38. In due minuti

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Marco POV


Milano - 03/06/2024

Da quando ero tornato dall'Africa avevo incontrato un paio di volte Andrea, che era forse una delle poche persone che avevo sentito durante il mio viaggio. Ero felice di averlo attorno a me, perché era una persona di assoluto valore e che mi rendeva tranquillo e in pace con me stesso. Stavo molto bene con lui, ma sapevo benissimo quanto questo non bastasse per me.

Quella sera era stata una mia idea andare a ballare con i miei amici e mi era uscito spontaneo invitare anche lui. Quando vidi Alessandro davanti a me però tutto sparì, come se effettivamente non ci fosse altro.

Tutto ciò che avevo capito dopo il mio viaggio in Africa, o come mi piaceva definirlo il "viaggio dentro di me", si fece ancora più chiaro, ora che lui era davanti a me.

Sapevo e speravo in cuor mio che una volta che l'avessi incontrato, avrei trovato le cose giuste da dire e i movimenti giusti da mettere in atto. E ora lo sapevo bene, che l'unica cosa che avrei dovuto fare davvero non era stare lì imbambolato a fissarlo, ma piuttosto avvicinarmi e abbracciarlo. Abbracciarlo solamente, senza dire o aggiungere altro.

Era bello come sempre, ma quella sera ancora di più. Ero felice di vederlo, anche se da lontano. Non gli tolsi gli occhi di dosso neanche un minuto. Come avrei potuto non osservarlo?

"Vorrei conoscere qualcuno che mi guardi come tu guardi lui."
Osservò Andrea quando accanto a me, mi riservò uno sguardo dolce e tenero.

"Anche io vorrei qualcuno che mi guardi come io guardo lui, effettivamente."

Scoppiamo a ridere e ci abbracciamo, spontaneamente e con tutta la dolcezza che potevo riservargli.

Continui a guardare Alessandro, avrei tanto voluto andare da lui, ma non trovai il coraggio di farlo anche se rimasi incerto per diverso tempo, almeno fino a quando non lo vidi baciarsi con foga con un tizio che dubitavo fosse un suo "amico."
Il suo sguardo su di me era inequivocabile, voleva ferirmi e io non ne capivo assolutamente il motivo viste le consapevolezze che ormai erano chiare nel mio cervello.

Forse il fatto che questo fosse racchiuso solo nella mia testa, mi fece capire immediatamente che a lui invece non era chiaro nulla. Come sempre preferiva rovinare qualunque cosa, piuttosto che stare lì a soffermarsi due minuti su quello che stava succedendo.

Andrea mi trascinò via da quel locale, per evitare che la situazione degenerasse più di quello che già era, in quel momento.

"Stai bene?" Il tono dolce del biondino accanto a me, mi lasciava sempre perplesso. In cuor mio sapevo di piacergli, sapevo che lui avesse dell'interesse nei miei confronti, come sapevo che per me non ci fossero le basi per farsi che succedesse altro.

"Andrea ma perché sei così buono con me?" Sbottai, abbassando lo sguardo verso i miei piedi.

"Non lo so, ma sento che te lo meriti."

Alzai lo sguardo su di lui e sbuffai. "Vieni a casa mia? Non mi va di stare solo."

Annuisce subito e dopo neanche mezz'ora ci ritrovammo seduti sul divanetto del mio terrazzo, con due calici di vino e una bottiglia già mezza vuota del mio vino preferito.
Non stavamo neanche parlando molto, evitammo il discorso "Alessandro" e iniziammo a ridere di cose senza motivo logico.

Marco Mengoni & Mahmood - Shades of the MoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora