo distratta dall'auto che si ferma: dobbiamo scendere.

Tra risate e scherzi pian piano scendono tutti dalla macchina. Io scendo per ultima, no aspetta, non sono l'ultima. C'è Ruggero ancora seduto sul sedile del van: sta scrivendo un messaggio, che continua a cancellare.

Mi avvicino a lui e gli chiedo:

"Ei Ruggerito tutto ok?"

Lui mi risponde con un distratto "Cosa?"

Io allora mi siedo accanto a lui:

"Ci seii?"

Faccio capolino e guardo il contatto: è Candelaria.

Agrotto la fronte e piego la testa di lato. Lo osservo con i miei occhi verdi chiedendo una risposta.

Lui ride allora io gli chiedo a mia volta sorridendo:

"Perché ridi?"

Lui, mi risponde, ancora ridendo... la sua risata è speciale, così semplice e sincera... quando ride il suo viso è diverso, non saprei come descriverlo.

Piega la testa, sorride e mi dice:

"Perché sei bellissima."

In sottofondo partono le prime note di una canzone, mi sembra si chiami "Me muero por vos".

Sento le guance scaldarsi, la mia espressione sul viso cambia.

Lui anche cambia l'espressione: mi guarda con i suoi occhi marrone chiaro, mi guarda intensamente e istintivamente si avvicina.

Mi avvicino anche io: è tutto così magico, ci siamo solo noi due sulla faccia della Terra.

Ci avviciniamo sempre di più, fino a quando tra di noi c'è un solo centimetro che ci separa.

Poi però sentiamo il van muoversi: ci guardiamo intorno allarmati e capiamo: ci stiamo allontanando dallo studio. Cominciamo a bussare al separatore, dietro il quale c'è l'autista che balla e canta a squarciagola ma la musica è troppo alta e non ci sente.

Prendo il telefono e provo a chiamare Valentina ma risponde la segreteria anche se inutilmente visto che non abbiamo molto tempo, le lascio un messaggio:

"Vale! Io e Ruggero siamo rinchiusi nel van che è appena partito, Abbiamo provato a chiamare l'autista ma non ci sente per via della musica troppo alta. Avvisa gli altri, perfavore, noi cerchiamo il modo di uscire al più presto."

Ruggerito anche prende il telefono, cercando di chiamare Martín ma non riesce a fare più di due squilli, prima che lo smartphone si spegni, perché scarico.

"E ora? Cosa facciamo?" Gli chiedo.

Lui si siede e mi risponde dicendo:

"Non possiamo certo saltare dai finestrini, quindi ci tocca aspettare che si fermi da qualche parte."

Io, però, non mi arrendo:

"No, non è possibile, dev'esserci un modo per scendere."

Lui ribatte:

"Sevilla è inutile, l'unica cosa che puoi fare ora è sederti accanto a me e lasciare che il tempo scorri."

Io, nervosa, dico:

"Lo sai che quando fai così sei insopportabile, Pasquarelli?"

Ruggerito mi risponde con un sorriso fiero:

"Lo so"

Arresa, mi siedo vicino a lui. Ci guardiamo e cominciamo a ridere: questa sì che è una situazione strana.

Tra chiacchere il tempo passa velocemente e finalmente l'auto si ferma, davanti una pasticceria.

L'autista, che vediamo sempre triste e serio, scende canticchiando.

A quel punto bussiamo catturando la sua attenzione:

"Cosa ci fate qui?!" ci chiede, sorpreso.

Ruggerito ed io ci scambiamo uno sguardo d'intesa e rispondiamo all'unisono:

"Storia lunga"

Lui ci risponde:

"Va bene, va bene ho capito. Forza salite che vi riporto nello studio"

Noi ringraziamo e ci mettiamo sui sedili. Noto che, prima di mettere a moto, l'autista guarda prima con nostalgia la pasticceria, poi, stufo, guarda noi.

Arrivati davanti al condominio scendiamo ringraziando ancora e ci dirigiamo verso il citofono.

Ci aprono, saliamo le scale, apriamo la porta dello studio e vi troviamo Candelaria.

Ha le braccia conserte e uno sguardo pieno di cattiveria.

Guardo Ruggerito con un po' di paura, lui mi stringe la mano e mi sorride, incerto. Capisco che il caso di lasciarli soli.

Allontanandomi gli sussurro "Buona fortuna" poi noto gli occhi da serpe di Candelaria fissi su di me, e scappo via.

Sto pensando di tornare indietro, ma mi chiamano per andare a registrare "Alas", la mia primissima vera canzone.

Le note partono e, cantando le prime parole, mi rendo conto che il mio sogno è diventato reale, che grazie a Luna il mio sogno si è realizzato.



"Nunca es fácil engañar al corazón"

-Lali🤍


Tra sogno e realtà - Ruggarol historyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora