Capitolo 80

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Draco salì per primo, i pantaloni scuri e attillati gli fasciavano le lunghe gambe, la camicia bianca e la giacca in tinta con i pantaloni facevano risaltare i capelli leggermente più corti ma sempre di un biondo accecante. "Buongiorno, Malfoy" lo salutò Harry freddamente, sistemandosi al divisa da Auror per nascondere il proprio nervosismo. Draco lo fissò con uno sguardo infastidito, gli occhi leggermente arrossati ed un'espressione indifferente. "Ho sentito che devo congratularmi, Potter" gli rispose in tono canzonatoria: "Per il fidanzamento, intendo". "Grazie" rispose secco Harry, mentre l'ascensore si muoveva per raggiungere il settimo livello. Draco si mosse per prepararsi a scende, dandogli le spalle e sussurrando con voce roca: "Non ci hai messo poi molto, a dimenticarmi". Un attimo dopo, Harry si ritrovò da solo, diretto al livello due. Mormorò, tra sé: "Non ti ho dimenticato".

La giornata gli sembrò interminabile, continua a ripensare al breve incontro con Draco. Aveva cercato di odiarlo, in quei mesi, ma era bastato rivederlo per rendersi conto che era impossibile. L'unico modo in cui desiderava fargli del male, era nel modo che piaceva ad entrambi. Un solo sguardo del biondo ed il suo corpo si era infiammato, il suo cuore aveva perso un battito e la sua mente aveva smesso di funzionare. Avrebbe voluto seguirlo, piegarlo contro la prima scrivania disponibile e scoparlo senza pietà. Urlandogli, poi, che non aveva mai smesso di amarlo. All'ora di pranzo, Oliver lo raggiunse per invitarlo a mangiare qualcosa insieme. Harry gli sorrise, senza provare assolutamente nulla. Calma piatta e mente lucida. Sospirò, mordendosi un labbro per impedirsi di sbottare e confessargli la verità. Amava un altro, desiderava un altro, apparteneva ad un altro e non c'era niente che potesse fare per cambiarlo. Con la scusa del lavoro arretrato, declinò l'invito di Oliver e rimase alla scrivania, fissando il vuoto. Fu riscosso dal temporaneo stato di trance dalla voce della sua migliore amica. "Harry?" lo chiamò Hermione, dalla soglia dell'ufficio. L'Auror la fissò, confuso. Il Ministro della Magia, neomamma, era raggiante e splendida. Le sorrise: "Ciao, Herm. Come mai qui?". "Intuito, forse" rispose la donna, entrando a passo lento e studiandolo. Si fermò di fronte a lui, addolcendo lo sguardo e l'espressione: "Non devi fingere con me, Harry, sii sincero". "Hai parlato con Ron?" le chiese, roteando gli occhi. "Parlo sempre con mio marito, ma vedo anche da sola che sei infelice. Oggi più del solito". "Ho incontrato Draco, stamattina" confessò, abbassando lo sguardo. "Lo ami ancora" era un'affermazione, non un'accusa o una domanda. "Non penso smetterò mai" sussurrò Harry, come se stesse parlando a se stesso: "Per quanto assurdo, lui è tutto quello che desidero. Ogni cosa sbagliata, diventa giusta con lui". Hermione si appoggiò alla scrivania, fissandolo con affetto: "Perché, non vai a dirglielo?".

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