Capitolo 17-Come il sole e la luna

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Narra Ruggero

Questi mesi di lavoro sono passati in fretta, in questi mesi abbiamo fatto pian piano nascere Soy Luna... penso che stiamo facendo un bel lavoro, ci stiamo davvero mettendo il cuore in ogni scena, ogni battuta ripetuta mille volte, ogni lacrima versata per finzione o realtà e in ogni risata che, in maggior parte delle volte, sono così talmente sincere e genuine, come quelle di un bambino.

Sono le 10 e mezza di sera, abbiamo appena finito di girare una frase della "Mansión Benson" e prima di andare, come sempre Martín ci consegna i copioni, lo prendo e come vado via.

Visto che i nostri appartamenti sono vicini e dobbiamo fare la stessa strada si aggiunge sempre Karol a me, ormai è diventata una tradizione. Come è diventata tradizione di incontraci noi due per una colazione per poi avviarci insieme verso il lavoro, siamo entrambi grandi fan del cibo e dei dolci, soprattutto.

Salutati tutti ci ritroviamo soli, e distrutti dal tanto lavoro di oggi camminando insieme. Apro io la conversazione:

"Stanca, eh?" Ruggero certo che potevi dire qualcosa di più interessante, è una domanda con una risposta così tanto ovvio.

"Sii e poi depressa."

"La scena del sogno è stata una cosa tristissima."

"Non riuscivo a non piangere, l'abbiamo dovuta rifare minimo dieci volte!"

"Però alla fine ce l'hai fatta, dai"

"Ma menomale!"

Passiamo vicino al solito ristorante, già decorato di Natale, ora sta finendo novembre e già cominciano con gli addobbi! Sono un po' il Grinch, lo ammetto: il Natale mi piace sì, ma a Natale!

Da lì sentiamo suonare "Last Christmas", la canzone degli Wham!.

Karol comincia a cantare e ballare.

"Last Christmas I gave you my heart

But the very next day you gave it away..."

Io resto a guardarla: tutta imbacuccata, con il suo cappellino bianco che le copre la fronte e le orecchie, le guance tutte rosse e i capelli arruffata ha una luce completamente diversa, più bella di quanto lo è solitamente; ed essendo lei perfetta ora assomiglia a una dea greca, nei suoi lineamenti precisi e talmente meravigliosi.

Si avvicina a me, tirandomi le braccia e dicendomi:

"Forza vieni a ballare anche tu!"

Io esito per un po' ma poi, non resistendo ai suoi occhioni dolci e supplicanti, la assecondo.

E cominciamo a ballare, tendendoci per mano e facendola girare dolcemente sulle note di una canzone che non mi sembra più tanto irritante.

Dopo circa tre minuti la canzone finisce ma noi rimaniamo a ballare per un altro po', anche se la musica non ci accompagna. Karol la il viso posato sul mio petto e io la guardo. Ha un'espressione così dolce... da qui posso sentire il profumo dei suoi capelli castani e liscissimi, raggruppati in una bellissima treccia, che sanno di buono.

Tutto intorno a noi si sembra fermato, c'è un silenzio tombale e si sente solo il vento che accarezza le foglie degli alberi appartenenti a un piccolo parco a noi vicino. C'è una pace indescrivibile, quando sento il mio telefono suonare, questo momento rotto da "Vente pa' ca" di Ricky Martin. Anche se è uno dei miei cantanti preferiti, in questo momento lo odio un pochino, o forse odio me, per non aver tolto la suoneria.

"Scusami." Le dico, allontanandomi da lei per prendere il telefono.

Lei mi guarda con un'espressione interrogativa colpita sul viso, chiedendomi chi è.

Allora le rispondo:

"Candelaria."

"Ah."

In tutti questi mesi non sono riuscito a rompere con lei, ma non per mia decisone, piuttosto perché lei non me lo permette: un esempio? Al mio ritorno me la sono ritrovata in casa mia. Quando le ho chiesto cosa ci facesse mi ha risposto con un'espressione ingenua:

"Ma non mi avevi chiesto di andare a vivere insieme?"

E da quel momento è andata più via.

E io non le ho più detto niente, ho paura per la sua salute mentale.

Rispondo subito, meglio così:

"Pronto?"

"Amore dove sei? Si sta facendo tardi e mi sto preoccupando."

"Dieci minuti da casa."

"Sei solo?"

"No, sono con Karol, come sempre."

"Ah ok..." Fa con un tono di voce tra lo schifato e l'arrabbiato.

"A dopo, ok?"

Mi attacca in faccia.

"Corriamo." Dico a Karolcita.

"Si è arrabbiata?" Chiede lei.

"Mi sa di sì."

"E allora corriamo."

Io comincio a camminare.

Lei mi raggiunge, si avvicina e mi chiede:

"Scusa ma non dovevamo correre?"

E comincia a correre, veloce decisamente più di me... me dove la trova tutta questa energia, dopo una lunga e impegnativa giornata di lavoro?

Io, invece, sono stanco morto.

Come cantava prima "Last Christmas"? Come le piace il Natale?

A me, invece, non mi piace, almeno non come a lei.

Siamo gli opposti, anche nel carattere: io sono una persona seria lei invece è così ingenua. Io tendo ad essere introverso, lei invece è decisamente estroversa.

Qualcuno direbbe che siamo la perfetta dimostrazione della regola "gli opposti si attraggono" ma chissà se Karolcita anche prova le stesse cose che provo io, se anche io le ho letteralmente stravolto la vita da quella mattinata di fine estate, se, quando mi ha visto per la prima volta anche lei avrà provato quella strana sensazione.

Io e lei siamo come il sole e la luna, il caldo e il freddo... eppure io la amo così tanto.





"Last Christmas I gave you my heart"

-Wham!🤍

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