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Anche quella notte Hazel dormì un sonno disturbato, più del solito con il pensiero del vestitino che continuava ad aleggiarle in testa come un rumore di sottofondo, sgradevole e insistente benché basso e quasi impercettibile. Quel piccolo dispiacere andava a sommarsi alle proprie ansie quotidiane che non la lasciavano riposare in pace: pur dopo una lunga giornata di lavori sfiancanti, con gli occhi che non ce la facevano più a stare aperti, si stendeva ma un angolo della mente rimaneva sempre vigile, cosciente del più minimo movimento che il marito faceva al suo fianco, di ogni sospiro o debole lamento.

Le prime notti insieme, dopo averlo recuperato mezzo morto a seguito del benservito ricevuto dagli sgherri di O'Byrne a Dublino, a Ross era capitato di destarsi all'improvviso con urla strozzate nel cuore della notte, gemendo per i crampi che lo assalivano, risalendogli la gamba in spasmi dolorosi, così lei agitata si ridestava tutta intontita, senza capire che ore fossero né dove si trovassero, e si allungava a massaggiargli tutt'attorno al ginocchio, baciandogli con tenerezza il capo, fino a che il grande corpo dello scozzese smetteva di tremare convulso e il respiro gli tornava regolare sotto le sue meticolose cure. La mattina la trovava esausta più della sera prima, ma aveva dei compiti da svolgere, e questi la angosciavano molto di meno così si faceva forza e, una volta vestita, scendeva a preparare la colazione.

Con l'arrivo dei MacLeod, la cucina non era ormai più il suo regno indiscusso, e dopo un paio di giorni a essere risultata d'intralcio ad Aileas che si era svegliata ben prima di lei e aveva iniziato a spadellare con il cielo ancora buio e brillante di stelle, si era trovata nell'infelice posizione di non avere più qualcosa da fare la mattina.

«Dormi un po', mo chridhe

Rotolando su un lato tra le coperte sgualcite, Ross le rivolse un sorriso assonnato ma incoraggiante, piccole rughe di espressione attorno agli occhi ridotti a due luminosi triangoli smeraldo, e le baciò con tenerezza le palpebre gonfie, stringendola protettivo a sé.

Hazel poggiò la fronte al suo grande petto confortevole: nella pace dell'alba sotto le coperte, stretta a lui stava proprio bene. «Ma io ho già dormito» protestò debolmente, al che avvertì la bassa risata del marito vibrarle contro la guancia.

«Dormirai altri cinque minuti in più.»

Si accoccolò meglio contro di lui, che dalla voce e l'aspetto sembrava già fresco come una rosa, cosa che le procurò un caldo fiotto di sollievo. Quella notte non aveva gridato e si era giusto rigirato un paio di volte mugugnando qualcosa di impastato e poco chiaro. «Cinque minuti» borbottò piano, scivolando a rotta di collo verso il mondo di Morfeo. «Non di più.»

«Ci penso io a svegliarti» mentì convinto lo scozzese, nascondendo un ghigno. Le passò una grossa mano sulla schiena, premendo delicato vicino alle ossa della spina dorsale, e tendendo l'orecchio udì il respiro della giovane farsi lento e pesante nel giro di nemmeno un minuto. Le baciò cauto il capo e rimase abbracciato a lei ancora un attimo prima di girarsi piano su un lato per poi raccattare i vestiti dalla cassettiera, trascinando la gamba. Un paio di volte fece scattare il testone allarmato verso il letto, temendo di averla svegliata, ma fortunatamente era solo Hazel che muoveva appena una mano verso lo spazio vuoto tra le lenzuola accartocciate che aveva lasciato al suo fianco.

Con un sorriso fuggevole tornò verso il letto, le carezzò piano il dorso delle dita e afferrò le odiate grucce in attesa per terra accanto alla testata per poi uscire cauto chiudendosi la porta alle spalle.

«Buongiorno, cosa fai già alzato?» Aileas osservò con occhi sbarrati la sagoma del figlio maggiore stagliarsi dalle tenebre sonnacchiose delle prime ore del mattino, e che claudicante la raggiungeva per poi lasciarsi cadere con un tonfo su una sedia che cigolò in protesta.

Of Seamen and Maidens - LUNA NUOVA E ALTA MAREADove le storie prendono vita. Scoprilo ora