MIRIANA
Ci sediamo su una roccia abbastanza liscia, con i piedi che toccano la sabbia fresca; circondati da piante, fiori e di fronte a noi l'immensità del mare che riflette su di sé il cielo stellato.
Cavolo, quante stelle.
Mi fermo ad osservarle...c'è sempre tempo per osservare le stelle.
Tira un leggerissimo vento che gioca con i miei capelli, ma non mi distrae dalla bellezza di queste lucine, mentre con la mente disegno una linea che unisce i puntini.
«Ti rendi conto che un giorno qualcuno si annoiava talmente tanto che ha visto dei disegni e delle forme in dei puntini luminosi nel cielo?» esordisce Edoardo, notandomi concentrata ad osservare col naso all'insù.
«Se tutti guardassimo la vita come la persona che ha inventato le costellazioni...» rispondo senza smuovere lo sguardo.
«Che intendi?» chiede lui confuso.
«Qualcuno un giorno ha alzato lo sguardo e ha immaginato. Ha sognato linee immaginarie, che uniscono puntini lontani anni luce, e gli ha dato un senso», spiego la mia teoria.
«Perché tutto deve avere un senso?» sorrido alla sua domanda.
«Non potremmo vivere in un mondo senza senso, no?» scrollo le spalle, mentre gioco con la sabbia sotto i miei piedi.
«Veritas vos liberabit», esclama d'un tratto, mentre estrae qualcosa dalla tasca.
«Che significa?»
«È latino, vuol dire: "La verità vi renderà liberi". Io sostengo questa teoria: la filosofia della libertà dell'uomo», spiega mentre distrugge una sigaretta.
«Edo ma che stai combinando?» sono troppo concentrata sui suoi movimenti sospetti per capire cosa stai dicendo.
«Veritas vos liberabit!» ripete urlandolo ai quattro venti.
«Che cos'è?» insisto, allora lui mi porge la mano col palmo aperto e contenente una piccola pallina marrone.
Annuso e capisco, lo guardo inarcando un sopracciglio e lui mi sorride come un bambino che sa di aver combinato un guaio.
«Dai, non fare la guastafeste ti prego, solo qualche tiro».
«No, stai scherzando?» lo vedo abbassare il capo alle mie parole.
«Ce la finiamo tutta a questo punto», continuo, vedendo il suo viso illuminarsi di nuovo.
«Allora, come mai conosci il latino?» ritorno all'argomento di prima, mangiata dalla curiosità.
«L'ho studiato da quando ero piccolissimo, così come l'inglese, il francese, lo spagnolo e il tedesco», quando finisce di parlare lo vedo leccare la cartina, un gesto così stupido che però in me ha suscitato qualcosa, non so cosa.
Il suo francese era ottimo lo ammetto, ma dice davvero o vuole solo impressionarmi?
«Davvero parli tutte queste lingue?» chiedo perplessa.
«Yes, Oui, Claro e Ja», si pavoneggia, con accenti impeccabili.
«Allora dimmi qualcosa in spagnolo», lo metto alla prova.
«Eres la mujer más fuerte que he conocido», dice guardandomi negli occhi.
Dio, l'accento spagnolo.
«Che significa?»
«Non te lo dico».
«Non vale», dissento fortemente. Non so una parola di spagnolo, quando sono stata in vacanza in Spagna con i miei mi sentivo un pesce fuor d'acqua, a scuola poi di certo non ci concentravamo sulle lingue.
Perché uno come lui sa tutte queste cose? Sicuramente è stato a scuola in vita sua, ma la poetica di D'Annunzio? Il parlare fluentemente cinque lingue diverse? Credevo di essere io quella intelligente tra i due.
«Vuoi avere l'onore?» domanda passandomi il suo lavoro terminato, chiuso a bandiera.
L'accendo e appena aspiro nella mia gola si fa strada quel bruciore e quel sapore, che in questo momento per la prima volta in vita mia, sento che mi piace.
«Posso farti una domanda?» gli chiedo, passandogliela di nuovo.
«Vai», m'incalza, facendo poi un lungo tiro.
«Mi hai trovato per caso, quel giorno alla mostra d'arte, o mi hai cercata?» gli domando senza giri di parole.
«Quella che ha proposto l'accordo sei stata tu», precisa.
«Sì lo so, mi sei capitato davanti al momento giusto, ma quello che mi chiedo è perché uno come te era lì», metto in chiaro anche io.
«Non ti ho stalkerata Girasole, se è questo che pensi; io sono da sempre innamorato prima dell'arte e poi delle donne», risponde sicuro di sé e mi ripassa la fantomatica medicina.
Che significa questa frase? Ha detto che è innamorato? No, delle donne, non di me.
«E poi che intendi con uno come me?» continua, avvicinandosi a me, sempre di più.
«Non...io intendevo solo, cioè volevo dire...» balbetto, non sapendo come uscirne.
«Un criminale? È questo che volevi dire?» sussurra quelle parole a un centimetro dal mio viso, posso sentire il suo calore su di me; mi blocco completamente.
Al che ruba dalle mie mani la canna, per poi alzarsi e iniziare a camminare su e giù per la piccola spiaggia.
Sembra sia indeciso se parlarmi o meno, ma perché?
D'un tratto lo vedo stendersi a terra, mentre continua a fumare.
Lo raggiungo incerta e invece di dirgli di alzarsi, l'istinto mi fa stendere accanato a lui.
Dopo attimi di silenzio che sembravano interminabili, finalmente lo sento sospirare e inizia a parlare.
«So cosa vuoi sapere, ti accontento. Ti sembrerà assurdo, ma io provengo da una buona famiglia. Abitavo in una bellissima casa a Posillipo, una delle zone più ricche di Napoli; avevo tutto ciò che un ragazzino potesse desiderare: qualsiasi gioco, tanti amici, e soprattutto due genitori che si amavano e amavano me, eravamo felici».
Rimango stupita, ma preferisco restare in silenzio e dargli il tempo di spiegarsi.
«Papà mi portava sempre alle mostre d'arte, per questo sono appassionato; conosco la storia, i pittori, gli scultori, le tecniche. Poi viaggiavamo spesso, sia per il lavoro di papà, sia per farmi studiare le lingue, ed ecco perché ne conosco così tante», sospira pesantemente.
«Ma non potrò mai dimenticare quell'estate, l'estate che mi ha cambiato la vita».

STAI LEGGENDO
Incastro Perfetto
Mistero / ThrillerEdoardo Mariani, ex agente dei Servizi Segreti Italiani e attuale latitante, dovrà rivedere i suoi piani per la vita dopo un fortuito incontro con una sua ex collega, ancora in carica, Miriana Mancini. Una discoteca esplosa in circostanze misteriose...