48. Ti ho annusato le mani e ho sentito che mi ami

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Marco POV

La sua mano scorreva lentamente dal petto al collo e poi sul mento fino alla guancia. Mi accarezzò delicatamente il viso. Chiusi gli occhi, ruotando la testa di lato.

Certo che ero confuso, quando stavo con Andrea non pensavo ad Alessandro e viceversa. Era insolito e difficile da gestire per una persona sensibile come me.

La scelta giusta sarebbe stata quella di scappare lontano, ma di scelte corrette ne avevo fatte così tante, che ora ne ero talmente stanco - che quelle sbagliate, forse erano l'unica scelta possibile.

Quando riaprii gli occhi, lui era molto vicino, troppo vicino.

"Fermami ora, o non farlo più."

"Non posso farlo."

Sembrò così deluso, fece una smorfia triste e si morse il labbro. Mi accorsi immediatamente della gaffe che avevo fatto.

"Intendo che non posso fermarti."

Il sorriso di Alessandro ora, era così bello e radioso che non aspettai neanche un secondo e azzerai lo spazio minimo che divideva le nostre bocche. Baciare Ale era come baciare "casa mia". Mi sentii immediatamente nel posto giusto, nella mia confort zone.

Misi due mani sul suo viso e le nostre labbra iniziarono a mangiarsi a vicenda, con passione, rabbia e amore - tanto tanto amore. La sua lingua cercava la mia con ferocia, così come le sue mani che scesero immediatamente sotto la mia camicia, toccandomi la pelle piena di lividi amari lasciati da tutte le "botte" che ci eravamo dati a vicenda.

Le sue dita erano come una medicina, come la cura migliore ad anni, mesi, giorni bui. Ansimai, staccandomi leggermente; le labbra erano gonfie e il respiro corto. Entrambi eccitati e trepidanti. Mi alzai in piedi e lo presi per mano, gli chiesi immediatamente di andare via di lì, qualunque posto sarebbe stato meglio, ma casa sua era forse l'unico posto giusto. Alessandro però non si mosse dal divano, mi strinse ancora più forte la mano e io mi girai a fissarlo.

"Non vuoi?" Chiesi dubbioso.

Lui si alzò, mi baciò ora più lentamente, più dolcemente. "Si voglio, ma forse non è il caso. Non ti chiarirai le idee se facciamo l'amore. Penso che, sia meglio evitare."

Incredibile come ora sembrasse lui quello maturo e ponderato dei due. La sua voce era un sussurro strozzato in gola, come se le parole che aveva appena pronunciato non fossero generate neanche dal suo corpo. Non voleva dirle, ma doveva farlo e si vedeva.

"Non pensare che non ti voglia. Io ti amo. Ma non voglio fare sesso con te, io voglio fare l'amore e voglio farlo per il resto dei miei giorni."

Mi abbracciò, appoggiando il suo viso sulla mia spalla, non potevo più guardarlo ora e forse era meglio così, forse era giusto così.

"Cosa ne hai fatto dell'Alessandro immaturo e ragazzino?"

"Si è schiantato contro un palo ben assestato."

"Da chi?"

"Dall'amore della mia vita, non so se lo conosci. Si chiama Marco, ha un bellissimo accento romano e nella vita fa svenire chiunque gli si palesi davanti."

Scoppiai a ridere e mi staccai da quell'abbraccio, per guardarlo negli occhi e spingerlo - per scherzare - in avanti. Continuai a ridere mentre avvicinandomi a lui nuovamente e prendendolo per la maglia, lo baciai ancora e ancora. Non volevo smettere, non volevo smettere di sentirlo così vicino. Lo spinsi con misurata forza contro la parete dietro di lui e poggiai le mie labbra sul sul collo, scatenando in lui un mugolio fin troppo piacevole.

"Ti odio lo sai?" Mormorò con un filo di voce.

"No, tu mi ami."

Mi prese per le spalle per farmi togliere dal suo collo e con un sorriso malizioso stampato sul viso alzò leggermente la mia camicia per toccarmi la schiena di nuovo, con le mani.

Marco Mengoni & Mahmood - Shades of the MoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora