53 Tutti i tuoi ricordi con me

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30 settembre 2018

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30 settembre 2018

Serena

Il mio corpo si abbandonò al piacere intanto che affondavo i canini nel collo di Elio, il mio nuovo compagno. Era come se fossi in un sogno, ma sapevo che era la realtà a prendere il sopravvento.

Scusa, Elio. Necessito di ricordare tutti i nostri trascorsi.
Scusa, Endlenis. Arrendermi a lui, mi permetterà di scoprire se l'amore che provavo per Elio scaturiva dall'infanzia.
Scusa, donna del futuro. La Serena del presente ha bisogno di conoscere la bambina che era nel passato.

Sentivo l'energia vitale di Elio scorrere dentro di me, portandomi un completo appagamento misto a una strana forma di dolore.

E poi, amore. Odio.
Il sangue. La morte.
Improvvisamente, tutto svanì nell'oscurità.

Nel buio, i ricordi di Elio iniziarono a scavare dentro di me come immagini sfocate che prendevano forma. Rivissi ogni momento della mia vita attraverso i suoi occhi, vedendo la mia infanzia, i momenti di gioia e di tristezza, le scelte che avevo fatto e le conseguenze che avevano portato.

Ciò che mi colpì di più, fu la sensazione di falsità che mi pervase.

Tutto ciò in cui avevo creduto, tutte le mie certezze, divennero fragili e insostenibili.

La mia vita, la mia identità, era stata basata su una finzione, una versione distorta della realtà.

Ero morta in quel lago; lui credeva che fossi morta nello specchio d'acqua oscurato dal sangue. Anche i suoi ricordi erano distorti, manipolati dalla magia nera.

Infine, le sue memorie si interruppero in un limbo tenebroso. Vedevo i Blake in ogni frammento, Astrid in ogni sfondo; sentivo l'odio, la vendetta, la fame, la brama della mia parte umana: un'ombra di quell'esistenza.

La Serena del recente passato, era falsa.
Io non esistevo in forma umana.
Ero una tenera strega vivace; ero la camelia del mio sole.
Il mio sole.

Nei ricordi di Elio, ogni frammento con me era il raggio di luce di mezzanotte.
L'eclissi di sole più avvolgente di ogni secolo.

Elio. Elio. Elio.
Io. Io. Io.
Io ed Elio.
Elio e io.

La mia morte lo aveva spezzato.

Lo baciai d'istinto, come se fosse l'unica certezza rimasta.
Il nostro bacio era il conforto in un mondo distorto dalla magia e dalla vendetta. Era la promessa di un futuro oltre le tenebre del passato, lo squarcio luminoso che mi guidava attraverso l'oscurità.

Io ed Elio, insieme contro il mondo, pronti ad affrontare qualsiasi cosa il destino avesse in serbo per noi.

Il mio compagno rimase sconvolto e si allontanò respirando male, sebbene percepissi il suo cuore battere in perfetta sintonia con il mio.

«Tu non mi odi. Io non ti odio. Tu mi amavi come io amavo te.» La realizzazione mi colpì dritta al cuore. «Era amore a prima vista per me, avevi ragione, era un motivo davvero banale», ridacchiai, asciugandomi le lacrime. «Grazie. Grazie per avermi concesso di ricordare.»

Elio non rispose. La sua mente era ancora bloccata in quel limbo di ricordi distorti.

Ma una cosa era certa: quel momento di rivelazione, aveva cambiato tutto, almeno per me.

Mi avvicinai con passo incerto, il cuore ancora agitato dalle emozioni. La mia mano tremava mentre la posavo sul suo petto, cercando un contatto che potesse rompere il muro di silenzio che si era alzato tra di noi.

«Elio», scrutai le sue iridi un tempo dorate. La luce fioca della stanza danzava nei suoi occhi, rivelando una miscela di dolore, rabbia e confusione. Era evidente che i ricordi rivelati dalle farfalle lo avevano scosso profondamente.
«Lo so che è difficile da accettare», continuai, con la voce tremante. «Ma è la verità. E non importa cosa succeda, non dimenticherò mai più il tempo che abbiamo trascorso insieme.»

Elio rimase in silenzio per un altro lungo istante, il suo sguardo fisso nel vuoto. Poi si girò verso di me e mi abbracciò con forza, come se volesse proteggermi dal mondo intero.

«Sei viva», mormorò con voce sommessa. «Tuttavia, non dovresti ringraziarmi.»

«Va bene, ora torno a dormire. Domani sarà un'altra giornata impegnativa.» Mi passai una mano tra i capelli con fare normale, anche se ero incredibilmente agitata. «Ciao ciao», salutai.

Avevo bisogno di restare da sola, prima di crollare.

Seguendo l'unico percorso esistente, mi ritrovai nel castello reale; mia madre era appoggiata contro la porta d'ingresso, ma non disse nulla, mi guardava con le lacrime agli occhi.

Prima di uscire, sentii biascicare: «Come si fa a chiedere perdono, quando si è convinti di non aver avuto altra scelta?»

Non lo so, mamma. Spero di non trovarmi mai in quella situazione.

Camminavo tra le ombre e le luci della città. Non mi ero ancora ambientata, ma la mia torre era ben visibile, quindi non potevo perdere la strada giusta.

Qualcuno urtò la mia spalla con troppa forza per essere un caso, però ignorai il gesto.

C'erano cose più importanti che turbavano la mia essenza.

Tornata in camera, le farfalle non c'erano. In realtà, erano scomparse anche dalla cupola.

«Mostriciattoli, dove siete?»

La stanza sembrava vuota senza la presenza vivace dei lepidotteri, eppure una sensazione di quiete mi avvolse. La loro assenza era un segno di liberazione, un momento di pace dopo la tempesta.

Mi distesi sul letto, lasciando che la stanchezza e l'emozione mi sopraffacessero completamente.

La mia mente continuava a ribollire di pensieri, ma per il momento, potevo almeno godermi un po' di riposo.

Dopotutto, quello che avevo vissuto pochi minuti prima era stato abbastanza, e avevo anche trovato la mia domanda.

«Sarò mai libera?»

-Centoquindici

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