40. Metterò il peggio di me dentro a una crisalide per non farti più male

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Alessandro POV

"Stai meglio?"

Camilla non mi aveva lasciato solo neanche un minuto, da quando la notte prima avevo deciso di vomitare nel suo bagno ogni goccio di gin che avevo deciso di bere.

"No, che non sto meglio. Fammi andare a casa."

Mi ero svegliato malissimo, oltre al mal di testa fortissimo, i pensieri continuavano a destabilizzare le mie già poche certezze.

"No, anzi ho chiamato i rinforzi."

"In che senso?"

Dopo qualche secondo bussarono alla sua porta e dopo che aprì la porta mi ritrovai accerchiato da tutti i miei amici, che con in mano cornetti e cappuccini, mi guardavano tutti con aria fra il preoccupato e il divertito.

Vale, Sabri e Gabri continuavano a fissarmi. "Filippo dov'è?" chiesi sbuffando.

Sentii bussare di nuovo ed eccolo che comparve anche lui, come già immaginavo.

"Ale siamo venuti a salvarti."

"Fil, sei l'ultimo come sempre."

Scoppiammo a ridere e osservando quella scenetta comica mi sentii nella mia dimensione, con le persone che più amavo e a cui riservavo di solito la parte migliore di me. Quanto potevo essere fortunato ad averli tutti lì con me? Oggi come in ogni momento bello o brutto della mia vita.

Ci mettemmo a sedere al tavolo e mentre Camilla raccontava a tutti cosa era successo la sera prima, io giocavo con il cornetto al pistacchio, con la testa bassa e le guance rosse dalla vergogna. Non ero abituato ad averli tutti lì insieme con i loro sguardi curiosi puntati sopra di me.

"Ma perché hai fatto così?" chiese Sabri, dopo qualche attimo di silenzio imbarazzante in seguito al racconto della mora.

"Non lo so, mi si è chiusa completamente la vena." Il mio tono era quasi una supplica, non sapevo cosa dire e come farlo in quel momento. Loro si aspettavano chissà qualche spiegazione al riguardo, ma non lo sapevo neanche io.

"Cosa stava facendo?" a parlare fu Filippo, che era l'unico a guardarmi con sguardo dubbioso.

"Si stava abbracciando con il suo ragazzo, cioè che poi non lo so neanche se è il suo fidanzato. Però si chiama Andrea, me l'ha presentato."

Ero confuso, a disagio e ancora un pò ubriaco; non dovevo essere molto chiaro e conciso al momento.

Lo sguardo di Filippo si fece più stretto, io e lui non parlavamo mai di Marco. Era forse l'unica persona sul pianeta a odiarlo e non sopportarlo neanche un pò. Ed era molto strano, perché di solito Marco piaceva a tutti, di solito ero io quello cattivo della storia, il mostro, il lupo. Lui era sempre quello buono e bravo a cui io avevo fatto sicuramente qualche torto.

"Fil, ma perché ce l'hai con quel ragazzo? Non l'ho mai capito." chiese Valentina sospirando, lei forse era la sua più grande fan e la mia critica numero 1.

"Perché è la tipica persona che si traveste da santo, ma poi non lo è neanche un pò. Bisogna avere paura delle persone come lui."

Ricordai le parola di quella sera, mi ricordai delle cose che dissi a Marco quando andai a casa sua con un bellissimo mazzo di fiori, erano le stesse parola che ora stava pronunciando Filippo.

"Si invece, perché io sarò pure un disastro caro il mio Marco, ma l'ho sempre ammesso. Tu invece ti travesti da santo, ma alla fine fai peggio di me."

Dette da lui mi davano realmente fastidio. Marco non era falso, era quello che mostrava e anche se a volte sembrava talmente buono da sembrare finto, la verità era che non sarebbe mai riuscito a fingere di essere in quel modo per tutto quel tempo, se non fosse stata una cosa naturale.

Marco Mengoni & Mahmood - Shades of the MoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora