Capitolo 45-Giacinti

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Narra Ruggero

Era ormai passata un'altra settimana e Candelaria ancora non ricordava niente: era come se fosse rinata, con un nuovo nome e un nuovo carattere che stava formando col tempo; lei non si ricordava di me ed io sentivo di non conoscerla davvero, o almeno non la Candelaria che era stata negli ultimi mesi e quella che sta diventando ora: ci stiamo riconoscendo entrambi, questo incidente ci sta dando la possibilità di ricostruire la nostra relazione da zero.

Anche se continuiamo le terapie perché lei possa recuperare la memoria, io ho ormai perso le speranze e mi sto concentrando nel poter costruire tra di noi un rapporto sano e più sincero rispetto a quello di prima.

Potrei benissimo fingere di non essere mai stata con lei, o comunque allontanarmi per non farla soffrire più.

E quando mi passa per la mente, anche per un solo secondo, ecco che mi ricordo del bambino, del nostro bambino: come potrei abbandonare la madre di mio figlio in un momento così delicato? Sarei veramente capace di lasciar crescere mio figlio senza una figura paterna accanto? Io non sono fatto così e non sarei mai capace di abbandonare mio figlio e sua madre, non potrei mai farlo.

Se questo bambino non ci fosse potrei benissimo farlo, ma ci sarebbe comunque qualcosa che mi legherebbe a lei, come un senso di colpa, che non mi permetterebbe di dirle la verità sui miei sentimenti, che non mi permetterebbe di lasciarla definitivamente.

Ma questo bambino, c'è, esiste e non posso abbandonarlo solo perché non amo sua madre. E comunque l'amore arriverà, o comunque ritornerà col passare del tempo ed io smetterò di amare Karol... o almeno credo e soprattutto spero... spero...

A distanza di qualche settimana, una mattina nuvolosa il medico che tiene in cura Candelaria mi chiama per parlarmi.

Lei sta ancora dormendo, infatti le ho conservato la colazione in un sacchetto di carta.

Usciamo dalla stanza e, serio in volto, comincia a parlare... ho paura che sia qualche brutta notizia.

"Ruggero, devi prendere una decisione importante."

"Un'altra?" penso: ho preso più decisioni in questo mese che in tutta la mia vita, e nella mia vita ne ho prese tante... solo che queste decisione non riguardano me, e dover prendere delle decisioni sulla vita di qualcun altro, anzi, sulle vite di due persone, è una responsabilità gigante che sono costretto ad avere.

"Cioè?"

"Quello di Candelara è un caso di amnesia che il mondo non ha mai visto prima: anche quando è totale, a distanza di così tante sedute terapeutiche il paziente riesce di solito a ricordare, anche solo il nome, ma comunque qualcosa. Con la signorina questo non è successo, non abbiamo visto nemmeno un piccolo segno di progresso, niente."

"Oddio... come bisogna procedere ora?"

"Le strade sono due: la prima, comprende continuare la terapia sperando e pregando Dio che possa recuperare la memoria, perché è l'unica cosa che ci rimane da fare; la seconda, considerando che fisicamente ora si è totalmente ripresa, comprende tornare a casa, e godersi la gravidanza in pace e tranquillità con il suo ragazzo, tornando qui in ospedale per delle visite mensili, oltre a quelle ginecologiche per il bambino, ovviamente. Prenditi tutto il tempo a te necessario per prendere questa decisione, ne riparliamo quando ti sentirai pronto di dirmi quale strada hai intenzione di prendere... va bene?"

Fortunatamente non mi mente fretta, sarebbe l'ultimo passo che mi separa dall'impazzire.

"Va benissimo dottore, ci penso e vi faccio sapere al più presto."

Tra sogno e realtà - Ruggarol historyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora