Capitolo 13-L'ultima notte

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Narra Ruggero

Ultima sera qui a Cancún. Sono davanti allo specchio e mi sto sistemando la camicia di lino. Questo mese è passato così velocemente... la canzoni, le riprese, le pause... è stato tutto così meravigliosamente stancante. Ogni notte, prima di chiudere gli occhi, ringraziavo Dio per avermi dato questa vita che, anche se piena di difficoltà, è così bella ed è proprio tutto quello che ho sempre sognato.

Anche se oggi è stata piena di lavoro, abbiamo deciso di uscire e di andare tutti a cena fuori.

Sono le otto e un quarto: è ora di andare al ristorante. Ci incontriamo davanti al locale che affaccia sul tavolo. Ci siamo già tutti, sia noi ragazzi e gli adulti. Il cameriere ci accompagna al tavolo, è posizionato sulla terrazza.

Seduti intorno al grande e appartato tavolo, noto il viso triste e angosciato di Karolcita, accanto a me. Avvicinandomi, le sussurro:

"Ei, tutto ok?"

"Mm mm..." Fa lei, distratta più che mai.

Le stringo la mano e chiedo:

"Vuoi che usciamo fuori?"

Annuisce, è così dolce, delicata come una bambina.

"Veniamo subito." Dico agli altri, mentre ci alziamo.

Mentre ci allontaniamo, lasciamo alle nostre spalle risate e applausi da parte dei ragazzi, tra Katja e l'imbucato Maxi non so chi è peggio...

Camminiamo un po', in silenzio. Lei tiene la testa abbassata, con gli occhi che guardano un po' il marciapiede, un po' intorno... il mare, i palazzi, i locali... essendo un lunedì sera e essendo passato l'orario lavorativo, non c'è quasi nessuno in giro, tranne qualche signore in giacca e cravatta che sta tornando dagli uffici. È una serata molto tranquilla.

Dopo cinque minuti di passeggiata silenziosa troviamo una piccola terrazza, che affaccia sul mare calmo. Proprio lì al centro c'è una piccola ma elegante panchina in legno.

Ci sediamo uno accanto all'altra. Lei poggia la sua testa sulla mia spalla e, guardando il mare con una lacrimuccia negli occhi, dice con la voce quasi spezzata:

"Mi mancherà..."

Ecco, ora capisco tutto: è cresciuta qui in Messico, ha passate tutta la sua infanzia qui, è in questa nazione che conserva i ricordi più belli e significativi ed ora, ora deve scegliere tra il suo sogno ed i suoi affetti. Come la capisco: questo è quello che letteralmente ho passato io quattro anni fa, quando mi sono ho dovuto lasciare l'Italia per inseguire il mio sogno a Buenos Aires. Non molti anni fa, anche io ho dovuto scegliere tra seguire il mio sogno e la mia famiglia, i miei amici.

"Vieni qui" Le dico, aprendo le braccia.

Lei si lancia nel mio abbraccio.

"Andrà tutto bene, e te lo dice uno che ci è passato."

"Ho paura..." Mi dice a bassa voce, guardandomi con i suoi occhioni verdi pieni di lacrime.

"Lo so, lo so ma ci sarò io per te, sempre. Ricordati: qualunque cosa accada, qualunque tipo di aiuto la prima per sona che potrai chiamare, sarò io. Perché ci tengo tanto a te, mia piccola Mowgli."

"Mowgli?" Mi chiede ridendo.

"Sì, certo! Non hai mai visto Il libro della giungla?"

"Ahh ecco! Allora tu saresti Baloo!"

"Esattamente!" Ridiamo insieme.

Mi alzo, e le porgo la mano:

"Torniamo di là?"

Sorridendomi dice di sì.

Poi ci alziamo e ritorniamo nel ristorante ridendo e scherzando come sempre.

Se è tutto questo che ci aspetta a Buenos Aires, questa è la vita che voglio vivere, da ora e per sempre.




"Yo sé que tú a mí me quieres un poco

Con tu carita posada en mi hombro

Mira quien canta, es la voz de mi alma"

-AlejandroSanz y Camila Cabello🤍

Tra sogno e realtà - Ruggarol historyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora