Torniamo al presente...
Sanremo - Febbraio 2024
Marco POV
E ci risiamo, nuovo anno, nuovo Sanremo. Mi sentivo stranamente bene, mi sentivo come se avessi potuto spaccare il mondo, mi ero preparato tanto a quel momento, che quasi non realizzavo che era davvero arrivato quel giorno. Almeno così mi sentivo fino a quando non arrivai davanti al teatro.
Mancavano tre giorni alla prima serata del festival, solo tre giorni e tutto questo sarebbe passato. Oggi era il primo giorno di prove, finalmente avrei provato tutti i miei interventi su quel palco immenso e non nel mio studio milanese.
Tutto il mio team faceva il tifo per me, e io ero così felice e orgoglioso che non riuscivo a pensare ad altro, anche se alla fine quel posto mi riportava sempre e solo ad una persona.
"Marco tutto bene?" Era stata Marta a rivolgermi quella domanda, il suo viso era contratto, sapevo perfettamente a cosa si riferisse, ma non avevo alcuna voglia di parlarne. Quella domanda mi riportò ad un anno prima, quante cose erano cambiate in un anno, ero cambiato io probabilmente.
Alessandro era chiuso ormai da tempo in un cassettino della mia testa, rifiutavo anche solo l'idea di pensare a lui; e quelle poche volte che lo facevo mi sentivo solo arrabbiato, molto più di prima. Non riuscivo a ricordarmi l'amore, mi ricordavo solo l'umiliazione che sentii in quella camera di hotel.
Da qualche mese avevo iniziato ad uscire finalmente con qualcuno, certamente niente di serio, ma questa frequentazione mi rendeva più forte, mi rendeva meno debole di fronte agli ipotetici incontri che sarebbero potuti accadere in futuro.
"Tutto bene, sto bene."
Ed era così, mi sentivo bene e non avevo alcuna voglia di farmi rovinare quest'esperienza da nessuno, tanto meno da lui, sopratutto perché io non avevo niente da recriminarmi rispetto a quello successo fra di noi, per tempo mi ero sentito in colpa, ma ad ora era chiaro che non fosse colpa mia per tutto ciò che era accaduto.
Quando arrivai in teatro mi lasciarono qualche minuto per studiare la scaletta, solo quel giorno avrei scoperto gli artisti che avrei dovuto presentare. Lessi velocemente tutto il programma, e arrivai alla parte dello sketch comico che avevo con tanta fatica preparato.
Mi bloccai qualche secondo, leggendo il nome che veniva subito dopo. Sicuramente qualcuno aveva deciso di farmi presentare Mahmood come primo artista, perché pensava che potesse creare un po' di mistero dietro la nostra ipotetica coppia. Sapevamo entrambi che c'erano continue voci su di noi, anche se non era uscito mai nulla, che non fossero appunto solo voci. Odiavo quelle dinamiche, erano tanto lontane da me, ma non avrei potuto dire nulla al riguardo, era già tutto deciso.
"Merda." Commentai un po' irritato, avrei sicuramente preferito altro, avrei sicuramente preferito non stare così a contatto con lui.
"Che c'è?" mi chiesero osservandomi attentamente.
Presi fiato, chiusi gli occhi per qualche istante. "Tutto bene." Risposi solamente, ce l'avrei fatta, ne ero sicuro.
Arrivò il momento di provare i miei interventi: iniziai dal discorso iniziale, ero molto emozionato, quasi tremante. Scacciai il pensiero di me e lui vicini ancora una volta e mi concentrati su tutto ciò che avrei dovuto dire, quello era il mio momento, nulla lo avrebbe rovinato.
Al termine delle prove mi sentivo confuso, non ero a mio agio in quella situazione, mi sentivo un pesce fuori dall'acqua. Un'anno prima ero lì come concorrente e ora mi trovavo a dover presentare le canzone dei miei colleghi. E se mi avessero tutti preso come un arrogante? Come uno che si credeva chissà chi. Conoscendo già le mie ansie continue, quel pomeriggio avevo fissato appuntamento con la mia psicologa, e fu un momento emotivamente molto provante, non parlai di Alessandro, non ne avevo motivo, in quel momento ero incentrato solo su di me. Lei mi tranquillizzò, come riusciva a fare sempre e mi consigliò di prendermi un momento per me, di respirare e di fare i miei soliti esercizi di meditazione.
Non che io fossi una persona particolarmente spirituale, ma era un rito che avevo iniziato da un paio di anni e che mi rilassava. Quando rientrai in hotel, decisi quindi di preparare la vasca per fare un bagno caldo, accesi una candela e presi la cassa per ascoltare qualche canzone rilassante.
Stavo respirando a pieni polmoni, fissando la luce leggera della candela, mi concentrai sul mio respiro, sul mio corpo. Mi fermai un attimo a guardare la mia pancia, si vedevano le pieghe normali di quando una persona è seduta. Quante volte avevo odiato il mio corpo, non capivo davvero quando le persone mi facevano dei complimenti, con i miei occhi non vedevo nulla di bello, anzi esattamente l'opposto. Tutti attorno a me che mi facevano notare quanto io fossi bello, ma io non ci credevo mai, se avessi potuto probabilmente avrei ridisegnato ogni virgola di esso. Iniziai a vedermi con occhi diversi solo quando conobbi Alessandro, i suoi occhi ingenui, le sue uscite così spontanee, era come se mi potessi vedere con i suoi occhi, era come se il suo amore mi facesse sentire davvero così bello, come quasi tutti mi vedevano.
"Perché sto pensando a lui?" chiesi ad alta voce, parlando con me stesso.
Era Sanremo, era quel posto, quella camera di hotel, non riuscivo a slegare i ricordi che nutrivo su quel posto a lui. "Maledizione." mormorai, mentre l'ansia percorreva ogni centimetro del mio corpo.
Ci era quasi riuscito a rilassarmi, invece ora mi sentivo come se fosse mancato pochissimo ad esplodere. Mi alzai, uscii dalla vasca, mi asciugami velocemente e mi vestii, avevo bisogno di uscire da quella stanza, di prendere un pò di aria. Mi misi il mio cappotto e una sciarpa che mi copriva mezzo viso, sperando di passare così inosservato.
Il mio hotel non era a Sanremo, avevo scelto appositamente di non prenderlo dove comunemente i concorrenti soggiornavano, per evitare incontri spiacevoli, o forse più piacevoli di quello che pensassi.
Iniziai a camminare e raggiunsi velocemente il lungo mare, era deserto, non c'era nessuno fortunatamente. Camminai per un tempo non misurabile, avevo le cuffie alle orecchie e stavo ascoltando qualcosa senza attenzione, mi sentivo congelato e non era solo per il freddo di quella serata di febbraio. Tutti quei "sto bene" degli ultimi giorni, ora mi stavano piombando addosso come macigni, mi chiedevo perché non riuscissi a trovare la forza per dimenticarlo, per andare avanti. Non avevo risposte, non le trovavo, e forse in cuor mio sapevo anche di non volerle trovare. Probabilmente non ero pronto, ci voleva ancora del tempo e dopo Sanremo, sarei partito per qualche luogo sperduto, per ritrovare la pace.
Mi domandai quando ero stato felice l'ultima volta, certo erano successe tante cose belle: Sanremo 2023, gli stadi, il circo massimo, il tour europeo, l'affetto della gente e ora la co-conduzione di Sanremo. Ma questo era lavoro, nella vita privata invece? Quando era l'ultimo ricordo felice?
Non me lo ricordavo. O forse non volevo ricordare. Sapevo già a chi appartenessero quei ricordi.
Davanti a me vidi una figura familiare, era di spalle, era Alessandro, ne ero certo anche se non vedevo la sua faccia. Rimasi immobile a fissare quella figura seduta su una panchina nella penombra, senza sapere cosa avrei dovuto fare: ignorarlo e andare via o avvicinarmi e farmi ancora una volta male.
Però quanto era bella la sua ombra.
Ridicolo, fare commenti sulla sua ombra. Ridicolo ero io, immobile a fissare nel vuoto, tolsi le cuffie e attorno a me sentivo solo il rumore delle onde che si infrangevano contro gli scogli.
Quanto mi sarebbe piaciuto tornare indietro nel tempo, quanto mi sarebbe piaciuto abbracciarlo ancora una volta.
"Ma te lo dico subito, tu non venire qui se poi
Cerchi solo un brivido, lasci solo un livido
Ma stare con te finirà che mi darà alla testa
Come rubini rossi nella bocca
Ma te lo dico subito, tu non venire qui se poiCerchi solo un brivido, lasci solo un livido"
Rubini - Mahmood, Elisa
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Marco Mengoni & Mahmood - Shades of the Moon
FanfictionCOMPLETA! Mi misi la camicia e allacciai la cintura dei pantaloni, non riuscivo più a guardarlo. "Quindi non mi ami?" mi chiese, con uno sguardo confuso, perso. "Non ti amo più." Il silenzio che portò quella frase, mi fece male, ma era necessario; s...