MIRIANA
«Vieni con me», sussurro ad Andrea, impegnato a giocare con un anti stress, seduto alla sua scrivania.
Fa sempre così quando è pensieroso, non quando è nervoso, come chiunque.
Lui ed io lavoriamo insieme a questo caso da cinque anni, ma ci conosciamo da che ho memoria.
I nostri papà occupavano questo posto da prima che nascessimo, e siamo cresciuti così: tra scartoffie e storie di criminali.
Erano partner, nel lavoro e nella vita, fino a quel tragico giorno di settembre.
Si trovavano a Napoli, per indagare sul Club 44 e...si sono trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato: uscirono da un bar, mio padre pensava che il proprietario sapesse qualcosa, ed era vero, perché qualcuno ha cercato di fermarli, iniziando a sparare all'impazzata. Neanche il tempo di prendere le loro pistole, che due proiettili colpirono mio padre, Flavio, in fronte, e altri tre nel petto del partner, il padre di Andrea, Mario.
Si sono avvicinati troppo alla verità, ma non informarono nessuno della loro indagine, credevano che ci fosse una talpa in ufficio, e così la verità morì con loro.
«Dimmi», esordisce Andrea, strappandomi ai miei pensieri.
Siamo arrivati ai giardini esterni dell'edificio e neanche me ne sono accorta.
Ci sediamo sulla nostra panchina, il nostro posto fortunato, lo chiamiamo così perché tutte le idee che abbiamo avuto durante la nostra carriera sono nate qui.
«Cosa non abbiamo ancora provato?» gli domando, più seria che mai.
«Non lo so...davvero sono a corto di idee», mi confessa amareggiato.
«Andre, la Bianchi mi ha appena informata che abbiamo un anno, ancora un anno e poi anche i Servizi Segreti archivieranno il caso».
«Cosa?!» si volta a guardarmi con la bocca spalancata e gli occhi che impercettibilmente diventano lucidi, ma io lo conosco come le mie tasche.
«Sai a che pensavo prima?» spezzo il silenzio.
Lui mi guarda e scuote la testa.
«Ai nostri papà», confesso con una nota di tristezza nella voce.
«E a cosa di preciso?»
«Non so dirti, ma...mi mancano, e rivorrei indietro quelle serate a chiacchierare tutti insieme sul balcone di casa tua».
«Cosa gli diresti se potessi parlare con tuo padre un'ultima volta?» domanda lui a bruciapelo.
«Sinceramente? Gli chiederei che cosa ci facevano a Napoli», ammetto con una risata leggera.
«Già, l'ho sempre pensato anche io, ma quei due erano particolari sul lavoro lo sai, seguivano ogni minima pista, senza dirlo a nessuno».
«Mh...», annuisco.
Di nuovo quel silenzio tagliente.
Stiamo cercando entrambi di non piangere, si sa, ma non lo ammetteremo mai.
Però ora penso solamente a quella città, perché Napoli, e che cosa avrebbe a che fare con una discoteca nel Lazio il proprietario di un bar nella Campania?
«ANDRE!» urlo scattando in piedi, e lui mi segue a ruota.
«Che c'è?» domanda con espressione sorpresa.
«Oggi abbiamo ripercorso tutta la storia per cercare di capire, ma sai cosa non abbiamo ripercorso? La pista dei nostri genitori!»
«Ma Miri, non abbiamo mai riguardato le piste precedenti, semplicemente perché sono indizi che hanno seguito persone prima di noi, e non hanno trovato soluzioni, è uno spreco di tempo».
«No, pensaci. I nostri vecchi dovevano esserci per forza vicini, se qualcuno li voleva morti!»
«Sì questo lo diciamo da sempre, sono d'accordo, ma se fino ad ora non abbiamo ripreso la loro strada è perché quei due stronzi, pace all'anima loro, non hanno lasciato niente! Non registravano nulla di ciò che facevano, non informavano i superiori, e non abbiamo nulla; volevano fare gli eroi e guarda cosa è successo...».
«È vero, ma sappiamo che cercavano il proprietario di un bar di Napoli, è già un punto di partenza», lo incalzo.
«Pff, e cosa vorresti fare? Girare tutti i bar di Mergellina chiedendo ai proprietari se sono coinvolti nell'esplosione di un discoteca nel Lazio?» sbuffa, incrociando le braccia per desistermi.
Lo guardo con aria ammiccante.
«Oh no. No no no no no, NO. Che ti dice la testa? I corpi sono stati spostati, se avessimo saputo quale fosse il bar, ci sarei andato anche nuotando dal Tevere, pur di capire, lo sai!»
«Ma abbiamo comunque un campo ristretto attorno alla scena del crimine, ci saranno per forza dei testimoni, qualcosa!» non demordo, non stavolta.
Andrea sbuffa ancora, poi mi guarda, indeciso sul da farsi.
«E credi che Elisabetta ci lascerà sprecare così le risorse e il tempo?» chiede abbassando la voce.
«Nessuno ha detto che dobbiamo dirglielo», alzo gli occhi al cielo, mettendo in scena il mio sguardo innocente, sperando che crolli.
«Ma sei impazzita? Vuoi ripetere l'errore dei nostri papà?»
«No, voglio portare a termine il loro lavoro, e onorare una volta per tutte la loro memoria», rispondo solenne.
«Se lo meritano, glielo dobbiamo».
Andrea resta in silenzio, sospira e quando finalmente mi guarda negli occhi...
«Ci sto».

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Incastro Perfetto
Mystery / ThrillerEdoardo Mariani, ex agente dei Servizi Segreti Italiani e attuale latitante, dovrà rivedere i suoi piani per la vita dopo un fortuito incontro con una sua ex collega, ancora in carica, Miriana Mancini. Una discoteca esplosa in circostanze misteriose...