86 Distruggere per redimersi

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1 gennaio 2019

Ares

Luce.
C'era luce accanto a me.
E non mi riferivo alla luce del mattino che filtrava tra gli alberi, tingendo di oro il bosco che mi circondava. Serena era accanto a me, la sua presenza era una costante che avevo imparato a desiderare più di qualsiasi altra cosa.

«Oh cavolo, Ares, perché sei qui? Che ore sono? Dannazione, c'è l'alba, è già passata la mezzanotte!» imprecò tutto d'un fiato, prendendo a pugni il terreno freddo e umido.

«Buon anno nuovo, Serena», dissi, cercando di offrire un po' di conforto nonostante la situazione bizzarra.

«Buon anno nuovo a te, Andrea.»

Ah, quel nome... il mio vero nome... pronunciato da lei... era magico.

«Addio brindisi con papà», sbuffò, delusa per aver mancato il momento.

«Il mio lupo, dopo un eterno silenzio di rancore, mi ha chiesto gentilmente di assumere il controllo per fare una corsetta», iniziai a spiegare, ma lei, euforica, mi interruppe.

«Anche la mia! Ci hanno ingannati! Altro che rientro al college per la mezzanotte... chissà cosa avranno fatto insieme, tutti soli... qui...» La sua voce si perse mentre il suo sguardo si posava sul lago che avevamo condiviso nella notte di San Lorenzo. Poi arrossì, realizzando di essere entrambi nudi.

«Perché hai detto 'dopo un eterno silenzio di rancore'?» domandò, per distogliere l'attenzione dai ciuffi neri e ribelli che le cadevano sul seno.

«Perché, quando sei andata via, ha incolpato me.»

«Avete litigato a causa mia...» La sua espressione si fece triste, e i suoi occhi si abbassarono sulle acque cristalline del lago.

Le afferrai il mento con il pollice, costringendola a guardarmi. «Ho sbagliato, ne ho pagato le conseguenze.»

«Nella cella, c'era il tuo odore. Papà ti ha rinchiuso lì?» sgranò le pupille, sorpresa.

«Lo ha fatto per proteggerci entrambi. Tu avevi bisogno di allontanarti da noi per seguire la tua strada, io avevo bisogno di ritrovare la ragione prima di perdere il controllo e ferire qualcuno. Tu non avresti voluto.»

«Non avrei voluto perché so quanto tu sia buono!» esclamò. Nonostante tutto, la sua fiducia in me era intatta.

«Io? Buono?» sibilai, ironico.

«Lo sei. Viola mi ha detto che durante la mia assenza sei entrato nella mia camera per prenderti cura della mia piantina. Se fossi stato cattivo come pensi di essere, non ti saresti preso cura di un piccolo essere vivente senza voce. Hai dato un'anima, un cuore, ai suoi bisogni silenziosi. Grazie, grazie Andrea.»

Il suo sorriso era il chiarore di luna che rischiarava le ombre del mio essere.

«Andiamo?» Le tesi la mano per aiutarla a rialzarsi. Non ne aveva bisogno, lo sapevo; era un semplice pretesto per intrecciare le mie dita alle sue.

«Rientriamo, papà sarà preoccupato», accettò la mia mano e il contatto mi fece sentire... in pace.

«Mi sono già messo in contatto con lui.»

like camellia's in springDove le storie prendono vita. Scoprilo ora