81 Vincoli dell'anima

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25 dicembre 2018

Ares

«Papà, cosa vuoi da me? Non sei nemmeno mio padre, e invece di spiegarmi cosa è successo, mi ordini di venire qui senza indugio!» La mia attenzione fu catturata da una piccola ombra sul pavimento, un dettaglio che non avevo notato prima. «Che diavolo?»

Con un gesto brusco, spostai Adam per il braccio, facendolo quasi inciampare, e mi fiondai verso Serena, che giaceva a terra, pallida e immobile.

«Ares, aiutami, ti prego, non so cosa fare!» La voce di Adam era un misto di panico e confusione. «Si è accasciata al suolo e non si riprende... devo chiamare Cyntis, perché non ci ho pensato prima?» Mentre girava intorno al tavolo della cucina, la sua ansia era palpabile, e la vista di lui così agitato mi confondeva ancora di più.

«No», ringhiò Serena con un filo di voce. «Sto bene, passerà.» Ma le sue parole furono subito smentite da un nuovo spasmo che la fece ricadere a terra con un gemito soffocato.

La sollevai dal pavimento con facilità, stringendola tra le mie braccia. Era leggera. Troppo leggera. «Vado da Elio e gli stacco la testa», dissi, mantenendo la calma.

Semplice.

«Ares, per favore, dobbiamo concentrarci su di lei, non su Elio!» implorò papà, tremando dalla preoccupazione.

«E basta con questa storia che dobbiamo essere sempre i buoni», ribattei con un ringhio. «Smettila, so tutto. Sappiamo tutto! Non puoi proteggerci se continui a fingere. Ci uccideranno se non smetti di comportarti come se fossi buono.»

Le convulsioni di Serena si intensificarono, e il suo corpo iniziò a scuotersi in modo incontrollabile.

«Riprenditi, umana, sei forte!» le gridai per incoraggiarla.

«Sono forte, infatti...» fece un respiro profondo, «ho solo bisogno di un attimo. E non sono umana, non chiamarmi così. Vorrei esserlo...»
La sua frase fu interrotta da un colpo di tosse che le strappò un altro gemito di dolore.

La adagiai sul letto di Adam, cercando di farla stare il più comoda possibile.

«Ho chiamato Cyntis, sta arrivando», annunciò lui, pensando di essere d'aiuto.

«Quella donna deve stare lontano da me!» supplicò Serena con un tono fragile e disperato. «Ares, ti prego, non farla avvicinare. Ho davvero bisogno solo di un momento.»

«Adam, non osare farla entrare!» La mia irritazione crebbe a dismisura. «Anzi, esci e vedi che diavolo sta combinando il tuo fedele Elio per far soffrire tua figlia così!» Adam sembrava perso, incapace di decidere cosa fare. «Papà, vai a controllare!» urlai, scuotendolo dalla sua esitazione.

«Vado, chiamami subito se... se...»

Sono lacrime?

«Non perdere tempo a piangere, vai!» lo incitai, spingendolo verso la porta. Adam uscì di corsa, lasciandomi solo con Serena.

Un problema risolto, e ora...

«Serena», strinsi la sua mano tremante tra le mie. «Passerà, te lo assicuro.»

Fosse l'ultima cosa che farò, tu starai bene.

«Sì, cosa sarà mai un cuore che si spezza ancora una volta volta», mormorò con un sorriso amaro.

«Io non ti ho tradita, Serena», le assicurai.

E non lo avrei mai fatto.

«Lo so, ora ne sono certa. Altrimenti, quella volta non sarei riuscita a muovermi di un solo passo e a scappare.» Un sospiro le sfuggì dalle labbra.

«Ti prometto che passerà. Se Adam, che è emotivamente fragile, ce l'ha fatta, ce la farai anche tu. Siamo fuoco e rabbia, ricordi?» Spalmai le sue lacrime sulle guance ormai violacee.

«Siamo fuoco e rabbia», ripeté lei, un barlume di determinazione si accese nei suoi occhi.

«Se vuoi...»

«Non ti permetterò di marchiarmi», mi interruppe. «Il mio compagno non è morto, e non impazzirò. Mi riprenderò, come hai detto tu. Non sarà difficile superare anche questo. Non ho la tendenza a dimenticare, ma so accettare. È meglio così, dopotutto non avevo scelto io di morderlo perché mi piaceva.»

Quindi Elio non le piace... sono felice. Posso essere egoista, per un solo attimo?

«Intendevo dire che se vuoi, ci sono delle fragole in frigo.» Sorrisi, facendola sorridere di rimando. «Anche papà ne va matto.»

«Ho fame, ma non credo di riuscire a mangiarle», rispose lei, e poi sputò sangue.

Sangue.

Cazzo.

«Adam, che diavolo stai facendo?» imprecai mentalmente, preoccupato per la sua assenza prolungata.

«Ho dato un pugno a Elio, ho colpito il ragazzo del mio branco, ho... ho...» La sua voce si spezzò, incapace di completare la frase; il peso delle sue azioni lo schiacciava.

«Ben fatto, papà!» Nascosi il mio disappunto.
Un semplice pugno non basta. «Incatenalo come hai fatto con me, così non farà del male a Serena. Sta male, Adam, sta male davvero. Per favore, rinchiudilo nelle celle finché lei non si sarà ripresa.»

Lui esitò, malgrado non fosse il momento di lottare contro i propri demoni interiori. «Io non...»

«Lo avevi fatto per il mio bene», insistetti. «Perché Darkanys voleva uscire e seminare il caos finché non l'avrebbe ritrovata. Ora fallo per il bene di Serena. Non morirà, però è straziante vederla soffrire così.»

«Lo farò», promise con un filo di voce, quasi sconfitto.

Mi voltai verso Serena, la sua figura fragile tremava sul letto. «Serena, stai meglio?»

«Sì, solo che non riesco a smettere di...» La sua voce si perse in un singhiozzo, le lacrime le rigavano il viso in un silenzioso grido di dolore.

Piangere.

La abbracciai, sentendo il suo corpo cercare di allontanarsi, ma la riabbracciai con più forza, sdraiandomi accanto a lei.

Ti calmerò.

Il tuo cuore batterà al ritmo del mio, finché, insieme, daremo vita a un nuovo battito.

Non ti lascerò mai sola, né ora, né mai.

Le diedi un bacio sulla fronte, sigillando la promessa che avrebbe trovato eco nei giorni a venire.

Comunque vada, sarò sempre con te, mia farfalla monarca.

-Ventinove

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