52. Una vita di menzogne

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MIRIANA

Tre mesi che Andrea non mi parla.

Tre giorni che sono chiusa in camera, dopo la rivelazione di Aurelio.

Tre ore che cerco di spiegare tutto ad Atena senza scoppiare a piangere.

«E tu credi a uno psicopatico del genere?» mi chiede senza riuscire a stare ferma, è in piedi davanti a me, che sono afflosciata sul divano da ore.

«Atè, è tutto troppo accurato per essere inventato, poi perché avrebbe dovuto mentirmi?»

«Perché è pazzo!»

«Abbiamo la stessa cazzo di voglia, nello stesso punto. Gli stessi occhi, lo stesso naso, o mio Dio...», ricado di nuovo nel vortice dei singhiozzi, mentre annaspo in cerca d'aria.

«Okay, devi parlarne con tua madre», mi consiglia lei, avvicinandosi al telefono.

«Che fai?» le chiedo mentre la vedo alzare la cornetta e comporre un numero.

«Chiamo Angela, stasera ci auto invitiamo a casa sua per cena e risolviamo una volta per tutte questa facc...Ciao Angela! Sono Atena, come stai?»

«Non riesco a scendere dalla macchina», ammetto mentre la mia amica parcheggia nel viale della casa in cui sono cresciuta.

«Ci sono io, non ti lascio solo Mì» cerca di farmi forza, e improvvisamente mi abbraccia.

Mi coglie alla sprovvista questo semplice gesto, che non compivamo credo dal giorno del diploma. Così, mi dà la forza per entrare in casa.

«Buonasera, è permesso?» domanda Atena aprendo con il mio mazzo di chiavi.

«Ciao ragazze!» ed eccola lì, in tutto il suo splendore.

Come ha fatto a vivere così tranquilla in una vita di menzogne?

«Perché quelle facce?» ci chiede perplessa.

«Angela, è meglio che ti siedi», le suggerisce Atena. Mamma si accomoda titubante sulla poltrona, e noi sul divano.

«Mimmi, che succede? Qualcosa al lavoro?»

«Come hai potuto...» sibilo tra i denti.

«Che hai detto tesoro? Non ho capito».

«Come hai potuto?» stavolta urlo, come mai mi sono permessa di fare con lei.

«Di cosa parli?» domanda, portandosi una mano al petto.

«Miriana, spiega con calma», la mia amica mi stringe il polso.

«Che sta succedendo ragazze?»

«Non devi dirmi niente, mamma?» serro la mascella, cercando di non piangere.

«No...?»

«Sai chi ho conosciuto qualche giorno fa, mentre seguiva una pista per il caso?»

Mia madre resta in silenzio, aspettando che parli.

«Aurelio Filosa, ti dice niente?» a quel nome, trasalisce, coprendosi la bocca con la mano. «Sai, è incredibile come uno sconosciuto possa avere i miei stessi occhi, il mio stesso naso, e pensa un po' che coincidenza madornale, anche la mia stessa voglia!»

«Cosa ti ha raccontato?»

«Tutto».

«Mimmi, quell'uomo è uno psicopatico, ha dei gravi problemi», ribatte subito. A quanto pare è anche brava a sviare le sue responsabilità.

«E hai pensato bene di ingannare sia me che Flavio?! Un povero uomo che t'amava!» balzo in piedi, stringendo i pugni lungo i fianchi. «Oppure lui lo sapeva? Dimmi la verità, lo sapeva ed è stato al gioco anche lui?!» continuo, capendo di aver perso del tutto il mio auto controllo.

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