80 Nelle tenebre del rimpianto

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25 dicembre 2018

Elio

«Lowell, ma che cazzo?» chiesi incredulo, osservando la scena.

Mi trovavo nell'atrio principale del dormitorio femminile, il sole filtrava attraverso le finestre, creando un'atmosfera calda e dorata, un calore che detestavo. Arya era seduta su una delle panchine di legno antico, mentre Lowell, con fare concentrato, stava curando il ginocchio della ragazza. Per la precisione, lei lo guardava con una mistura di irritazione e fastidio. Non avevo mai visto Arya talmente incazzata prima di allora. Eppure, non sembrava aver bisogno di cure particolari, dato che sarebbe guarita prima che Lowell avesse finito di applicare il cerotto.

Voleva scoparsela? Che strano modo di conquistarla per ottenere una sveltina. Beh, non ero diverso da lui. Avevo ingannato Serena da umana nello stesso modo. Gentile, protettivo, persuasivo. Una volta tornati al college, i momenti vissuti nel lontano passato e nel recente presente si erano dissolti. Sembravano non fossero mai esistiti. Qui, ad Aosta, c'è solo la mia vendetta da compiere.

Arya se ne andò infuriata a falciate pesanti, il suono dei suoi passi risuonava nell'atrio, rompendo il silenzio. Non si preoccupò di nascondere le rughe d'espressione e di sistemare le calze mezze calate, conferendo al suo atteggiamento un'aura di sfida mal celata.

«Blake, non perdi tempo, eh?» commentai sarcastico.

«È la mia compagna», annunciò Lowell con tranquillità, aggiustandosi la cravatta con fare disinvolto.

«Buon per te, e buona fortuna per addomesticarla. È altezzosa», ribattei.

«Come me», ridacchiò il ragazzo con un mezzo ghigno velenoso. «Sua madre, è l'infermiera reale.»

«Sì», annuii.

«Era una constatazione, Elio. Quella donna è colei che ha persuaso Adam per ottenere il comando. E neanche a farlo apposta, dopo la sua comparsa nel branco, Ferdinando è morto. Non riuscendo ad aprire le gambe a mio padre, quando Adam ha perso tutto, lo ha ammaliato per acquisire potere.»

Viscida.

«Lo so. Astrid mi ha detto tutto.»

«Tutto eh? Sarà una delle persone che dovrà morire, la sua arroganza potrebbe complicarci il piano.»

«È malata quanto tuo padre», constatai.

«Entrambi hanno perso la ragione. Non esiste una cura per la perdita del proprio compagno. Malgrado le loro motivazioni, non possiamo continuare ad averli fra i piedi», sospirò.

«Concordo», risposi, guardando fuori dalla finestra mentre la mia mente era già proiettata verso la tragedia imminente.

«Perché sei qui, Elio?» chiese Lowell, alzandosi dalla panchina e incrinando un sopracciglio, intanto che intrecciava le braccia al petto, scrutando il mio volto con curiosità.

«Il marchio del legame con la ragazzina è... sono uguali», confessai, cercando di scegliere le parole con cura.

Lowell scoppiò a ridere, ma il suono era privo di gioia. «Probabilmente è ciò che speri. Desideri che sia la tua compagna per non doverla uccidere.»

like camellia's in springDove le storie prendono vita. Scoprilo ora