36 Vuoto cosmico, stella svanita ⚫️

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"La farfalla precipita in un cielo senza vita
perché la sua stella preferita,
quella che aveva sempre guidato il suo volo, è svanita.
Ora, cadendo, cercava una nuova luce,
un nuovo destino nel vuoto cosmico."
-Lessxiit

7 settembre 2018

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7 settembre 2018

Serena

«Corri!» La voce del professore di educazione fisica tuonò attraverso il campo, acuta come il fischio di un falco. «Ho forse detto che puoi fermarti? Ricomincia da capo tutti i giri!» La sua ira si abbatteva su di me implacabile e opprimente.

Ultimamente, sembrava che i docenti avessero scelto me come bersaglio delle loro frustrazioni, un capro espiatorio per i loro fallimenti.

Il sole cocente dominava il cielo, un monarca crudele in un regno di azzurro senza fine. Le sue lance di luce perforavano l'atmosfera, gettando ombre lunghe e affilate sul terreno polveroso della pista di atletica. Ogni mio passo faceva vibrare il dolore nella mia milza, ogni respiro un colpo di tosse che sollevava nuvole di polvere. L'aria era densa e calda, come se avessi inalato fuoco.

Gli studenti si erano radunati lungo il bordo della pista e godevano della mia umiliazione. Le loro risate di scherno echeggiavano nelle mie orecchie.

Violeta, la mia unica alleata in quel deserto di empatia, mi lanciò uno sguardo carico di preoccupazione. «Resisti, tesoro. Non lasciare che ti spezzino. Ce la faremo, insieme.»

«Non ce la faccio più, prof, per favore, basta», implorai con un filo di voce, respirando a fatica e reggendomi il fianco destro. Il dolore pulsava in ogni muscolo e la mia testa girava in un vortice di confusione e vertigini. Avevo l'impressione che il mondo stesse svanendo intorno a me.

Il docente non ebbe pietà. «Ho detto: riprendi a correre!»

Nonostante le minacce, Violeta si fece avanti. «Altrimenti?»

Aveva provato a proteggermi; era un'amica preziosa.

Il bastone dell'uomo colpì le nostre ginocchia con una precisione assurda. Era anziano, ma la malvagità non conosceva età. Le licantrope lo avevano sedotto con promesse oscure, trasformandolo in uno strumento di tortura nelle loro grinfie corrotte. «Anche tu, stupida Omega, correte! Ora!» urlò.

Sarei crollata subito se la mia compagna non mi avesse sostenuta.

«Violeta, scusa», sussurrai, «Io... non ce la faccio più.» Le mie gambe tremavano incontrollabili mentre la mia vista si annebbiava e il mondo si riduceva a macchie di colore senza forma.

Tutto diventò nero.

🐺

Vedere la luce del soffitto dell'infermeria non fu piacevole.

Ero all'inferno.

like camellia's in springDove le storie prendono vita. Scoprilo ora