48. I Girasoli

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EDOARDO

«E questi sono per te», raccolgo il mazzo di fiori dal pavimento, dopo dieci minuti di abbracci e baci.

«I miei preferiti», sorride, annusando i fiori dorati. «Sono bellissimi, grazie», aggiunge.

«Chissà perché me lo sentivo che erano i tuoi preferiti», alludo al giorno in cui ci siamo rivisti.

Il giorno in cui tutto è iniziato, quando l'ho vista avvolta in quel tubino bianco, ad ammirare I Girasoli di Van Gogh, e lei sembrava dipinta dalla stessa mano.

«Amo questi fiori da quando alle medie feci un ricerca proprio sulle loro caratteristiche, me la ricordo ancora per quanto tempo passai a studiarla», mi racconta, accarezzando i petali.

«Che voto prendesti?»

«Dieci, ovviamente».

«Ah sì? Raccontami», non so perché, ma voglio stare ad ascoltarla per ore. Non voglio fare sesso con lei, solo sentire la sua voce.

«E poi che farai? Mi dai un voto?» chiede con fare ammiccante.

«Ovviamente», le faccio il verso.

«Bene, prof», si schiarisce la gola. «Dunque: i girasoli vengono chiamati così per la loro caratteristica più nota, ovvero quella di girare il capo sempre in direzione del sole».

«Dimmi qualcosa che non so», la istigo.

«Dammi il tempo. Oh, questa non la sai: è un multi fiore, formato da un insieme di fiori disposti secondo un preciso schema a spirale, 34 in un senso e 55 nell'altro, che prende il nome di...infiorescenza», i fiori le scivolano dalle mani.

«Ehi ti senti bene? Chiamo il medico?» Scatto in piedi.

«Lo schema», dice con un filo di voce.

«Cosa?» chiedo confuso.

«Edo, lo schema, l'indovinello».

«Ma di che stai parlando?»

«Vai a casa mia a prendere i fascicoli».

«Adesso?»

«Edoardo mi servono i cazzo di fascicoli, il mio blocco degli appunti e una penna!» insiste, recuperando la borsa dal comodino, per poi porgermi le chiavi dell'appartamento.

«Okay! Ma quali fascicoli devo prendere?»

«Solo uno, in realtà, quello di Aurelio Filosa, il serial killer dei girasoli».

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