Capitolo 38

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Non fu facile e veloce, neppure indolore. Ma il cambiamento era iniziato. Non ci sarebbero più state persecuzioni dall'una o dall'altra parte. Queste erano le basi di una sorta di patto siglato all'indomani della presa del Ministero da parte dei gruppi organizzati dai maghi più moderati. Ci vollero sei mesi per arrivare alle nuove elezioni. Harry visse quel periodo come se si trovasse in un limbo, senza sapere effettivamente cosa farne di se stesso. Hermione, Ron, Ginny e tutti i Weasley erano molto presi dalla campagna elettorale. I loro ex compagni di battaglia erano tornati ai luoghi di origine, promettendo di votare Granger alle prossime elezioni.

Scherzando, ma forse non troppo, l'amica gli aveva chiesto di presentarsi con lei come vice ma Harry aveva declinato l'offerta. Dopo tutto quello che era accaduto, non era neppure certo di voler ancora diventare un Auror. Invece, Ginny aveva fatto un provino per una squadra di quidditch professionista ed era stata presa. Ron, per il momento, lavorava al fianco della futura mogli e sembrava soddisfatto. Per l'ennesima volta, Harry si chiese quale fosse invece il suo posto.

Dopo l'esperienza con Draco, aveva riflettuto a lungo chiedendosi se la sua continua insoddisfazione fosse legata alla sua mancata accettazione della propria sessualità. Gli piacevano i ragazzi? Preferiva gli uomini alle donne? Non riusciva a darsi una risposta e non sapeva a chi rivolgersi, per un consiglio. In quei mesi, era uscito un paio di volte con un giovane mago che lavorava alla campagna elettorale di Hermione. Era alto, con i capelli neri ed un volto regolare. Si era da subito mostrato affascinato dal giovane Potter, così il bruno gli aveva chiesto di andare a cena. Sperava, frequentandolo, di riuscire nuovamente a provare qualcosa. Attrazione, eccitazione, interesse. Wilson, così si chiamava il giovane, era molto educato e simpatico. Harry conversava con lui piacevolmente, ma niente di più.

Al secondo appuntamento, qualche giorno prima delle elezioni, fecero una passeggiata dopo cena. Camminavano vicini uno all'altro, le mani che si scontravano leggermente. Wilson cercava un contatto in modo palese, mentre Harry si chiedeva mentalmente come avrebbe reagito il giovane, se gli avesse chiesto di farsi legare ed insultare. Probabilmente lo avrebbe fatto arrestare. Non che volesse farlo, ogni volta che la sua mente si soffermava su qualche immagine indecente, era sempre la figura di Draco ad esserne protagonista. Wilson gli era completamente indifferente, potevano essere soltanto amici.

Il giorno delle votazioni per l'elezioni del nuovo Ministro, Harry si sentì frastornato dall'agitazione che lo circondava. Per quel periodo, si erano sistemati tutti in una casa al centro di Londra ed i Weasley erano sempre numerosi e rumorosi più del solito. Così, prima di andare a votare, il giovane si concesse una passeggiata per le vie preferite dai maghi, vicino al Ministero. A un tratto, un origami molto familiare gli batté contro la spalla. Fermandosi di colpo, lo afferrò, guardandosi intorno confuso: "Malfoy?". Una risatina divertita fu la risposta, non riusciva ancora a vederlo. "Dove sei, Malfoy?" alzò la voce, irritato: "Cosa ci fai qui?". Come sbucato dal nulla, il biondo gli comparve davanti con un completo nero, ornato di velluto verde. Lo fissò negli occhi, sorridendo: "Sono qui per fare il mio dovere, ovviamente. Per votare. Potter".

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