32. Perché di cause perse Lo sai, sono un campione

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Marco POV

Quando mi svegliai la mattina successiva, sussultai vedendo Alessandro nel mio letto, che ancora dormiva. Non che me ne fossi dimenticato della sua presenza, però mi faceva così strano vederlo lì accanto a me, mentre con la testa appoggiata sul letto e il cuscino fra le gambe, respirava a fondo. Il suo viso era così rilassato, che quasi avrei voluto toccarlo, accarezzarlo e baciarlo.
Scacciai il pensiero e mi mossi lentamente, cercando di non fare rumore e di non svegliarlo.
Stavo per aprire la porta quando lo sentii muoversi e con la mano cercarmi sul letto, si girò e mi guardò con un leggero sorriso sulle labbra.

"Scappi?"

Sorrisi anche io, ero curioso di sapere cosa si ricordasse della notte precedente.

"No, sto andando in bagno. Torno fra due minuti."

Uscii dalla porta e andai a lavarmi la faccia, lavarmi i denti e sistemarmi i capelli. Più che altro avevo bisogno di un paio di minuti per prendere tempo. Feci un respiro profondo e tornai da lui, che si alzò per andare a sua volta in bagno. Lo guardai brevemente e poi distolsi lo sguardo, ma lui se ne accorse perché lo vidi sorridere malizioso.
Mi rimisi a letto, coprendomi con la coperta e prendendo il telefono per leggere qualche messaggio. Nella testa solo il forte desiderio di avere Alessandro fra le mie braccia, non potevo negare che quella fosse l'unica cosa che volessi.

Quando tornò da me, non alzai lo sguardo, continuai a leggere cose di cui non mi importava nulla. Lo sentii schiarirsi la voce, per attirare la mia attenzione e alzai la testa per guardarlo.

"Mi dispiace di esserti piombato qui in piena notte."

Si teneva le mani, nervosamente e non lo capivo in quel momento, come non riuscivo a capirlo da molto tempo, ormai.

"Non sei la compagnia peggiore del mondo, Alessandro."

Un leggero sospiro il suo e il mio sguardo che vagava altrove per evitare di guardarlo.

"Pensavo che mi odiassi, ormai."

"L'odio non è un sentimento che mi appartiene."

"Paola mi ha detto che la canzone la incidiamo settimana prossima." Cambiò discorso lui, come faceva sempre quando non sapeva più cosa dire.

"Si, ma io devo lavorare sul testo. Non ho ancora finito la mia parte."

"Neanche io. E penso che dovremmo lavorarci insieme con il produttore."

Era strano parlare di musica e di una collaborazione con lui. Era passato così tanto tempo da quando l'avevamo fatto l'ultima volta, che sembrava quasi un ricordo sbiadito, proprio come una vecchia fotografia.

"Ma tu non hai degli impegni questa mattina? Forse qualche intervista?" Gli chiesi sapendo già la risposta, visto che mi ero "leggermente" informato.

Alessandro prese il telefono, guardò l'orario e scattò in piedi. "Merda."

Risi guardandolo vestirsi alla velocità della luce, sapevo quanto non fosse mai puntuale e quanto dimenticasse tutti gli appuntamenti che aveva fissato.

"Io devo correre, se no è la volta buona che mi uccidono. Grazie per l'ospitalità e ci vediamo settimana prossima allora."

Mi venne incontro e mi abbracciò, stampandomi un bacio a fil di labbra, che sorprese entrambi.

"Oddio scusa, io non.."

Scoppiai a ridere e sorridendo gli feci un cenno con la testa. "Ciao Ale. Ci vediamo."

"Ciao Marco."

Lo guardai mentre andava via di corsa e rimasi imbambolato a sorridere, con la fronte appoggiata al cuscino e una mano sulle mie labbra, in ricordo di un bacio rubato e del mio cuore che ne implorava un altro. Sapevo di doverlo odiare, sapevo che forse non dovevo neanche fantasticare su di lui, che mi avrebbe ipoteticamente finito per deludere e ferire, ma non ci riuscivo, non riuscivo a non volerlo più di ogni altra cosa. Magari da domani sarei tornato ad essere forte, ma ora non ci riuscivo, o forse non volevo farlo.

Marco Mengoni & Mahmood - Shades of the MoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora