44. Il nostro viaggio finisce qui

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MIRIANA

Torno a casa nel pomeriggio tardi, trovandomi immersa nel silenzio più totale.

Trovo una nota di Atena sul frigo: <Dormo da Olivia>.

Bene, ho tempo, ma devo contattare Edoardo.

Provo a chiamarlo sul cellulare, ma non risponde, e non so dove si sia nascosto.

Devo solo sperare si faccia vivo. Ti prego Edo, ho bisogno di te.

Mi siedo a tavola con una tazza grande di caffè latte, sposto la tovaglia e posiziono i fascicoli che ho preso senza permesso, farò delle fotocopie domani prima di riportarli in ufficio, non se ne accorgerà nessuno.

Che manca? I fogli di Edoardo delle prove occultate. Poi? Ah, il blocco dove ho segnato la deposizione di Sandro Pacelli e del fratello di Lorenzo; aggiungo anche i pochi indizi rilasciati da Zio Enzo.

Alzo lo sguardo e vedo la lavagna appesa al muro, dove Atena ed io solitamente annotiamo le cose da comprare.

Cancello tutto e mi guardo intorno. Ci siamo.

Recupero il pacchetto di sigarette dalla borsa che ho comprato tornando, me ne accendo una e fisso la lavagna vuota. Questa è colpa di Edoardo, penso mentre espiro il fumo.

Okay, carte in tavola.

Disegno uno schema col gesso bianco:

1985-esplosione

Caruso VS Zio Enzo

Zio Enzo ha posizionato le taniche esplosive dopo che Caruso ha rifiutato l'accordo(?)

Il denaro come e dove è stato nascosto?

Da che paese arriva il traffico di droga?

Perché hanno incastrato Sandro?

E.Mariani ha rimosso davvero le prove sotto minaccia?

La morte di F.Mancini e M.Scipione è davvero collegata al caso? Erano vicini alla verità?

Chi mi ha scritto quel biglietto anonimo?

No licenze, no permessi.

Hanno creato la loro banca personale, riciclando i soldi sporchi.

Tutti questi punti hanno una domanda in comune...Perché?

I miei pensieri vengono interrotti da una voce che riecheggia nell'aria.

Proviene...dalla mia camera?

Lascio il mozzicone nel posacenere e corro di là.

«Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale» sento più chiaramente avvicinandomi al mio letto.

Apro la finestra e il mio desiderio si è avverato.

È lì, infondo alla scala antincendio, a fare lo stupido come suo solito.

«E ora che non ci sei più, è il vuoto ad ogni gradino» continua a recitare, e sorride non appena mi vede.

«Che stai dicendo?» gli urlo per farmi sentire.

«Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio», inizia a salire i gradini, scandendo lentamente ogni parola.

«Il mio dura tuttora, né più mi occorrono le coincidenze, le prenotazioni, le trappole, gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede», è ormai arrivato sotto la mia finestra.

«Sali o no, poeta?» gli allungo la mano, sporgendomi di sotto.

Lui l'afferra e con uno scatto è seduto sul mio davanzale, a un centimetro dal mio viso.

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