6. Rivoluzione

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Facciamo un passo indietro...

Milano - Gennaio 2017

Stavo lavorando al mio nuovo album, non avevo ancora scelto né titolo, né le canzoni. Ultimamente avevo avuto non poche difficoltà nel sentirmi libero di utilizzare le parole nel modo giusto, o almeno giusto per me. Non l'avrei chiamata mancanza di ispirazione, semplicemente mi sembrava di non aver vissuto nuove cose, non aver percorso nuove strade e questo mi portava ad una sorta di stallo; una pausa interiore da me stesso. Forse contribuiva in parte che il tour europeo fosse finito da pochissimi giorni e non mi avevano neanche lasciato il tempo per vivere delle esperienze, qualcosa di cui avrei potuto scrivere.

Non potevo dire fosse un periodo felice o triste, era piuttosto un periodo della mia vita piatto, statico. L'ultimo album che aveva pubblicato era un ricordo lontano (anche se non era effettivamente così) e non vedevo l'ora di fare cose nuove, di sentirmi forte e felice come in passato. Era tutta una linea sottile, fra quello che avrei fatto ipoteticamente e quello che realmente sarebbe acceduto, con il senno del poi. Insieme al mio team, stavo leggendo diversi testi e arrangiamenti che ci erano arrivati.

Cercavo qualcosa che fosse in linea con i miei pensieri, con i miei desideri, che potesse connettermi con quello che vedevo, con il mio punto di vista sul mondo; ma era difficile, continuavo a sfogliare i fogli che avevo davanti, erano tutti così banali. Mi sentii improvvisamente sconfortato, non riuscivo a trovare la giusta chiave per procedere. E se non l'avessi trovata più? 

Mi fumai una sigaretta, appoggiato al muretto del terrazzo adiacente il mio studio, non volevo e potevo permettermi di essere così negativo in quel momento; eppure non riuscivo a distogliere i miei pensieri dall'ansia e dalla pressione per il futuro. Quando rientrai in studio, presi di nuovo i fogli, mi misi sdraiato sul divano di pelle marrone che si trovava nel lato destro della stanza, e iniziai a rileggerli da capo, con la sensazione che forse qualcosa mi era sfuggito.

In mano avevo la mia immancabile penna preferita, me l'aveva regalata anni fa mia madre, la facevo scorrere sui fogli, come se così avesse avuto un potere mistico o magico; fino a quando mi soffermai su un testo che mi colpì dritto al cuore, alla fine la musica per me era quello: reazioni inaspettate mentali e fisiche. 

"Saluterò quest'anno di dipendenze

Pieno di salite, cadute

Brutti vizi che fanno male alla salute

La vita è un sogno sotto anestesia

Quindi non svegliarmi dalla mia

Non svegliarmi dalla mia"

Mi immaginai immediatamente la melodia e rimasi sorpreso da quanto bene funzionasse nella mia testa fin da subito, era tempo che non sentivo sensazioni simili per un testo e mi sembrava il modo giusto per ripartire, forse quello mi avrebbe aiutato a trovare la giusta chiave per proseguire.

"Chi ha scritto questo pezzo?" Chiesi girandomi verso un mio collaboratore.

"Alessandro Mahmoud."

Sorrisi immediatamente, avevo sentito di lui ma non l'avevo mai incontrato di persona, se non erro aveva scritto una canzone per Elodie.

"Voglio incontrarlo."

-

Solo due giorni dopo, avevamo accordato un incontro per mettere a posto il testo di quella canzone e vederne altri, che mi avevano riferito avesse già scritto e che secondo lui erano perfetti per me.

Ero concentrato con le cuffie, ad ascoltare dei demo che avevo inciso anni prima, così per capire se  ci fosse qualcosa che avrei potuto utilizzare; quando bussarono alla porta. Guardai l'orologio, non mi ero accorto fosse già arrivato il momento dell'appuntamento. Aprii la porta e mi trovai davanti un ragazzo con un sorriso timido. Mi porse la mano e io la strinsi con forza.

Marco Mengoni & Mahmood - Shades of the MoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora