Capitolo 57-Pensieri felici

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Narra Ruggero

"Stiamo per atterrare, per questo vi chiediamo di allacciare le cinture."

Dice una voce femminile da un microfono, per colpa della quale, mi sveglio.

Ancora assonnato, mi guardo intorno cercando la cintura sul mio sedile.

Mentre me la allaccio, il mio sguardo cade su Karolcita: ha la cintura allacciata, dorme ancora ed ha il viso rosso, come se avesse pianto... preoccupato, decido di non distogliere lo sguardo dal suo viso.

Infatti, ad un certo punto, vedo scendere dai suoi occhi, delle lacrime, accompagnate da un'espressione triste.

Le lacrime cominciano ad aumentare, e Karol si agita nel sonno: non sono sicuro se svegliarla o meno, non vorrei interromperla mentre si riposa, ma a me pare che stia soffrendo un po' troppo, così decido di darle un colpetto vicino al braccio.

Lei apre gli occhi lentamente, che noto subito quanto siano gonfi e rossi.

Allora, mi avvicino a lei e sussurrando le chiedo:

"Stai bene?"

Lei mi risponde con una voce spezzata che non le ho mai sentito uscire dalle labbra:

"Credo... credo di sì..."

"Stavi piangendo..."

Mi guarda confusa:

"Stavo... stavo piangendo, io?"

"Sì."

Sempre con la stessa espressione confusa, si sistema sul sedile e guarda dritto davanti a sé.

Poi, dopo qualche minuto si rigira verso di me esclamando:

"Ora mi ricordo!"

"Cosa ricordi?"

"Tutto!"

La guardo con un'espressione interrogativa.

"Ho fatto un sogno, un incubo, in realtà."

"E cosa succedeva?"

"Beh... c'eri tu."

"Io? E cosa c'entro io nei tuoi sogni."

Dice qualcosa a bassa voce che non riesco a capire; in realtà credo abbia detto qualcosa del tipo:

"Tu c'entri sempre in ogni singolo sogno ed incubo che faccio... soprattutto nei sogni, a dire il vero."

Cerco di nascondere la risata e farle credere di non aver capito:

"Hai detto qualcosa?"

"No... niente, niente."

Mi guarda per qualche secondo e poi apre bocca, io credo quasi che mi stia per dire la verità, invece ritorna sul sogno:

"Eravamo nell'aeroporto, in questo aeroporto, quello di Buenos Aires. Scendevamo dal nostro aereo ed andavamo insieme verso l'uscita."

"Poi? Cosa succedeva?"

"Che tu mi davi una bella notizia, che ora non mi ricordo bene, ma ridevamo e ci abbracciavamo. Tu poi mi dicevi che saresti tornato presto e andavi via, lasciandomi sola nell'aeroporto ormai vuoto. Ti osservavo allontanarti ma ad un certo punto una donna ti prendeva per il braccio, facendoti scomparire nel nulla. Io cominciavo a piangere e cadevo in un buco completamente nero dove, alla sua fine, trovavo una strada che mi portava ad una gabbia, nella quale tu eri rinchiuso. Mi chiedevi scusa per tutto e poi mi sono svegliata."

Tra sogno e realtà - Ruggarol historyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora