89 Rugiada scarlatta ⚫️⚫️⚫️

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⚠️Capitolo estremamente forte!⚠️

20 gennaio 2019

Serena

«Annabella, sono venuta a ritirare i vestiti.»

«Eccoli, freschi di bucato», rispose la mamma di Viola, con un sorriso che scaldava l'atmosfera gelida.

Il freddo inverno si faceva sentire nonostante i raggi del sole che filtravano attraverso le tende di pizzo, danzando sulle pareti in una calda carezza dorata.

«Grazie mille», dissi afferrando la cesta di vimini.

«Non è niente, Serena. Sono felice che tu sia tornata sana e salva.» La sua mano si posò delicatamente sulla mia spalla, un gesto rassicurante in netto contrasto con l'espressione carica di preoccupazione materna. «Riguardati e non sparire più nel nulla, mi hai fatta quasi morire per lo spavento che potesse esserti successo qualcosa di brutto! Per fortuna c'era Elio con te. Il Beta... è il tuo angelo custode!»

«Sì, è stata una vera fortuna averlo al mio fianco», annuii, tagliando corto ed evitando lo sguardo di Annabella. Non avevo intenzione di dilungarmi in vane spiegazioni.

«Tobias non era al bar oggi», cambiai argomento. «È insolito. È la prima volta da quando sono qui che il bar è chiuso. È successo qualcosa?»

La donna si passò una mano tra i boccoli dei corti capelli grigiastri. Sembrava... affranta. «A volte si ha bisogno di una pausa. L'Alpha ha capito che Tobias aveva bisogno di spazio per respirare, per ritrovare se stesso, e gli ha concesso una corsa per resettare la mente», spiegò premurosa.

«Capisco... Devo andare. Grazie ancora, Annabella.» L'importante è che sia vivo, andrò da lui per vedere se ha voglia di sfogarsi.

«A presto, Serena. Ricorda: sei sempre la benvenuta qui», salutò, mentre mi avviavo verso la porta.

Appena fuori, l'aria fresca del crepuscolo mi accarezzò il viso. Ma la tranquillità fu di breve durata. Una figura sfocata si materializzò dall'ombra, muovendosi con la velocità di un predatore. Sentii una presa ferrea nei capelli, poi il mondo si capovolse e con esso i vestiti puliti. Il mio viso incontrò il vetro freddo della vetrina che cedette sotto il peso dell'attacco. Il suono del vetro che si frantumava riecheggiò nelle mie orecchie frattanto i frammenti affilati mi laceravano la pelle.

Anziché urlare, una risata oscura e gutturale si alzò dal profondo del mio essere, una risata che sapeva di sangue e vendetta.

La figura si allontanò, lasciandomi a raccogliere i pezzi di me stessa, letteralmente e metaforicamente. Il sangue gocciolava sul marciapiede, però non me ne curai; il dolore era un mio vecchio amico.

«Non finisce qui», sibilò una voce odiosa che conoscevo fin troppo bene.

«Non finisce mai», sussurrai al mio riflesso distorto nel vetro rotto, quando la ragazza tornò all'attacco.

«Rory, sei impazzita?» La voce di Annabella era un misto di rabbia e preoccupazione mentre cercava di intervenire. «Lasciala, lasciala andare!» Tuttavia, Rory, accecata dalla furia, non desisteva e le sue unghie trovarono anche la pelle della donna.

In un istante, mi ritrovai a cavalcioni su Rory, stringendo fermamente i suoi polsi. «Non osare fare del male a coloro a cui tengo», ringhiai, fissandola con occhi che non lasciavano spazio a dubbi. «Il tuo problema è con me. Risolviamolo senza coinvolgere persone estranee.»

«Serena, non cadere nella sua provocazione, è una trappola per umiliarti!» mi avvertì Annabella.

Mi voltai verso di lei; i suoi occhi traboccavano di paura. Era palesemente spaventata, anche io una volta avrei avuto la sua stessa espressione. «Annabella,» dissi calma ma al contempo fredda, «non è la prima volta che lei o la sua amichetta mi fanno del male.»

like camellia's in springDove le storie prendono vita. Scoprilo ora