Capitolo 31-Invisible string

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Narra Ruggero

Dopo tante settimane di continui conflitti, chiacchierate cercando di far ragionare Martín, litigi con Candelaria nati solo per colpa sua e per farla inutilmente ragionare torno a casa stanchissimo e mi butto sul mio letto senza neanche cambiarmi come morto.

Questi ultimi giorni sono stati durissimi e mi hanno tolto tutte le forze.

Inoltre le mie speranze stanno sparendo ogni minuto in più... come posso aver perso tutto quello che avevo ottenuto dopo tanti anni di lavoro nel giro di una settimana? E per colpa di qualcuno che per me era così importante e che conoscevo così bene... com'è possibile?

Quello che voglio ora è solo tornare a casa dai miei genitori e mio fratello e, magari, con Karolcita che nonostante tutto quello che sta succedendo non mi ha mai, MAI, abbandonato, che continua a rendermi felice nonostante tutto.

Però purtroppo non posso, non posso tornare in Italia, a casa mia: devo essere forte e resistere a tanto male e tanta follia... prima o poi tutto questo finirà, prima o poi passerà questo brutto temporale e ritornerà il sole... almeno lo spero...

Non sogno nemmeno, è tutto nero nella mia testa, un buio pesto in cui non riesco ad accendere nemmeno una piccola lucina.

Quando riapro gli occhi li poso subito sull'orologio digitale: sono le cinque del mattino.

Decido di fare una doccia che dura appena cinque minuti e appena uscito mi cambio.

Guardo fuori dalla finestra: la grande città di Buenos Aires dorme ancora, in giro si vede solo qualche signore che butta via la spazzatura e poche macchine passano per le strade, anche davanti a casa mia la cui strada è di solito molto trafficata.

Resto immobile davanti alla finestra della mia camera da letto senza provare alcun sentimento, alcuna emozione.

Sento bussare alla porta, vado verso il citofono per controllare chi è, a quest'ora della mattina, poi.

"Chi è?" Chiedo.

"Io!" Mi risponde l'inconfondibile voce di Karolcita.

Sorpreso, le dico di salire.

"Che succede?" Dico preoccupato, pensando a qualcosa di terribile.

"Niente... cioè... posso entrare?"

Certo, le faccio strada verso il piccolo divano del soggiorno.

Accendo la luce, visto che è buio pesto.

Una volta seduta, comincia a spiegarmi cos'è successo.

"Mi sono svegliata, all'improvviso, circa mezz'ora o un'ora fa. Ho sentito una strana sensazione allo stomaco, come se avessi preso una pugnalata dietro le spalle. Ho controllato se a casa in Messico andava tutto bene, ho chiamato quindi mamma che si era svegliata da poco, siamo state un po' in chiamata e mi ha raccontato le ultime cose accadute lì, ma niente di grave o incredibile, le solite cose insomma. Allora mi sono cambiata, ho messo il mio cappotto, quello leggero e sono uscita di casa senza sapere bene dove andare. Ho vagato per la città ma facendo una strada ben precisa, che già conoscevo bene ma che in quel momento non avevo riconosciuto. Era come se il mio cuore mi stesse guidando... e sono arrivata qui, con la sensazione che qualcosa non andasse che diventava sempre più forte."

Sono molto sorpresa da ciò che mi ha appena detto Karolcita, e sempre più convinto che lei, chissà, possa essere la mia anima gemella...

Sentiamo entrambi i sentimenti dell'altro, siamo sinceramente felice se l'altro lo è, sentiamo un vuoto dentro lo stomaco quando l'altro sta male, una sensazione come se ci avessero tagliato un braccio, come se ci mancasse qualcosa di fondamentale, quando l'altro non c'è...

Che sarà questo il vero amore?

Che esista veramente l'anima gemella, la teoria dell' "invisible string"?

Beh dopo questo, e i tanti episodi accaduti in questi ultimi mesi, credo proprio di sì.

E anche se non lo fosse, sono sicuro che la amo che voglio passare ogni giorno della mia vita con lei, la mia Karolcita.



"Were there clues I didn't see?

And isn't it just so pretty to think

All along there was some

Invisible string

Tying you to me?"

-Taylor Swift🤍


Tra sogno e realtà - Ruggarol historyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora