57. In due siamo un Klan

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Alessandro POV

Lo schermo di Marco vibrava nelle mie mani, avrei voluto leggere tutti i nomi possibili ma non quello.

"Andrea"

Mi alzai in piedi e gli mollai il telefono nelle mani. Uscii immediatamente in giardino e accesi una sigaretta. Mi tolsi la maglia che avevo addosso, avevo caldo e le guance mi stavano per esplodere dalla rabbia, rosse e gonfie.

Perché lo chiamava alle dieci di sera? A due ore dall'uscita della nostra canzone?

Era un momento speciale, felice, bellissimo e lui aveva appena intaccato ogni pensiero positivo, rovinandolo immancabilmente per sempre. Non dovevo arrabbiarmi con lui, se proprio con Marco, perché era lui che aveva fatto qualcosa, anche se non sapevo cosa.

"Ale.."

"Che vuoi?"

"Fammi spiegare."

"Si va bene, spiegami perché cazzo ti chiama alle dieci di sera."

"Perché mi chiama non lo so, perché non ho risposto. Però Ale allora io, sai l'altro giorno che ti ho detto di avergli detto di te?"

Annuisco e faccio un passo indietro, era troppo vicino per i miei gusti.

"Lui mi ha detto che era morto suo padre e non me la sono sentita di..."

"Quindi lui pensa che state ancora insieme?"

Come aveva potuto mentirmi in quel modo? Come aveva potuto non dirmi la verità?

"Non siamo mai stati insieme, cioè non nel senso che pensi tu. Però si, non gli ho detto nulla di te."

Mi si avvicinò lentamente, non sapendo bene cosa dire. Io feci un altro passo indietro, non volevo che mi toccasse.

"Dai Ale... non prendertela."

"Non hai altro da dire? Solo che non me la devo prendere? Sei serio?"

Alzai la voce, anzi forse era meglio dire che gli urlai in faccia, tutta la mia rabbia e la mia delusione.

"Non urlare."

"Si che urlo. Se me lo dicevi avrei capito, cosa pensi che sono un bambino?"

"Ale non volevo ferirti, io non volevo ferire nessuno."

"Si ma hai rotto il cazzo Marco, sempre a pensare a tutti. Non ti senti un po' sempre il paladino del mondo?"

"Ma cosa dici?"

"Dico che non puoi pensare di ricostruire la nostra storia iniziando a mentire dopo neanche due giorni. Per questo non volevi pubblicare la foto vero? Così non l'avrebbe vista lui?"

Marco scosse la testa, il suo viso era teso, io ero talmente arrabbiato che avrei volentieri tirato un pugno a qualcosa, per il solo gusto di romperlo in mille pezzi.

"No io...."

Lui era a disagio, sbiascicava leggermente.

"Smettila di prendermi per il culo cazzo Marco. Smettila."

"Non ti sto prendendo per il culo, sto cercando di spiegarti ma tu mi stai solo urlando contro e mi sto sentendo un coglione."

Sbuffai scuotendo la testa , come se ora fosse colpa mia se non riusciva a parlare.

"Non volevo che lo sapessi così, sono tre giorni che cerco di parlartene, ma non volevo rovinare la nostra bolla felice."

Cercò di fare un passo verso di me di nuovo, ma io mantenni la distanza con una mano tesa verso di lui, che stava a significare - se ancora non fosse chiaro - che non volevo mi si avvicinasse.

Marco Mengoni & Mahmood - Shades of the MoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora