47 Ho paura di addormentarmi

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28 settembre 2018

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28 settembre 2018

Serena

Quando mi svegliai, la luce dell'alba era già penetrata con insistenza nella stanza, tingendo ogni angolo di una morbida tonalità dorata. Per qualche minuto, rimasi immobile, cercando di districare i fili intricati della realtà dai residui oscuri del mio incubo.

Mi sedei sul letto, stringendomi nelle lenzuola, e il mio sguardo cadde sulla porta socchiusa del bagno. Sentivo il fruscio dell'acqua scorrere interrottamente, un suono che avrebbe dovuto essere rilassante, ma che in quel momento si scontrava con il mio malumore crescente.

Il ricordo dell'abbraccio di Elio mi tornò alla mente, mentre con passi decisi e un po' traballanti, mi avvicinavo alla porta, pronta ad esplodere in un urlo contro di lui, che, ignaro del mio sguardo di fuoco rabbioso, continuava le sue faccende mattutine con un'innocenza disarmante.

«Elio!» sbottai, incapace di trattenere l'irritazione che mi aveva assalita già di prima mattina.

Elio si voltò di scatto, e il nostro sguardo si incrociò. Si stava lavando nella mia vasca come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Sentii il sangue ribollire nelle vene. Perché proprio nel mio bagno?

«Buongiorno, Serena. Come stai?» Un sorriso malizioso si formò sulle sue labbra, frattanto l'acqua bagnava il fisico scolpito.

Odiavo il modo in cui la luce del mattino facesse risplendere i suoi muscoli fin troppo definiti. Era difficile distogliere lo sguardo dalla sua completa nudità. Non volevo.

Non potevo negarlo, Elio non passava inosservato. Il suo corpo era una visione di perfezione che mi faceva sentire ancora più arrabbiata e... imbarazzata.

«Quando trovi il tempo di allenarti?» gli chiesi, nascondendo il rossore sulle guance con un tono di sfida. Era sempre con me, eppure...

Elio rise, producendo un suono talmente caldo che lo detestai. «Trovo sempre un momento, anche se non è facile stare al passo con te.»

Sbuffai. Ero esausta, le immagini dell'incubo erano ancora vivide davanti ai miei occhi, eppure tutta la mia frustrazione si concentrava su quella banalità: lui, lui che si avvolgeva solo in un asciugamano.

Quando uscì dal bagno con la sua nonchalance abituale, ero pronta a sbottare. Ma poi mi porse un vassoio con la colazione, e il mio umore si schiarì all'istante. Sul piatto c'era il mio cornetto ai frutti di bosco, ancora tiepido, e accanto un cappuccino macchiato con il cacao, proprio come piaceva a me.

«Grazie», mormorai, con un sorriso che non sapevo ancora di avere. L'ira era svanita, preannunciando che forse la giornata non sarebbe stata terribile.

La determinazione di incontrare mia zia, la regina delle streghe, bruciava dentro di me sebbene non fossi pronta. Ma quando lo sarei mai stata? Rimandare avrebbe solo alimentato la mia ansia.
Tanto valeva farlo subito.

like camellia's in springDove le storie prendono vita. Scoprilo ora