3. Proibito

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Milano - Novembre 2021

Mi chiedevo come era stato possibile passare da fidanzato ad amante nel giro di un anno, eppure era successo, eppure stava succedendo.

Quando mi guardavo allo specchio non mi riconoscevo più, non ero quella tipologia di persona che pur di stare senza una persona si accontentava delle briciole. Tutte le persone accanto a me mi guardavo con uno sguardo perso, come se parlassero con il fantasma di me stesso, con la fotocopia venuta male di quel Marco, che ormai non esisteva più.

E tutto questo era solo colpa mia, non davo la colpa ad Alessandro, non mi importava della sua relazione, non mi importava di quello che ora era il suo fidanzato. Era una decisione, quella era solo una decisione mia. Nessuno mi stava obbligando, nessuno mi stava puntando una pistola alla testa.

Ripensai alla notte dell'incendio e mi ricordai il dolore salirmi fino al cervello, premere contro ogni mio pensiero positivo. Quando quella notte se ne andò via, mi sentii come se avessi perso un arto, non riuscivo più a riprendermi. Fu lui a cercarmi qualche giorno dopo e io non riuscii neanche una volta ad oppormi a tutto questo.

Avevamo continuato a vederci regolarmente, appena lui aveva un minuto libero, ero diventato quello che non sarei mai voluto diventare. Inizialmente la presi alla leggera, ma non passò molto tempo prima che capissi che mi stavo innanzitutto mancando di rispetto. Ero quello che mi meritavo dalla vita?

<Ci vediamo stasera. Solito posto e solita ora.>

Queste era il massimo della comunicazione che avevamo, durante i giorni in cui non ci vedevamo. Non che quando fossimo insieme fosse tanto diverso, parlavamo di rado, almeno non parlavamo di argomenti rilevanti.

Mi preparai con cura quella sera, indossai i miei jeans preferiti e una camicia semplice bianca, con sopra il mio cappotto nero.

Avevamo deciso di non vederci a casa mia e quindi era ormai abitudine affittare una camera di hotel, dando una mancia al personale per non rivelare a nessuno i nostri nomi. Arrivavo sempre prima io e dopo un po' arrivava lui, sembrava quasi surreale quella situazione, sembrava assurdo come il destino ci avesse spinti entrambi fino a lì. Che poi io non ci credevo più nel destino, erano le nostre decisioni a plasmarlo, tutto sarebbe potuto cambiare da un attimo all'altro.

Misi con cura il cappotto sul appendiabiti e poi collegai il telefono alle casse, mettendo un po' di musica. Sentivo il cuore in gola, come sempre del resto, come ogni volta che mi preparavo ad una notte di sesso, con quello che una volta credevo sarebbe stato l'amore della mia vita, ma ora per lui probabilmente ero solo uno con cui scopare qualche volta.

Entrò in camera mentre io stavo scrivendo sul telefono qualche parola che mi era balenata in testa, appoggiai il telefono sul tavolo e mi alzai in piedi, senza però andargli incontro.

"Cosa stavi scrivendo Zì?" mi chiese andando velocemente verso il mio telefono e prendendolo.

"La smetti di chiamarmi Zì? Non sono un tuo amico." mormorai nervosamente, sapeva già quanto mi innervosisse quel suo modo di fare, in quel momento ancora di più. Lui non toglieva quello sguardo ironico e divertito dalle labbra. "Comunque non ti riguarda." Continuai freddamente, erano cose private e non capivo da quando gli importasse di me. Lo guardai male, con sguardo serio, avrei voluto prenderlo a schiaffi da quanto mi innervosiva quel ghigno.

Lui non mi ascoltò, sbloccò il telefono. Come faceva a ricordarsi ancora il pin? Io rimasi immobile e abbassai lo sguardo, mentre lui leggeva le righe che avevo scritto; parlavano di lui e lo sapevamo entrambi.

"Invece sì che mi riguarda." Lo disse con filo di voce e io rimasi immobile, non sapevo cosa dire, anche se avesse davvero avuto senso parlare.

"Vorrei dirti che non posso rimanere a cena
Che mi vedo con un altro, magari un'altra sera
Perché il tuo cuore è impegnato e non sono il solo
Forse non cambierà niente, ma dimmelo ancora

Marco Mengoni & Mahmood - Shades of the MoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora